Allarme sicurezza a scuola: 69 crolli in Italia nell'ultimo anno
Allarme sicurezza nella scuola italiana: nel nostro Paese nell'ultimo anno sono stati 69 i crolli avvenuti all'interno degli istituti scolastici
Le scuole italiane sono fragili. Dai dati che sono emersi dall’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva, infatti, i crolli negli edifici scolastici nell’ultimo anno sono stati ben 69. A causa della scarsa manutenzione e di altri fattori sono tantissimi gli istituti frequentati da ragazzi e ragazze di ogni età che non hanno nemmeno l’agibilità. Dati allarmanti che fanno crescere le preoccupazioni dei genitori che mandano i propri figli in scuole non sicure e del personale scolastico che in quei luoghi lavora ogni giorno.
Allarme sicurezza nelle scuole italiane
Il XXII rapporto di Cittadinanzattiva sulla sicurezza a scuola rivela dati a dir poco allarmanti. Il 59,16% dei 40.133 istituti scolastici italiani non ha il certificato di agibilità, mentre il 57,68% è privo di quello per la prevenzione degli incendi e il 41,50% è privo di collaudo statico.
Il report svela che la situazione è critica anche per quello che riguarda gli interventi di adeguamento e miglioramento sismici, anche se i dati sono in lieve miglioramento rispetto all’anno scorso. Su 40.133 edifici solo il 3,2%, (1.292) ha subito interventi di adeguamento sismico, il 3,06% di miglioramento (1.230) e l’11,4% (4.611) è stato costruito secondo la normativa antisismica. Se consideriamo che nelle aree ad elevata sismicità del nostro Paese gli istituti scolastici sono 2.876 nella Zona 1 e 14.467 nella Zona 2, la riflessione ci porta a considerare che c’è molto lavoro da fare per garantire la sicurezza di studenti e studentesse e di tutto il personale scolastico.
I crolli nelle scuole italiane
Il rapporto di Cittadinanzattiva si basa sulla rassegna stampa locale, per individuare tutti gli episodi di crolli o danni avvenuti negli istituti scolastici italiani, come distacchi di intonaco, crollo di soffitti, controsoffitti, solai, tetti o di finestre, muri, alberi all’interno delle pertinenze o nelle immediate vicinanze. Da settembre 2023 a settembre 2024 sono stati 69 i casi registrati, il numero più alto degli ultimi sette anni.
28 casi sono avvenuti nelle regioni del Sud e nelle Isole (40,5%), altri 28 in quelle del Nord (40,5%) e 13 nelle regioni del Centro (19%). 9 alunni e alunne, 3 docenti, 2 collaboratori scolastici, 1 educatrice e 4 operai sono rimasti feriti, mentre ambienti, strutture e arredi hanno subito grossi danni. Nella maggior parte dei casi si è resa obbligatoria l’interruzione della didattica. Molti crolli, per fortuna, sono avvenuti a scuole chiuse (di notte, nei weekend o durante le festività).
Le cause dei crolli nelle scuole italiane
Perché tutto questo avviene? Molti edifici sono di vecchia costruzione e in alcuni di essi la manutenzione è carente o completamente assente. Si registra anche una diminuzione degli investimenti per indagare sulla situazione e per intervenire e non si hanno le risorse per poter risolvere velocemente i problemi che emergono da eventuali controlli.
La scarsa manutenzione è un problema che è emerso anche dall’indagine “Impararesicuri 2024“, condotta su 361 docenti e dirigenti degli istituti scolastici di ogni ordine e grado in tutte le regioni italiane (tranne che in Basilicata). Dai dati emersi, il 64% dei professori avrebbe notato la presenza di situazioni a rischio, come infiltrazioni di acqua (40,1%), distacchi di intonaco (38,7%), tracce di umidità (38,2%). Ma nella maggior parte dei casi si tende a tardare a intervenire.
Gli altri problemi delle scuole italiane
Il rapporto di Cittadinanzattiva svela anche altre pecche della scuola italiana: dalla presenza di barriere architettoniche, che non permettono agli alunni con disabilità di frequentare le lezioni, all’assenza di impianti di condizionamento e ventilazione nella maggior parte delle aule, senza dimenticare il problema degli asili nido, con un gap incredibile tra Nord e Sud. A tal proposito solo 51 amministrazioni comunali su 110 hanno fornito informazioni in merito a questo servizio per la primissima infanzia di fondamentale utilità per le famiglie italiane. Se nel Centro Italia e al Nord Est in media i Comuni hanno una copertura di posti superiore al 33% dei bambini residenti e nel Nord Ovest si è vicini all’obiettivo di copertura massima, al Sud e nelle Isole la situazione è in miglioramento, ma ancora ampiamente carente.