
Gramellini cita Crepet, la sua soluzione su genitori e maestri
Ragionando in tema di educazione, Massimo Gramellini ha citato lo psichiatra Paolo Crepet: la "soluzione" del giornalista su genitori e maestri
Il dibattito sul ruolo di genitori e insegnanti e, in generale, sull’educazione dei giovani, torna ciclicamente a infiammare l’opinione pubblica, spesso alimentato da singoli episodi che diventano emblematici. L’ultima scintilla si è accesa da un caso avvenuto a Treviso, dove la famiglia di un 11enne ha denunciato che a scuola il ragazzino sarebbe stato sottoposto a “metodi disciplinari severi e punitivi che hanno generato grave disagio” in lui. Sulla questione si è espresso anche il giornalista Massimo Gramellini che, citando lo psichiatra Paolo Crepet, ha proposto la sua “soluzione“.
- Cosa ha scritto Gramellini su genitori e maestri
- La "soluzione" di Massimo Gramellini
- Cosa ha detto Crepet, citato da Gramellini
Cosa ha scritto Gramellini su genitori e maestri
Sui social sta circolando la foto della nota data da una maestra di una scuola trevigiana ad un alunno di quinta elementare. “Sinceramente sono stufa di correggere innumerevoli verifiche scritte con i piedi, piene zeppe di errori ortografici gravi e di inesattezze. Se la tua idea è di continuare così, per me puoi stare a casa!”, ha scritto l’insegnante.
I genitori del ragazzino, come riportato da Il Corriere della Sera, hanno parlato di una serie di “punizioni” che la maestra avrebbe inflitto allo studente, dallo “stai in piedi lì all’angolo in corridoio e non fai più ricreazione” a “se sbagli ancora non ti faccio fare la presentazione alla recita di fine anno”.
Nel suo “Caffè” sulle pagine del Corriere, Massimo Gramellini non si è addentrato nello specifico sul caso di Treviso, ma lo ha utilizzato come punto di partenza per una riflessione più ampia sul ruolo dei genitori e degli insegnanti.
“Faccio male a sognare un mondo normale? Un mondo, per dire, dove una maestra ti mette ‘quattro’ se te lo meriti, ma non ti umilia e non ti espone agli sfottò dei compagni? Ma anche dove i genitori, come dice Crepet, smettono di fare i sindacalisti dei figli e li allenano a gestire la sconfitta e l’ingiustizia che comunque incontreranno nel corso della vita?”, ha scritto il giornalista.
La “soluzione” di Massimo Gramellini
Gramellini, rifacendosi alla sua esperienza personale, ha poi tracciato il bilancio degli insegnanti che ha incontrato negli anni di studio, distinguendo tra i “pochi psicopatici”, una “vasta tribù di mollaccioni” che non stimava, e i “severi ma giusti”, gli unici di cui conserva un ricordo positivo.
Allo stesso modo, ha analizzato l’evoluzione della figura genitoriale, contrapponendo “certi padri contemporanei” che si scagliano “come indemoniati contro chiunque osi ferire l’orgoglio del loro pargolo”, al proprio padre che, al contrario, dava sempre ragione agli insegnanti.
In un’epoca che tende a polarizzare ogni dibattito tra “bianco o nero”, Gramellini ha scritto di correre “volentieri il rischio di passare per terzista, dunque per ipocrita, tiepido, borghese”. Cosa significa? “Mi ostino a credere che l’armonia di una società, come quella di un individuo, non si collochi ai poli estremi, ma nel giusto mezzo“, ha spiegato il giornalista.
Cosa ha detto Crepet, citato da Gramellini
Nel suo “Caffè”, Massimo Gramellini ha citato un’intervista a Paolo Crepet de Il Corriere della Sera in cui lo psichiatra, partendo dal caso di Treviso, ha fatto una considerazione generale sull’educazione.
“Premesso che non voglio commentare il caso singolo, sono terrorizzato dai genitori invadenti“, ha dichiarato l’esperto. Secondo lui, la scuola deve essere un ambiente dove ogni studente, anche in quinta elementare, ha la possibilità di esprimersi liberamente e affrontare le proprie sfide.
Per questo “i genitori, tranne in alcuni casi, dovrebbero stare al loro posto – ha spiegato -. Ma non per principio, non senza una ragione. Più che altro perché è educativo”. Stare al proprio posto “significa fare il bene dei propri figli”, ha aggiunto, perché permette loro di “rafforzarsi, anche nella difesa dei propri diritti. Se c’è sempre il ‘sindacalista’ (ovvero la mamma o il papà) che combatte per loro, non svilupperanno mai la capacità di farlo da soli”, ha evidenziato Paolo Crepet.
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