L'Intelligenza Artificiale batte anche Shakespeare: l'esperimento
I versi generati dall'intelligenza artificiale sono stati giudicati migliori di quelli di dieci grandi poeti inglesi: come funzionava il test
L’intelligenza artificiale sta facendo passi da gigante e sempre più spesso si parla dei potenziali rischi nel caso in cui superi le capacità intellettive umane. Da tempo si dibatte su come riconoscere opere create da persone reali da quelle fatte dalle macchine sia per quanto riguarda l’arte, la fotografia che i contenuti editoriali. Un nuovo esperimento ha messo nuovamente sotto i riflettori il tema del confronto tra Ai e creatività: le poesie generate dall’intelligenza artificiale sono piaciute di più di quelle di dieci grandi poeti inglesi, tra cui anche il maestro della drammaturgia William Shakespeare.
L’esperimento sulla poesia e l’intelligenza artificiale
A organizzare il confronto tra poesie create dall’Ai e scritti di grandi poeti realmente esistiti è stata l’università di Pittsburgh, negli Stati Uniti. I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati su ‘Scientific Reports’.
Nello specifico , oltre duemila partecipanti al test hanno dovuto esprimere un giudizio sui versi “scritti” dall’ultima versione di intelligenza artificiale capace di generare linguaggio, ovvero ChatGpt 3.5, e di dieci fra i più raffinati poeti di lingua inglese di tutte le epoche: Geoffrey Chaucer, William Shakespeare, Samuel Butler, Lord Byron, Walt Whitman, Emily Dickinson, T.S. Eliot, Allen Ginsberg, Sylvia Plath e Dorothea Lasky.
I volontari del test non sono riusciti a distinguere quali poesie erano state ideate da autori umani e quali dall’intelligenza artificiale, ma soprattutto hanno apprezzato di più le opere realizzate dall’Ai appositamente per l’esperimento.
I motivi che avrebbero indotto le persone a preferire gli elaborati di ChatGpt 3.5? I testi sarebbero più facili, intendibili e ricchi di piacevoli rime rispetto a quelle dei poeti realmente esistiti, molte volte troppo criptici e di difficile comprensione.
Secondo i due autori dello studio, ricercatori del dipartimento di storia e filosofia della scienza all’università di Pittsburgh, i risultati del confronto dimostrerebbero che l’intelligenza artificiale sia diventata “più umana dell’uomo“.
Le conclusioni dell’esperimento su poesia e IA
L’esperimento si è svolto in due fasi. Nella prima 1.600 volontari hanno letto dieci poesie, metà di veri poeti e metà generate dall’intelligenza artificiale, ma senza sapere chi fossero i veri autori. Le persone coinvolte nel test hanno dovuto quindi stabilire da sole quale fosse l’origine dei versi, se umani o virtuali, e nella maggior parte dei casi hanno sbagliato.
Durante la seconda fase 700 diversi volontari hanno dovuto assegnare un voto alle poesie in base a 14 caratteristiche, tra cui la bellezza del testo, la capacità di emozionare, il ritmo e l’originalità. A un terzo dei partecipanti era stato detto (mentendo) che tutte le poesie erano state scritte dall’uomo, un altro terzo credeva che fossero tutte opera dell’intelligenza artificiale, i restanti non avevano ricevuto indicazioni.
Chi pensava di avere a che fare con poesie generate dall’intelligenza artificiale ha dato in media dei giudizi più bassi rispetto al gruppo che pensava di leggere poesie umane. Questo risultato mostra un pregiudizio riguardo alle capacità dell’IA.
Nel gruppo ignaro dell’origine del testo i versi generati da una macchina hanno avuto voti più alti rispetto a quelli nati da una mente umana. Gli umani sono riusciti a strappare un pareggio solo per quanto riguarda l’originalità.
Ma come era stata addestrata ChatGpt per la creazione di questi componimenti lirici? Proprio leggendo le opere dei dieci poeti scelti per l’esperimento.
L’appello dei ricercatori sull’Intelligenza Artificiale
I risultati del test hanno generato preoccupazione tra gli stessi ricercatori che hanno ideato l’esperimento. Gli studiosi dell’università di Pittsburgh hanno quindi lanciato un appello sulla necessità di leggi che impongano misure riguardo i contenuti generati dall’Ai.
“È più che mai urgente – hanno scritto – che i governi mettano delle regole sulla trasparenza dell’intelligenza artificiale. Servono strategie per poter riconoscere i contenuti che sono stati generati da questi sistemi”.