
Quante lingue straniere si studiano in Italia: il confronto in Ue
In Italia i numeri sulle lingue straniere studiate dai giovani sono più bassi rispetto alla media degli altri paesi dell'Unione Europea
Un rapporto Eurostat ha delineato il quadro dei Paesi dell’Unione europea in cui si studiano più lingue straniere durante la formazione scolastica. Nel 2023 è emerso che il 60% degli studenti dell’istruzione generale secondaria superiore nell’Ue ha studiato due o più lingue straniere come materie obbligatorie o opzionali, con un lieve calo rispetto all’anno precedente che si era attestato al 60,8%. Tra gli studenti dell’istruzione professionale secondaria, invece, la percentuale è più bassa con una media del 34,8%, comunque in crescita rispetto al 2022 (33,8%).
Quante lingue si studiano in Italia
In Italia solo il 25% degli studenti delle superiori studia almeno due lingue straniere. Come riporta Il Sole 24 Ore, secondo Ottavio Ricci, vicepresidente dell’associazione nazionale Unilingue e direttore del Cla di Ecampus e della Columbus Academy di Roma, nel nostro Paese la situazione è “peggiore rispetto agli altri paesi europei. Nella maggior parte delle scuole secondarie di secondo grado si studia una sola lingua straniera, l’inglese. Una seconda lingua si può scegliere solo in pochi indirizzi, come i licei linguistici o istituti con percorsi particolari”.
Ricci segnala che “studiare una lingua diversa dall’inglese, come il tedesco, è diventato difficile, anche in scuole che un tempo lo proponevano in alternativa o in aggiunta. Si è così perso un pezzo importante della diversità linguistica e culturale”.
L’approccio dei giovani riguardo all’apprendimento delle lingue straniere mostrerebbe invece una grande curiosità da parte dei ragazzi e delle ragazze italiane.
Secondo il docente, gli studenti sono “interessati alle lingue attraverso la musica, il cinema, il teatro, oggi anche i social. Vedono lo studio delle lingue come un passaporto per il mondo“.
Il problema è che l’offerta è limitata e spesso legata a ragioni geografiche. “A seconda della zona, si studia lo spagnolo, apprezzato per cultura e vicinanza – ha spiegato Ricci – o il tedesco, utile dove c’è turismo tedesco. Poi ci sono le aree in cui il tedesco o il francese sono lingue di minoranza storica e l’italiano diventa la lingua straniera”.
Quante lingue si studiano negli altri Paesi
Nella classifica del report di Eurostat ci sono nove Paesi nei quali oltre il 90% degli studenti della scuola secondaria superiore generale studia almeno due lingue straniere. Al primo posto c’è la Francia con il 99,8%, seguita dalla Romania con il 99,1% e dalla Repubblica Ceca con il 98,5%.
Peggio dell’Italia ci sono invece il Portogallo con il 6,7%, l’Irlanda col 10,4% e la Spagna con il 22,4%.
Per quanto riguarda l’istruzione professionale, spicca la Romania, dove il 97,2% degli studenti ha studiato almeno due lingue, seguita dalla Finlandia con l’85% e dalla Polonia con il 78%. In fondo alla classifica, in questo caso, ci sono Malta, Spagna e Grecia.
In Spagna, l’apprendimento di una seconda lingua straniera è diffuso soprattutto nella scuola secondaria di primo grado con il 40,6%, ma cala significativamente al liceo (Bachillerato), dove la percentuale scende al 18%. La seconda lingua più studiata dopo l’inglese è il francese, scelta tradizionale nelle scuole spagnole.
Entrando nel dettaglio delle lingue più studiate nell’Ue, l’inglese è al primo posto con una diffusione pari al 96% tra gli studenti dell’istruzione generale e all’80,1% tra quelli dell’istruzione professionale. Nella secondaria generale seguono lo spagnolo (27,1%), il tedesco (21,2%), il francese (20,8%) e l’italiano (3,2%). Nei percorsi professionali, il tedesco è al secondo posto (18,1%), seguito dal francese (14,1%), dallo spagnolo (6,6%) e dal russo (2,3%).
Perché è importante conoscere le lingue straniere
Ma perché è importante conoscere le lingue straniere? Come sottolinea Ricci, “chi non conosce almeno una lingua straniera è un dinosauro linguistico“.
Per il docente inoltre oggi non basta più sapere bene una sola lingua perché il mercato del lavoro cerca persone con competenze in almeno due lingue ed è proprio la seconda lingua “a fare la differenza, a rappresentare il vero competitive edge“.
In un mondo sempre più globalizzato, saper parlare più lingue straniere è una chiave d’accesso per poter comunicare con un pubblico più ampio, un requisito sempre più richiesto dal mondo del lavoro ed utile anche per ampliare la propria cultura e le conoscenze sui Paesi di cui si studia l’idioma.