
Perché i padri sono "peggio" delle madri (secondo Crepet)
Paolo Crepet torna a parlare di genitorialità sostenendo che i padri di oggi sono "peggio" delle madri: ecco perché secondo il noto psichiatra
Paolo Crepet non ha mai temuto di andare contro corrente, anche quando si parla del rapporto tra genitori e figli. Le sue argomentazioni sul tema partono sempre da una posizione netta: per lo psichiatra e sociologo i genitori di oggi sono iperprotettivi, e questo atteggiamento ha delle ripercussioni negative sui figli, prima tra tutti la loro deresponsabilizzazione. In un’intervista, l’esperto è tornato sull’argomento sottolineando che i padri sono “peggio” delle madri. Ecco perché.
Crepet: “Padri molto più insicuri e apprensivi delle madri”
“Dico una cosa poco popolare, i padri sono molto più insicuri e apprensivi delle madri, hanno paura di tutto: così sono inutilmente presenti”. Lo ha detto Paolo Crepet intervistato da Il T quotidiano. Secondo l’esperto la figura paterna sta cambiando: il papà moderno sembra muoversi in una spirale di insicurezze che lo rende iperpresente ma non efficace. Una presenza “inutile”, ha affermato lo psichiatra, che soffoca più che proteggere, generando un cortocircuito educativo.
Per Crepet, non è solo la paura ad animare questo nuovo modello di paternità, ma anche una visione distorta del proprio ruolo: “I padri pensano di aver fatto il loro dovere perché lasceranno un appartamento ai figli”. E “una generazione che cresce con un solo diritto, quello dell’eredità, è una generazione dalle radici marce”, ha ammonito lo psichiatra.
La posizione del sociologo è chiara: il padre contemporaneo, nella sua ‘ansia di esserci’, non lascia più ai figli lo spazio per sbagliare, per farsi male, per imparare a rialzarsi. Il risultato? Giovani fragili che non sono in grado di affrontare la complessità della vita senza il costante sostegno dei genitori.
Gramellini sui padri di oggi: “Ha ragione Crepet”
Anche Massimo Gramellini, nel suo ‘Caffè’ pubblicato sul Corriere della Sera nel giorno della Festa del papà, ha preso posizione: “Il professor Crepet ha ragione: siamo diventati troppo apprensivi e non diamo più ai figli la possibilità e il gusto di sbagliare”.
L’osservazione del giornalista parte dal racconto di un aneddoto che lo ha colpito molto: “L’anno scorso un rappresentante della categoria (ovvero un papà) mi segnalò con toni allarmati la pericolosità delle matite appuntite nel portapenne dei bambini. Ma appena quei temibili ordigni furono sostituiti da più innocui pennarelli, cominciò a preoccuparsi per il trauma che la scomparsa improvvisa delle matite appuntite avrebbe potuto provocare nella psiche di suo figlio”.
Questo episodio ha spinto Gramellini a riflettere su quanto i padri di oggi siano diventati iperprotettivi, così costantemente preoccupati di proteggere i propri figli da non permettere loro di tentare e ritentare, e anche di sbagliare. Esperienze, queste, fondamentali per costruire una personalità autonoma.
“Se siamo diventati molli – ha proseguito il giornalista – è per reazione verso la durezza dei nostri padri che erano sì autorevoli, ma spesso anche assenti o indifferenti. Abbiamo rigettato il vecchio modello, però non siamo ancora riusciti a trovarne uno nuovo che si collochi nel giusto mezzo, tra la presenza assillante di oggi e l’assenza giudicante di ieri”.
Qual è il modello da perseguire? “Esserci senza esserci”, ha suggerito Gramellini, ovvero lasciare ai figli la possibilità di cadere rimanendo “pronti ad accendere la luce” quando serve.