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Luisa Fiorot professoressa di Geometria Fonte foto: iStock/Facebook

Prof Luisa Fiorot ha risolto parte di un problema "impossibile"

Luisa Fiorot è una matematica italiana, professoressa universitaria, che ha risolto uno dei problemi matematici considerati impossibili da risolvere

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Si chiama Luisa Fiorot ed è una professoressa associata di Geometria al dipartimento di Matematica dell’Università di Padova. Classe 1975, l’insegnante universitaria è riuscita a risolvere parte di un problema considerato “impossibile”. Con lei hanno collaborato anche altri docenti, che hanno lavorato a uno dei quesiti irrisolti della matematica, identificati nel 1900 nella lista di David Hilbert, uno dei più importanti matematici dell’epoca.

Luisa Fiorot, la matematica italiana che ha risolto parte di un problema difficile

Luisa Fiorot è una professoressa dell’Università di Padova che è stata premiata con il The Frontiers of Science Award, premio promosso dall’International Congress for Basic science, per aver risolto la seconda parte di uno dei 23 problemi irrisolti della matematica. Da quando nel 1900 David Hilbert ha inserito alcuni quesiti “difficilissimi” nella sua lista, alcuni sono stati risolti, altri no, aspettano ancora una soluzione.

Lei è la prima donna italiana ad aver ottenuto questo importante riconoscimento, giunto alla terza edizione, che le verrà consegnato il 13 luglio 2025 nella cerimonia ufficiale.

Come Luisa Fiorot ha fatto la sua scoperta

La professoressa associata di Geometria al dipartimento di Matematica dell’università di Padova ha deciso di mettersi al lavoro, rivolvendo il ventunesimo in uno studio condotto con i colleghi Teresa Monteiro Fernandes, dell’università di Lisbona, e Claude Sabbah, dell’Ecole Polytechnique e del Centre Nationale de la Recherche Scientifique di Parigi.

Al Corriere del Veneto la docente ha raccontato: “La prima soluzione era stata trovata nel 1984 dal professor Kashiwara. Lui ha dimostrato che questo problema aveva soluzione in una versione, diciamo così, senza parametri. Il mio lavoro con i colleghi ha generalizzato la soluzione inserendo i parametri”.

Spiegare in modo “pratico” la sua scoperta non è però possibile: “Noi matematici facciamo astrazione. Va anche ricordato che, come diceva Galileo, ‘il libro della natura è scritto con il linguaggio della matematica’. Senza contare che spesso le scoperte teoriche sono state ignorate perché sembravano inutili. Proviamo a pensare alla curvatura di Ricci, che fino alla scoperta della relatività sembrava una cosa puramente teorica. Si è candidato ad alcuni premi, ma è stato rifiutato perché non era comprensibile l’applicazione pratica della sua scoperta fino al suo uso nella formulazione della teoria della relatività generale di Einstein. Poi è diventata indispensabile”.

Come si è appassionata alla matematica

Durante l’intervista la professoressa universitaria ha raccontato come si è appassionata alla matematica, facendo riferimento al personaggio protagonista di una delle sue serie tv preferite, “The Big Bang Theory“: “Non vorrei rispondere proprio come Sheldon Cooper, ma credo a volte che sia stata la matematica a scegliere me. Ho studiato a Padova, al liceo Curiel, dove una professoressa di matematica mi ha fatto innamorare della materia. Mi sono laureata nella stessa città e lì ho fatto il dottorato. Sempre con la borsa di studio. In altro modo non avrei potuto, mia mamma faceva la parrucchiera e mio papà il poliziotto. Quando mi sentivano parlare di fisica mi guardavano con gli occhi sbarrati”.

Le abilità nel campo della matematica sono senza dubbio una dote sua: “Papà mi diceva: ‘Non hai preso mica da me mi sa’. Poi è un circolo virtuoso. Quando le cose difficili ti vengono facilmente hai molta soddisfazione. E più vieni premiata più sei incoraggiata a continuare”.

Che ricordo ha Luisa Fiorot dei tempi dell’Università

Ripensando ai tempi in cui lei era una studente, non ha ricordi meravigliosi, soprattutto del primo giorno che per lei è stato spaventoso: “Un approccio che ho imparato a non usare con i miei studenti. Ci hanno detto: ‘Guarda a destra, guarda a sinistra, uno su tre di voi rimarrà'”.

Lei non si sognerebbe mai di comportarsi così in aula: è “una cosa che non direi mai oggi ai miei studenti. Non è il modo, non funziona, si allontanano anche persone potenzialmente molto brave”. Ricorda anche del buono, però: “Mi è stato trasmesso però anche molto amore per la materia, ho incontrato grandi docenti. Che però, come sempre accade nei nostri dipartimenti, sono alla mano e si lasciano avvicinare”.