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Chi è Achille, protagonista dell'Iliade

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Achille è una figura centrale nell’Iliade di Omero, incarnando l’ideale dell’eroe greco con le sue virtù e le sue contraddizioni. La sua presenza domina il poema, e le sue azioni e decisioni influenzano profondamente lo sviluppo degli eventi durante la guerra di Troia. Attraverso la narrazione omerica, Achille emerge non solo come un guerriero invincibile, ma anche come un uomo alle prese con le proprie emozioni e il proprio destino.

Chi è Achille, protagonista dell’Iliade

Achille è il figlio di Peleo, re dei Mirmidoni, e della ninfa marina Teti, il che lo rende un semidio, combinando natura umana e divina. Secondo la leggenda, Teti tentò di rendere il figlio invulnerabile immergendolo nelle acque del fiume Stige; tuttavia, il tallone, da cui lo teneva, rimase vulnerabile, dando origine al famoso “tallone d’Achille”.

Nel contesto della guerra di Troia, Achille è il comandante dei Mirmidoni, un contingente di guerrieri formidabili provenienti dalla Tessaglia. La sua reputazione come il più grande guerriero acheo lo precede, e la sua presenza sul campo di battaglia è spesso decisiva per le sorti degli Achei. Nonostante la sua giovane età, Achille è rispettato e temuto sia dai suoi alleati che dai nemici, incarnando l’ideale dell’eroe omerico: coraggioso, forte e desideroso di gloria eterna.

La sua discendenza divina gli conferisce non solo abilità straordinarie in battaglia, ma anche una connessione diretta con gli dèi dell’Olimpo. Teti, sua madre, interviene più volte in suo favore, riflettendo l’importanza del legame tra mortali e divinità nella mitologia greca. Tuttavia, questa natura semi-divina porta con sé anche un destino segnato: Achille è consapevole che la sua partecipazione alla guerra di Troia lo condurrà a una morte prematura, ma gli garantirà una gloria imperitura.

La storia di Achille nell’Iliade

L’Iliade si apre con l’ira di Achille, un tema centrale che permea l’intero poema. Il conflitto tra Achille e Agamennone, il comandante supremo degli Achei, nasce quando quest’ultimo sottrae ad Achille la schiava Briseide, premio di guerra dell’eroe. Offeso nell’onore, Achille decide di ritirarsi dalla battaglia, privando gli Achei del loro più valoroso guerriero.

La sua assenza ha conseguenze disastrose per gli Achei, che subiscono pesanti perdite sotto l’assalto dei Troiani guidati da Ettore. Nonostante le suppliche dei compagni e le offerte di risarcimento da parte di Agamennone, Achille rimane inflessibile nella sua decisione. Solo quando il suo amico più caro, Patroclo, chiede di poter indossare le sue armi e guidare i Mirmidoni in battaglia, Achille acconsente, ma con l’avvertimento di non spingersi troppo oltre.

Patroclo, tuttavia, preso dall’entusiasmo, ignora l’ammonimento e viene ucciso da Ettore. La morte di Patroclo provoca in Achille un dolore profondo e una rabbia incontenibile. Decide quindi di tornare in battaglia per vendicare l’amico. Dopo aver ricevuto nuove armi forgiate da Efesto su richiesta di Teti, Achille affronta Ettore in un duello epico davanti alle mura di Troia. Achille prevale, uccidendo Ettore e, in un atto di disprezzo, trascina il suo corpo attorno alle mura della città.

Nonostante l’odio per il nemico, Achille mostra anche segni di umanità. Quando Priamo, re di Troia e padre di Ettore, si reca nel campo acheo per chiedere la restituzione del corpo del figlio, Achille, commosso dalle suppliche del vecchio re, acconsente e concede una tregua per permettere i funerali di Ettore. Questo gesto segna una temporanea riconciliazione tra i due nemici e mette in luce la complessità del carattere di Achille.

Achille: l’analisi del personaggio

Achille incarna l’ideale dell’eroe omerico, mosso dalla ricerca del “kleos”, ovvero la gloria immortale. Tuttavia, il suo carattere va ben oltre l’immagine di un semplice guerriero in cerca di fama: è un personaggio complesso, definito da emozioni profonde, conflitti interiori e una forte consapevolezza del proprio destino. La sua ira, la “menis”, è il filo conduttore dell’Iliade e si manifesta come una forza devastante che condiziona non solo il suo comportamento, ma anche l’intero corso degli eventi.

La sua collera non è solo l’espressione di un ego ferito, ma riflette una concezione molto più profonda dell’onore personale e del rispetto che egli esige dai suoi pari. La lite con Agamennone non riguarda semplicemente la perdita di Briseide, ma simboleggia un affronto all’identità e alla dignità di Achille come guerriero e come uomo. Questo tema dell’onore è centrale nel mondo eroico descritto da Omero, in cui il valore di un individuo è strettamente legato al riconoscimento pubblico delle sue gesta.

Al contempo, Achille mostra un lato profondamente umano e vulnerabile. Il suo legame con Patroclo rappresenta un aspetto fondamentale della sua personalità. Patroclo non è solo un compagno d’armi, ma una figura che funge da ancoraggio emotivo per Achille, mitigandone la solitudine e fornendo una connessione autentica in un mondo dominato dalla violenza. La morte di Patroclo è un evento che spezza questa connessione e spinge Achille a tornare in battaglia, non per gloria, ma per vendetta e dolore.

Il duello con Ettore rappresenta uno dei momenti più intensi del poema. Achille si mostra inarrestabile, guidato da una furia che trascende la guerra stessa. Tuttavia, anche in questo momento di trionfo, emerge un lato oscuro del personaggio: il suo disprezzo per il corpo di Ettore, trascinato attorno alle mura di Troia, è un atto di disumanità che riflette il potere distruttivo della sua ira. È solo attraverso l’incontro con Priamo, il padre di Ettore, che Achille riesce a riconnettersi con la propria umanità. La supplica di Priamo, che evoca il ricordo di Peleo, il padre di Achille, risveglia in lui un senso di compassione e lo porta a restituire il corpo del nemico caduto.

La complessità di Achille risiede anche nella sua consapevolezza del destino. Egli sa che la scelta di combattere a Troia lo condannerà a una morte prematura, ma gli garantirà una gloria eterna. Questo conflitto tra una vita lunga e anonima e una vita breve e memorabile lo definisce come eroe, spingendolo a privilegiare l’immortalità attraverso le gesta. Tuttavia, questa scelta lo isola, privandolo di legami duraturi e lasciandolo esposto alla solitudine e al rimpianto.

Infine, Achille può essere visto come un simbolo di contrasto tra umano e divino. Pur essendo figlio di una dea, egli è soggetto alle debolezze, ai dolori e alle passioni degli uomini. Questo dualismo lo rende una figura straordinariamente moderna, capace di suscitare empatia e riflessione. È un personaggio che vive intensamente ogni emozione, dalla gioia alla rabbia, dal dolore all’empatia, incarnando al tempo stesso il potere e la fragilità dell’essere umano.