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Giulia De Lellis Fonte foto: ANSA

Giulia De Lellis in cattedra all'Università Bocconi di Milano

Giulia De Lellis "prof" per un giorno: l'influencer romana in cattedra alla Bocconi di Milano per raccontare la sua esperienza da imprenditrice

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Giulia De Lellis, una delle prime beauty influencer d’Italia, salirà in cattedra alla Bocconi di Milano per raccontare la sua esperienza da imprenditrice.

Giulia De Lellis “prof” alla Business school della Bocconi

5,3 milioni di follower su Instagram e un’azienda di beauty fondata con un investimento iniziale di 500mila euro che oggi conta 12 dipendenti: sono questi i numeri di Giulia De Lellis, l’influencer italiana diventata famosa grazie ai programmi ‘Uomini e Donne’ e ‘Grande Fratello Vip’, che si sta preparando a tenere una lezione in una delle università più prestigiose d’Italia, la Bocconi.

La 28enne romana, conduttrice del reality ‘Amore alla prova – La crisi del settimo anno’, si è raccontata in una lunga intervista a ‘Il Corriere della Sera’, ripercorrendo la sua carriera, iniziata un po’ per caso da un rossetto. “Mi piaceva, l’ho raccontato sui social. Dopo un po’ arriva mia sorella e mi dice: lo volevo provare ma non si trova più”. Il rossetto era sold out. “Ho iniziato a farmi domande – ha continuato De Lellis -. Vado nella profumeria vicino a casa e mi spiegano: le ragazze chiedono quello che hai usato tu. Una, due, tre volte. Non ci potevo credere”.

Così è nata la storia digitale di Giulia De Lellis. La professione allora (era il 2016) non aveva un nome: “Cosa eravamo? Non so. Blogger? Io il blog non ce l’avevo: semplicemente amavo, e amo, il make up e già allora ne scrivevo sugli account”, ha specificato.

“Grazie a questo lavoro – ancora l’imprenditrice a ‘Il Corriere della Sera’ – a maggio ho coronato il sogno di lanciare un mio brand di prodotti per la pelle”. In meno di un anno l’avventura dell’influencer ha attirato l’attenzione della Sda Bocconi. La Business school dell’università milanese ha così invitato De Lellis a raccontarsi al master in ‘Fashion, experience & design management’ nella giornata di mercoledì 20 marzo.

Che scuola ha fatto Giulia De Lellis

Ma che scuola ha fatto Giulia De Lellis? La giovane influencer è diplomata all’Istituto professionale di moda ed arte di Nettuno (Roma). Ora sogna di laurearsi. “La laurea mi manca – ha detto – e vorrei tornare a studiare per prenderla. Ho 28 anni: so che lo farò”.

E sulla possibilità che gli studenti della Bocconi la chiamino ‘professoressa’ durante il master che terrà, De Lellis ha dichiarato: “Non sono ovviamente una prof, sarò lì per raccontare un’azienda. E perché no, anche per motivare chi ho davanti: io che arrivo dal niente ce l’ho fatta”.

Come si diventa influencer di successo: l’esempio di Giulia De Lellis

Durante l’intervista, l’imprenditrice ha spiegato come si diventa influencer di successo. “Servono preparazione, fantasia, un pizzico di fortuna. Io ho un mio modo di comunicare: diretto, schietto. Non è che faccio un post e guadagno: penso ai claim, al set, decido come fare le foto, la musica. I dettagli fanno parecchio”.

“Gli account li seguo io – ha precisato -. Al di là del mio ruolo in prima persona, oggi ho allargato l’attività a una piccola agenzia di comunicazione. Ci sono aziende a cui faccio consulenza, ad esempio brand storici che però faticano ad arrivare ai più giovani. Con loro preparo una strategia e consiglio come secondo me il messaggio va svecchiato”.

Sulla commistione tra pubblicità e beneficienza De Lellis ha affermato: “La chiarezza è fondamentale. Se stai pubblicizzando un prodotto scrivi ‘adv’, se ti è stato regalato ‘gift’, altrimenti è ‘no sponsor’. Per noi che operiamo nel web è sempre stato così: bene che diventi legge ciò che era affidato all’autoregolamentazione”.