Salta al contenuto

L'incontro tra Priamo e Achille nell'Iliade di Omero

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

L’incontro tra Priamo e Achille rappresenta uno dei momenti più intensi e umanamente toccanti dell’Iliade di Omero. Questo episodio, collocato nel Libro XXIV, offre una profonda riflessione sulla natura umana, sulla compassione e sulla capacità di riconoscere l’umanità anche nel nemico. Attraverso questo incontro, Omero ci conduce oltre la brutalità della guerra, mostrando come il dolore condiviso possa avvicinare anche gli avversari più irriducibili.

Priamo alla tenda di Achille: l’incontro tra i due

Dopo la morte di Ettore, ucciso da Achille in un duello epico, il corpo del principe troiano viene trattenuto dall’eroe acheo, che, accecato dal dolore per la perdita dell’amico Patroclo, infierisce sul cadavere del nemico, trascinandolo attorno alle mura di Troia. Questo atto di disprezzo priva i Troiani della possibilità di rendere gli onori funebri al loro campione, un gesto considerato sacrilego e disumano nella cultura dell’epoca.

Priamo, re di Troia e padre di Ettore, è devastato dal dolore per la perdita del figlio e dall’impossibilità di dargli una degna sepoltura. Spinto da un coraggio disperato e guidato dagli dèi, decide di recarsi personalmente al campo acheo per supplicare Achille di restituirgli il corpo del figlio. Accompagnato dal dio Ermes, che lo protegge e lo guida attraverso le linee nemiche, Priamo raggiunge la tenda di Achille senza essere notato.

Una volta all’interno, Priamo si getta ai piedi di Achille, abbracciandone le ginocchia e baciando le mani che hanno ucciso tanti dei suoi figli. Questo gesto di umiliazione e supplica è carico di significato: Priamo, un re potente, si abbassa al livello di un supplice, mettendo da parte l’orgoglio e la dignità regale per amore del figlio perduto. Con parole toccanti, Priamo implora Achille di restituirgli il corpo di Ettore, affinché possa essere pianto e sepolto con onore.

Achille, colpito dalla vista del vecchio re e dalle sue parole, è profondamente commosso. Per la prima volta dopo la morte di Patroclo, l’eroe acheo si lascia andare al pianto, condividendo con Priamo un momento di dolore comune. Riconoscendo nel re troiano l’immagine del proprio padre, Peleo, Achille sente risvegliarsi in sé sentimenti di compassione e umanità che la rabbia e il desiderio di vendetta avevano soffocato.

Dopo aver pianto insieme, Achille accetta di restituire il corpo di Ettore. Ordina alle sue ancelle di lavare e ungere il cadavere, affinché Priamo non debba vedere le ferite inflitte durante il combattimento. Successivamente, il corpo viene adagiato su un carro, pronto per essere riportato a Troia. Achille offre anche ospitalità a Priamo, invitandolo a trascorrere la notte nella sua tenda, e garantisce una tregua di dodici giorni affinché i Troiani possano celebrare i funerali di Ettore senza timore di attacchi.

Questo incontro segna una tregua temporanea nel conflitto e rappresenta un momento di riconciliazione e comprensione reciproca tra due nemici, uniti dal comune dolore della perdita.

L’incontro tra Priamo e Achille: analisi degli eventi

L’incontro tra Priamo e Achille è descritto da Omero con una profondità emotiva e una sensibilità che trascendono la semplice narrazione epica. Questo episodio mette in luce la capacità dell’autore di esplorare le sfumature dell’animo umano, evidenziando come, anche in un contesto di guerra e odio, possano emergere sentimenti di compassione e umanità.

Il gesto di Priamo, che si prostra ai piedi di Achille, è emblematico della sua disperazione e del suo amore paterno. In una società in cui l’onore e la dignità regale sono valori supremi, un re che si umilia davanti al nemico compie un atto di straordinario coraggio e abnegazione. Questo gesto sottolinea la forza del legame familiare e la volontà di Priamo di fare qualsiasi cosa pur di restituire l’onore al figlio defunto.

Achille, dal canto suo, mostra una trasformazione significativa. Fino a quel momento, era stato dominato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta, sentimenti che lo avevano portato a compiere atti di crudeltà nei confronti del corpo di Ettore. L’incontro con Priamo lo costringe a confrontarsi con il dolore dell’altro e a riconoscere la propria umanità. Il pianto condiviso tra i due uomini è un momento catartico che permette ad Achille di ritrovare una parte di sé che aveva perso.

Omero utilizza questo episodio per esplorare temi universali come la mortalità, il dolore e la possibilità di riconciliazione. La descrizione dettagliata delle emozioni dei personaggi, dei loro gesti e delle loro parole crea un’atmosfera di intensa intimità, che coinvolge profondamente il lettore. La narrazione si concentra non solo sugli eventi esterni, ma anche sul mondo interiore dei protagonisti, offrendo una visione complessa e sfaccettata della natura umana.

Inoltre, l’incontro tra Priamo e Achille mette in discussione la dicotomia tra amico e nemico, mostrando come, al di là delle divisioni imposte dalla guerra, esista una comune umanità che può essere riconosciuta e rispettata. Questo tema è particolarmente rilevante nel contesto della narrazione epica, in cui spesso i personaggi vengono definiti esclusivamente attraverso il loro ruolo nel conflitto. L’incontro tra Priamo e Achille supera questa visione unidimensionale, dimostrando che anche i nemici possono trovare punti di contatto attraverso l’empatia e il dolore condiviso.

Un altro aspetto significativo è il ruolo degli dèi in questo episodio. Ermes, che accompagna Priamo nella sua missione, rappresenta il sostegno divino necessario per compiere un atto così rischioso. Tuttavia, la compassione mostrata da Achille non è dettata dall’intervento diretto degli dèi, ma nasce dalla sua stessa umanità. Questo elemento sottolinea l’idea che, pur in un contesto mitico dominato da figure divine, le emozioni e le scelte umane possiedono un peso fondamentale nella narrazione.

La restituzione del corpo di Ettore e la concessione della tregua da parte di Achille possono essere interpretate come un tentativo di ristabilire un ordine morale che la guerra aveva sconvolto. Il rispetto per i riti funebri e la dignità del defunto erano valori fondamentali nella cultura greca antica, e il gesto di Achille dimostra la sua capacità di trascendere il conflitto per onorare questi principi.

Infine, l’episodio chiude l’Iliade con una nota di riconciliazione e riflessione. Pur non segnando la fine della guerra di Troia, l’incontro tra Priamo e Achille offre un momento di tregua che invita a considerare il valore della compassione e della comprensione reciproca in un mondo dominato dalla violenza. È un messaggio universale che rimane rilevante ancora oggi, dimostrando la profondità e l’attualità dell’opera di Omero.