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Il professore Roberto Vecchioni Fonte foto: Ipa

Chi sono i poeti cantanti per Vecchioni: lo scontro con Montale

Roberto Vecchioni ha dato una definizione perfetta di chi sono i poeti, raccontando un aneddoto di quando era piccolo e ha incontrato un premio Nobel

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Roberto Vecchioni si è raccontato nel podcast “Meraviglioso – Dentro una canzone”, condotto da Lorenzo Casadei. Ha parlato, ovviamente, di musica, ma, come è solito fare, anche di altri argomenti legati alla cultura, come la poesia, ad esempio. durante questa intervista il professore e cantante ha anche dato una definizione di chi sono i poeti, raccontando di un incontro-scontro con uno dei nomi più importanti della letteratura italiana.

Roberto Vecchioni, chi sono i poeti

Roberto Vecchioni, ospite del podcast di Lorenzo Casadei, ha raccontato com’è nata la sua storica canzone “Luci a San Siro“. Durante l’intervista ha anche spiegato perché i genitori dovrebbero ascoltare il rap tanto amato dai loro figli, anche quando pensano di non capire le parole che i rapper snocciolano a ritmo vertiginoso.

Tra gli aneddoti svelati durante il suo intervento al podcast, Roberto Vecchioni ha anche dato una definizione perfetto di chi sono i poeti. In realtà le parole non sono sue, ma di suo padre. Quando era bambino, infatti, il professore cantante ha chiesto al genitore cosa fosse un poeta. La risposta è stata semplicemente esemplare: “I poeti sono quelli che vedono ciò che non vediamo“.

L’incontro-scontro tra Vecchioni e Montale

Questa definizione imparata dal padre su chi sono i poeti riguarda un altro aneddoto curioso e singolare della vita del professore che ha insegnato nelle scuole superiori, oltre a regalare alla musica italiana tantissime canzoni diventate iconiche.

Quando era piccolo, il padre lo portava spesso in una pizzeria di Milano, locale frequentato da moltissimi artisti. Proprio qui ha incontrato Eugenio Montale e lui ha frainteso il nome detto dal padre, pensando che fosse “Un tale”. Per questo quando il genitore si è un attimo allontanato, lui si è avvicinato al grande poeta italiano e, per sapere se veramente lui vedeva tutto quello che gli altri non vedevano, gli ha chiesto: “Signor Un tale, lei che vede tutto, sa dov’è finito il mio trenino elettrico? Montale ha riso e parecchio”.

In merito a una definizione di poesia di Montale, secondo cui aveva già una sua ritmica e la musica era superflua, lui ha detto di non essere d’accordo con tale affermazione: “Io sono con Dante, che ha scritto una cosa bellissima a riguardo: la canzone, quella in poesia, su quei versi è ancora più bella se c’è la musica”.

Chi sono i poeti cantanti secondo Prof Vecchioni

Sembra rimanendo sul tema, Roberto Vecchioni, oltre a dire che i cantautori italiani sono i migliori al mondo, ha chiesto di smettere di chiamarli in questo modo, perché secondo lui è un termine abbastanza bruttino. Secondo lui si dovrebbero definire “poeti cantanti“.

Tra i cantautori stranieri il professore cantante salva solo Leonard Cohen, mentre non salva Bob Dylan, nonostante il premio Nobel: “Può allacciare le scarpe a uno come Fabrizio De Andrè. De Andrè è trenta volte Dylan per cultura, per sentimento, per modo di costruire la canzone. Solo che lui parla italiano, a volte perfino genovese, mentre l’altro parla inglese americano, e se ha vinto il Nobel è soltanto per questo motivo”.

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