
La lezione di prof Vecchioni sulla poesia: perché "è in tutto"
In un'intervista Roberto Vecchioni ha spiegato non solo che la poesia è in tutto, ma anche come nascono le sue canzoni e chi sono i poeti secondo lui
Spesso Roberto Vecchioni ha parlato di poesia, oltre che di musica: il professore di latino e greco è un cantautore tra i più amati del panorama musicale italiano, ma è anche un docente che i suoi studenti ricordano con affetto e tanta stima. In occasione di un’intervista, il cantante classe 1943 ha tenuto una sorta di lezione su che cos’è la poesia, che per lui “è in tutto”, ma anche su chi sono i poeti, categoria alla quale il suo nome viene spesso accostato grazie ai brani scritti nel corso della sua lunga carriera di narratore in musica.
Perché per Vecchioni la poesia “è in tutto”
Roberto Vecchioni, che ha insegnato tanti anni al liceo, in occasione di un’intervista rilasciata a La Stampa, pochi giorni dopo aver festeggiato gli 82 anni (compleanno celebrato in tour), ha parlato di poesia. Secondo il professore il suono che fanno le parole conta molto, come ha raccontato nel suo ultimo libro: “Parlo proprio di quanto la musicalità e il ritmo di una parola siano fondamentali. Nella prosa, e ovviamente anche in poesia”.
Il cantante docente ha citato anche Alda Merini, di cui è stato “amico fraterno. Quando andavo a casa sua, mi diceva: ‘Suona, che io penso’. E dettava al registratore. Avrà scritto trenta-quaranta poesie davanti a me, tutte in questo modo”.
Chi è il poeta: la spiegazione di prof Vecchioni
Roberto Vecchioni spesso viene chiamato “poeta“, definizione di cui ha già parlato in passato ricordando un aneddoto legato alla sua infanzia. Quando lo chiamano così, lui preferisce non rispondere: “Qui bisogna intendersi sul significato della parola poeta: è sempre stata attribuita a una poesia scritta, ma in realtà la poesia è in tutto, ci sono poetiche diverse e valgono tutte, perché tutte hanno un denominatore comune: l’emozione”.
Com’è cambiato il modo di raccontare secondo Vecchioni
Durante l’intervista, Roberto Vecchioni ha anche spiegato com’è cambiato il modo di raccontare, anche se il suo è rimasto sempre lo stesso: “L’ho raffinato, tentando di togliere una certa complessità e provando a stupire. Cerco sempre la curiosità e, insieme, la botta che prenda qui dentro”.
Quello degli altri invece è cambiato? “Si parte da una base particolarmente facile, poi si inventa cantilenando. Una cosa che mi ricorda moltissimo ciò che succedeva 2500 anni fa. Il rap, in fondo, è una delle evoluzioni possibili del giambo inventato da Archiloco: un amico suonava il flauto e gli altri parlavano di fretta, prendendosela coi nemici”. A proposito di rap: ospite di un podcast il professore cantante aveva suggerito ai genitori di ascoltare la musica rap amata dai figli, per capirla.
Come nasce una sua canzone? “Io prima costruisco sempre un’idea di quello che voglio dire e di come voglio dirlo, pensando a farlo in un modo in cui non l’ha fatto nessuno”. Per lui “prima della parola, c’è l’idea generale della canzone. Appena ce l’ho, musico, quindi comincio a registrare una base con pochissimi strumenti: una chitarra e un piano, insieme a Massimo Gelmini e Lucio Fabbri, le mie colonne. E poi sento, risento, cambio, vedo se le parole vanno a incrociarsi con le note. Fino al colpo dominante, che poi è quello che rimane”.
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