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Bernini Fonte foto: ANSA

Numero chiuso a Medicina, Bernini annuncia la "rivoluzione"

La ministra Anna Maria Bernini annuncia la "rivoluzione copernicana": "Il numero chiuso a Medicina, così come lo abbiamo conosciuto, non esiste più"

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

“Questa riforma è una rivoluzione copernicana. Il numero chiuso, così come lo abbiamo conosciuto fino a quest’anno, non esiste più”. Lo ha detto la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini a proposito del ddl per la revisione delle modalità di accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria già approvata in Senato e adesso in discussione alla Camera. Ecco cosa ha annunciato.

Bernini: “Questa riforma è una rivoluzione copernicana”

“Questa riforma è sicuramente una rivoluzione copernicana. È sicuramente, come dicono i fisici, un salto quantico inevitabile, irrinunciabile, irrimandabile. Ve lo dico con assoluta certezza”. Ecco “perché stiamo così convintamente tentando di applicare questa riforma a partire da questo anno accademico, 2025-2026“.

Queste le parole della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini che il 4 marzo è intervenuta alla Camera al termine della discussione generale sul ddl per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina.

Basta con il “test general generico basato sulla casualità e fondato su una costosissima formazione di sottobosco”, ha aggiunto la ministra. Al suo posto ci sarà “un semestre caratterizzante” in cui “lo studente studia, si prepara, si forma”. Al termine dei sei mesi, gli studenti dovranno sostenere gli “esami di profitto” nelle materie caratterizzanti che “creeranno una graduatoria basata su crediti formativi certificati che potranno essere usati anche per materie affini”.

Questa, ha sottolineato Bernini, è una procedura “completamente diversa rispetto al test”. Prima “chi non superava il test era spesso costretto a un turismo universitario forzato costosissimo magari in Europa per poi cercare di rientrare in Italia con modalità non compatibili con la qualità della nostra offerta formativa”. E ha proseguito: “Queste patologie non esisteranno più: non consentiremo più un mercato clandestino dei test, un turismo formativo forzato”.

La ministra ha ribadito: “Primo, il test a crocette non esiste più. Questo non è uno slogan, ma è la realtà. Secondo, il numero chiuso così come lo abbiamo conosciuto fino a quest’anno non esiste più“.

Durante il suo intervento, Bernini ha annunciato: “Abbiamo già aumentato di 30mila posti i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, e continueremo nei prossimi anni. Non abbiamo intenzione di fermarci”.

La polemica: “Nessuna abolizione del numero chiuso”

Questo provvedimento non è che una presa in giro, accompagnata dalle solite promesse illusorie. Sia chiaro, infatti, che nonostante i grandi annunci del governo in merito, la legge non prevede l’abolizione del numero chiuso a Medicina“, ha commentato Marianna Ricciardi, deputata del Movimento 5 Stelle.

“Del resto – ha proseguito -, sarebbe stato impossibile moltiplicare per 4 o 5 volte il numero degli studenti senza investire un euro in più per docenti e strutture. La verità è che l’unico effetto sarà un fisiologico calo della qualità della formazione della classe medica”.

E ancora: “Questo provvedimento è solo propaganda. Il governo preferisce eliminare il test d’ingresso a medicina, sostituendo la meritocrazia con il caos e aprendo la strada alle raccomandazioni. Il modello attuale ha delle lacune enormi, c’è un vergognoso mercato dei corsi privati, ma la soluzione vera sarebbero i corsi gratuiti delle università pubbliche e test con bibliografia nota. Questa invece è una riforma che fa male a tutti, che non risolve i problemi di accesso a Medicina ma li sposta più avanti e li rende più gravi, scaricando il costo sulle spalle degli studenti, delle famiglie e del sistema sanitario”, ha concluso Marianna Ricciardi.

Cosa prevede la riforma

Il ddl introduce l’accesso libero alle facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina veterinaria. A differenza degli anni passati, dunque, non ci sarà il tanto criticato test d’ingresso.

Perciò l’accesso è totalmente libero? Non proprio. Alla fine del primo semestre, in cui si studieranno materie comuni a tutte le facoltà mediche e altri percorsi formativi simili (come quelli dell’area biomedica e farmaceutica, anche se sono ancora da stabilire nel dettaglio), gli studenti dovranno passare tutti gli esami previsti. Dopo di che saranno inseriti in una graduatoria nazionale e solo coloro che rientreranno nei posti disponibili potranno accedere al secondo semestre di Medicina.

A che punto è la riforma

Ma a che punto è la riforma dell’accesso alle facoltà mediche? Il disegno di legge ha avuto il via libera del Senato lo scorso novembre. Attualmente è in discussione alla Camera, che potrebbe licenziarlo entro metà marzo, visto anche quanto detto dalla ministra Bernini. L’obiettivo è infatti quello di rendere il nuovo sistema operativo già per il prossimo anno accademico.

Una volta ricevuto l’ok della Camera, il disegno di legge per la revisione dell’accesso alle facoltà mediche diventerà legge. A quel punto, il ministero dell’Università e della Ricerca avrà 12 mesi di tempo per varare i decreti attuativi della norma. Il ddl, infatti, stabilisce solo i contorni generali della riforma del sistema di accesso a Medicina, delegando al ministero dell’Università la definizione dei contenuti attraverso una serie di provvedimenti successivi. Provvedimenti su cui il ministero sarebbe già al lavoro, come sottolineato da Bernini.