Chi è Paride, personaggio dell'Iliade
Paride, uno dei protagonisti dell’Iliade, rappresenta una figura affascinante e complessa, il cui ruolo nella mitologia greca e nella narrazione epica omerica è determinante. Egli incarna non solo la bellezza e il fascino che gli dèi stessi gli hanno conferito, ma anche la fragilità e l’ambiguità del carattere umano.
Attraverso le sue scelte e i suoi atti, Paride diventa il catalizzatore di eventi epocali, in particolare della guerra di Troia, ma la sua personalità lo pone in contrasto con l’ideale di eroe greco che emerge altrove nell’epica. La sua storia, intrecciata con quella del Giudizio di Paride e del rapimento di Elena, riflette temi come il potere del desiderio, le conseguenze delle scelte personali e il conflitto tra il destino e la responsabilità umana.
- Paride: chi è nell'opera di Omero
- La storia del giudizio di Paride
- Il ruolo di Paride nella guerra di Troia
Paride: chi è nell’opera di Omero
Paride, conosciuto anche con il nome di Alessandro, è uno dei figli di Priamo, re di Troia, e di sua moglie Ecuba. Fin dalla sua nascita, Paride è avvolto da un’aura di presagio e destino. Secondo la tradizione, sua madre sognò di partorire una torcia ardente che avrebbe distrutto la città di Troia. Gli indovini interpretarono questo sogno come un segnale del fatto che il bambino sarebbe stato la causa della rovina della città. Per questo motivo, Priamo ordinò che il neonato fosse abbandonato sul monte Ida, lontano dalle mura di Troia.
Tuttavia, Paride non trovò la morte. Fu salvato da un pastore, che lo allevò come fosse suo figlio. Crescendo, Paride si distinse per la sua straordinaria bellezza, che sarebbe diventata una delle sue caratteristiche principali, e per le sue abilità di arciere e combattente, sebbene queste ultime siano meno celebrate rispetto a quelle degli altri eroi troiani come Ettore o Enea. Paride visse una giovinezza tranquilla come pastore fino a quando, da adulto, non fu riconosciuto come figlio di Priamo e riaccolto nella famiglia reale di Troia.
Omero ci presenta Paride come un personaggio affascinante, ma spesso criticato per la sua indolenza e la mancanza di eroismo. Egli si distingue per la sua eleganza e il suo amore per il lusso, ma al tempo stesso manca della fermezza e del coraggio che caratterizzano altri eroi dell’epopea. Tuttavia, è proprio questa complessità a renderlo un personaggio memorabile, capace di innescare le vicende che avrebbero condotto alla caduta di Troia.
La storia del giudizio di Paride
Uno degli episodi più celebri legati a Paride è il Giudizio di Paride, un evento che funge da preludio alla guerra di Troia. Questo episodio riflette il legame tra il destino degli uomini e le dinamiche degli dèi, che nell’epica greca sono spesso coinvolti nelle vicende umane in modo diretto e talvolta capriccioso.
Il giudizio di Paride ha origine durante le nozze tra Peleo e Teti, genitori di Achille. Tutte le divinità furono invitate al banchetto nuziale, tranne Eris, la dea della discordia. Offesa per l’esclusione, Eris si presentò comunque alla festa e gettò tra gli dèi una mela d’oro con l’iscrizione “Alla più bella”. Questo gesto scatenò una disputa tra tre delle più potenti dee dell’Olimpo: Era, Atena e Afrodite, ognuna delle quali riteneva di essere la destinataria della mela.
Per risolvere la contesa, le dee si rivolsero a Zeus, il quale, non volendo prendere una decisione che avrebbe inevitabilmente suscitato conflitti, delegò la scelta a Paride, noto per la sua imparzialità e bellezza. Le tre dee si presentarono a Paride sul monte Ida e tentarono di influenzare il suo giudizio con promesse allettanti:
- Era, regina degli dèi, gli offrì potere e dominio su tutta l’Asia.
- Atena, dea della saggezza e della guerra, gli promise vittorie militari e una sapienza senza pari.
- Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, gli garantì l’amore della donna più bella del mondo, Elena, moglie di Menelao, re di Sparta.
Affascinato dalla promessa di Afrodite, Paride le assegnò la mela d’oro, dichiarandola la più bella delle dee. Questo atto non solo suscitò l’ira di Era e Atena, che giurarono vendetta contro Troia, ma ebbe anche conseguenze devastanti per il mondo degli uomini. Poco tempo dopo, Paride si recò a Sparta, dove fu accolto come ospite da Menelao. Tuttavia, approfittando dell’assenza del re, Paride rapì Elena e la portò a Troia, un atto che infrangeva le leggi sacre dell’ospitalità (xenia) e che provocò la collera dei Greci.
Il rapimento di Elena fu il casus belli della guerra di Troia. L’alleanza tra i principi greci, legata da un giuramento di proteggere il matrimonio di Elena, si trasformò in una spedizione militare contro Troia, dando inizio a un conflitto epico che avrebbe segnato la fine della città.
Il ruolo di Paride nella guerra di Troia
Nel contesto della guerra di Troia, Paride svolge un ruolo controverso e ambivalente. Da un lato, è il responsabile diretto dello scoppio del conflitto, avendo rapito Elena e offeso l’onore di Menelao. Dall’altro, è un personaggio che si distingue per il suo carattere debole e per la sua riluttanza a combattere, in netto contrasto con la figura del fratello Ettore, il difensore per eccellenza di Troia.
Paride è descritto da Omero come un abile arciere, ma viene spesso criticato per evitare il combattimento corpo a corpo, una caratteristica considerata poco onorevole nel contesto dell’epica. Questa mancanza di coraggio emerge chiaramente durante il duello con Menelao. Inizialmente, Paride si offre di affrontare Menelao in un duello per risolvere il conflitto, ma quando il combattimento inizia, si dimostra inferiore al re spartano e viene salvato solo grazie all’intervento di Afrodite, che lo trasporta lontano dal campo di battaglia e lo conduce nella sua camera, dove si ricongiunge con Elena.
Nonostante la sua reputazione di codardia, Paride compie un atto decisivo durante la guerra: è lui a uccidere Achille, colpendolo al tallone con una freccia guidata da Apollo, il dio che protegge Troia. Questo evento, pur non riscattando completamente la figura di Paride, sottolinea il suo ruolo nel determinare l’esito del conflitto, segnando la caduta del più grande eroe acheo.
La relazione di Paride con Elena è un altro aspetto centrale del suo ruolo nell’Iliade. Sebbene sia descritto come profondamente innamorato di lei, il loro rapporto è rappresentato in modo ambivalente. Elena, consapevole del suo ruolo nella tragedia che ha colpito Troia, mostra segni di rimorso e di insoddisfazione nei confronti di Paride. Questa tensione riflette il peso morale delle scelte di Paride e le conseguenze delle sue azioni, non solo per sé stesso, ma per l’intero mondo troiano.