Salta al contenuto
Studentessa scrive al computer iStock

Bocciata perché "scrive troppo bene": scambiata per ChatGPT

All'Università una studentessa è stata bocciata perché secondo il docente il suo compito di lingue era stato fatto con ChatGPT: si riaccende il caso

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Una studentessa universitaria è stata bocciata a un esame scritto perché secondo i docenti il suo compito di lingue era troppo perfetto e non poteva essere stato fatta da lei: è stata, infatti, accusata di aver generato quel testo tramite il chatbot di OpenAI. L’hanno “scambiata per ChatGPT“, mentre la ragazza afferma di aver fatto tutto senza alcun aiuto tecnologico. La vicenda avvenuta a Napoli riaccende le polemiche sull’uso dell’AI e anche sul fatto che spesso è difficile distinguere l’elaborazione umana da quella artificiale.

Studentessa bocciata perché “scambiata” per ChatGPT

All’Università Federico II di Napoli una studentessa di lingue è stata accusata di aver usato l’intelligenza artificiale per un esame scritto e, per questo motivo, è stata bocciata. Secondo i docenti nel suo compito c’erano indizi che potevano indicare che la ragazza avesse fatto ricorso a ChatGPT o ad altri strumenti simili per l’elaborazione di quel testo.

A raccontare a FanPage la vicenda è stata la diretta interessata, Rosanna Tecola, che ha detto: “Quando ho chiesto spiegazioni ai professori mi hanno detto che non ho superato l’esame perché a loro avviso il compito era stato realizzato con ChatGPT“.

Secondo la studentessa di lingue “non puoi usare gli indicatori in maniera postuma. Scrivere bene non è un difetto“. Lei ridarà quell’esame a scelta, ma ha confessato alla testa online di esserci rimasta male per il giudizio dato dai professori al suo esame scritto.

Le difficoltà nell’individuare testi elaborati dall’AI

Distinguere un testo realizzato totalmente o in parte dall’intelligenza artificiale non è semplice: il dibattito è attivo ormai da qualche tempo e riguarda anche quanto sia lecito o meno farsi aiutare dalla tecnologia per la realizzazione non solo di testi, ma anche di altri elaborati creativi o artistici. Cosa possiamo accettare: un progetto completamente scritto dall’AI? O solo in parte e solamente, magari, rimaneggiato e sistemato dall’intelligenza artificiale? O, forse, dovrebbe essere tutto bandito e non si dovrebbe far ricorso in alcun caso a tale tecnologia?

Per i professori non è facile capire se i propri studenti hanno chiesto l’aiuto all’intelligenza artificiale o meno. Esistono strumenti di verifica come Turnitin, ZeroGPT, AI Text Classifier della stessa OpenAI, GPTZero e altri, ma non sempre il risultato che forniscono è affidabile, soprattutto per alcuni tipi di testo. I parametri che usano ci ridanno la probabilità con la quale un testo sia frutto o meno di un chatbot, ma senza la certezza al 100%.

Sono molti gli studenti (e non solo loro) che ricorrono all’intelligenza artificiale, usandola non come semplice supporto oppure aiuto, ma per eseguire i compiti al proprio posto. C’è anche chi ha affinato le elaborazioni chiedendo all’AI di creare testi volutamente errati o con qualche imprecisione, per renderli più “umani” e meno perfetti, così da non indurre a credere che siano in realtà frutto di un chatbot addestrato per eseguire i task al nostro posto.

Il dilemma riguarda molti ambiti e che rappresenta una sfida per il mondo della formazione che si trova a dover decidere se continuare con test scritti oppure solo più con esami orali e per di più in presenza, per fugare ogni dubbio su possibili aiutini da parte dell’AI.

Resta sempre aggiornato: iscriviti al nostro canale WhatsApp!