
Riforma Medicina, ok definitivo: cosa cambia e quando, è polemica
La Camera dei Deputati ha dato il via libera alla riforma sull'accesso alla facoltà di Medicina: ecco cosa cambia per chi vuole iscriversi
Martedì 11 marzo 2025 la Camera dei Deputati ha espresso il voto finale per la riforma per l’accesso alla Facoltà di Medicina nelle Università italiane, dopo che lo stesso testo era già stato varato al Senato. Con l’approvazione data da parte dell’aula di Montecitorio, la riforma diventa legge. Già dal prossimo anno accademico 2025/2026 saranno tante le cose che cambieranno nelle università pubbliche, per quello che riguarda soprattutto l’iscrizione a Medicina e Chirurgia: non ci sarà più il test di ingresso. Cosa cambia e quali sono state le polemiche che hanno accompagnato il definitivo via libera della riforma?
Via libera alla riforma per l’accesso a Medicina
Con il voto definitivo di oggi, martedì 11 marzo 2025, la riforma dell’accesso alla facoltà di Medicina è diventata legge: serviranno poi i decreti attuativi per l’applicazione concreta. Il provvedimento è stato approvato con 149 voti a favore e 63 contrari.
La ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha precedentemente assicurato che i decreti arriveranno velocemente. A Il Messaggero, infatti, ha poi aggiunto: “Gli atenei non si presenteranno più con l’insopportabile dicitura ‘Numero chiuso’ ma con le porte aperte di chi ha l’ambizione di accogliere studenti e formarli per farli diventare bravi medici. Nei prossimi anni potremo formare almeno 30.000 nuovi medici in più. Insomma, una rivoluzione, un cambiamento radicale”.
Per scrivere i dettagli della riforma, il ministero dell’Università ha anche istituito un tavolo tecnico di lavoro al quale parteciperanno, tra gli altri, l’ex rettore della Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio, professoredi anatomia, e l’endocrinologo ed ex presidente del Cun, Andrea Lenzi.
Facoltà di Medicina, cosa cambia per gli studenti
Con la riforma della facoltà di Medicina nelle università pubbliche italiane verrà ufficialmente abolito il test di ingresso per chi decide di iscriversi. Non sarà più un corso di laurea a numero chiuso, dunque.
Con la nuova legge l’immatricolazione al primo anno di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria sarà libera, senza alcun test di ammissione. Rimane comunque il numero programmato: per accedere agli anni successivi al primo bisognerà avere un punteggio tale da poter rimanere nella graduatoria nazionale unica.
Il momento della selezione, dunque, non sarà più all’atto dell’iscrizione, quindi all’inizio del percorso accademico, ma dopo la fine del primo semestre di studi. Chi supererà la selezione, che si baserà su una serie di esami, potrà proseguire al secondo anno. Chi non entrerà invece, potrà continuare il secondo semestre in un altro corso dell’area scientifica, così da non perdere l’anno. Se gli esami sostenuti saranno compatibili con il percorso di studi, saranno validi.
Le novità riguardano solo le università statali e pubbliche, non quelle private che potranno stabilire regole proprie per l’accesso alla facoltà.
Le polemiche sulla riforma della facoltà di Medicina
Ovviamente non sono mancate critiche nei confronti di questa riforma, soprattutto dai maggiori partiti di opposizione in Parlamento. Per i Democratici, come si legge in una nota del partito, è “un pasticcio inattuabile a breve, perché la programmazione universitaria non si fa in sei mesi”.
Nel testo si legge ancora: “Sono sorprendenti e molto lontane dal vero le parole con cui la ministra Bernini annuncia che la riforma sul numero chiuso sarà approvata e partirà senza alcun problema dal prossimo anno accademico. In realtà, il numero chiuso resta e siamo in alto mare sull’attuazione della riforma. (…) Questa è una legge delega che non abolisce il numero chiuso e al momento neppure i quiz, vista la sua assoluta genericità e i tantissimi punti da chiarire”.
Per la federazione Cimo-Fesmed, invece, la ministra Bernini “si ostina a parlare di superamento del numero chiuso, quando la riforma non fa che spostare la selezione degli studenti alla fine del primo semestre. Quel che viene eliminato è il test d’ingresso, non il numero chiuso, che è essenziale per programmare in modo corretto il numero di medici che serviranno al Servizio sanitario nazionale nel prossimo futuro”.