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Conti università Fonte foto: iStock

Classifica migliori università in base ai conti: boom telematiche

L’Area Studi Mediobanca ha presentato un report sul sistema universitario individuando le migliori università d'Italia in base ai conti: la classifica

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il 25 marzo 2024 l’Area Studi Mediobanca ha pubblicato un report sul sistema universitario italiano ripercorrendone le linee evolutive dell’ultimo decennio ed esaminando le principali sfide che lo attendono. All’interno del rapporto, Mediobanca ha anche esaminato i profili economico-patrimoniali degli atenei d’Italia nel 2022. Ecco la classifica delle migliori università italiane in base ai conti.

I conti delle università in Italia

Come riportato dal report dell’Area Studi Mediobanca, nel 2022 le 61 università italiane statali hanno registrato proventi operativi (entrate) pari a 14,3 miliardi di euro provenienti da:

  • rette di frequenza e ricavi da ricerca (22%);
  • contributi (73,4%), la stragrande maggioranza dei quali da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca;
  • ricavi diversi (4,6%).

Le spese di gestione degli atenei d’Italia hanno raggiunto i 13,1 miliardi di euro. La voce di costo più rilevante ha riguardato il personale, pari al 51,4% dei proventi operativi (37,2% per il corpo docenti, 14,2% per il personale tecnico-amministrativo). Il 15,3% delle entrate, invece, è stato indirizzato al diritto allo studio, dunque al sostegno degli studenti.

Lo stato patrimoniale delle università statali registrato nel 2022 è stato di 31,2 miliardi di euro, per una liquidità pari a 11,9 miliardi, ovvero il 38,2% del totale. Infine, la massa debitoria degli atenei statali si è attestata a 2,6 miliardi, costituita per il 31,7% da indebitamenti bancari.

Conti università italiane: il divario con l’Europa e l’Ocse

In base ai dati analizzati da Mediobanca, come riportato da ‘Il Corriere della Sera’, nel 2020 l’Italia ha speso 12.663 dollari per ogni studente full time contro i 17.578 della media europea ed i 18.105 della media Ocse. Per citare alcuni Paesi Ue, la Germania lo stesso anno ha investito 20.760 dollari per universitario, la Francia 18.880, la Spagna 14.631.

Se si analizzano i dati dell’incidenza della spesa universitaria sul Pil pro capite 2020 si giunge alla stessa conclusione: il 28,9% per l’Italia contro il 37,3% dell’Unione europea ed il 38,9% dei Paesi Ocse. In rapporto al totale della spesa pubblica, nel 2020 l’Italia resta ferma a quota 1,5% contro il 2,3% europeo ed il 2,7% dell’Ocse.

Il boom delle università telematiche in Italia

Il report dell’Area Studi Mediobanca ha dedicato un capitolo alle università telematiche italiane, tra gli atenei in vetta alla classifica in base ai conti. Dal 2012, riporta l’indagine di Mediobanca, gli atenei a distanza sono cresciuti esponenzialmente, così come le loro reddittività: +112,9% il numero dei corsi, +410,9% gli iscritti, +102,1% il corpo docente, +131,3% il personale amministrativo.

Il gettito realizzato dagli atenei telematici italiani è pari a 444,2 milioni di euro, come riportato da ‘Il Corriere della Sera’. Al primo posto delle università con il giro d’affari più elevato troviamo e-Campus (144,5 milioni), seguita da Pegaso (123,1 milioni) e da Niccolò Cusano (72,3 milioni). Tra gli altri atenei telematici ci sono (in ordine di gettito realizzato, dal più alto al più basso):

  • Mercatorum (39,7 milioni);
  • Guglielmo Marconi (20,3 milioni);
  • San Raffaele (17,9 milioni);
  • Uninettuno (13,1 milioni);
  • Unitelma Sapienza (6,2 milioni)
  • Giustino Fortunato (5,1 milioni);
  • Italian University line (1,9 milioni).

Università statali e telematiche: conti a confronto

Come hanno spiegato dall’Area Studi Mediobanca, i dati contabili per gli atenei telematici sono assai scarsi, ma è stato possibile stimare l’ebit margin dei maggiori operatori. L’ebit margin è un indicatore utilizzato in economia per confrontare il rendimento delle aziende ed è pari al rapporto tra l’ebit ed il relativo fatturato, dove l’ebit rappresenta il “profitto prima di interessi e imposte”. Ebbene, secondo Mediobanca le università telematiche avrebbero un ebit margin compreso tra il 30 ed il 40%, di gran lunga superiore alle performance degli atenei statali, dove è di poco superiore all’8%.

“Il successo dell’insegnamento a distanza deriva da molteplici fattori, in primis demografici – si legge sul report di Mediobanca -. L’allungamento dell’età media, e con essa quella del pensionamento, comporta carriere lavorative più estese che a loro volta si confrontano con un contesto in cui le competenze professionali tendono a divenire precocemente obsolete e a convivere con percorsi lavorativi che possono subire repentini cambiamenti e richiedere interventi di re-skilling o up-skilling”. “Inoltre – ancora il rapporto -, le università telematiche rappresentano un’opzione per quanti intendono seguire l’offerta universitaria extra regione senza doverne sopportare i costi”.

Il successo delle università telematiche ha spinto, e sta spingendo tuttora, gli atenei tradizionali ad attrezzarsi e ad offrire corsi in modalità a distanza per reggere l’urto della concorrenza.