Test Medicina, il messaggio di Bernini sugli studenti all'estero
La ministra dell'Università e della Ricerca Bernini spiega la riforma su test di accesso e numero chiuso per i corsi in Medicina: cosa cambia?
“Il nostro obiettivo deve essere quello di far studiare gli studenti italiani in Italia, e attrarre gli studenti stranieri nelle nostre Università”, questo sarebbe lo scopo primario alla base del disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina Veterinaria. Lo ha dichiarato la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.
Il messaggio di Bernini sulla riforma del test di Medicina
“Ci mettiamo a disposizione con tutta la nostra capacità e le nostre competenze – ha detto Bernini a ‘TgCom24’ – per dare un futuro ai nostri studenti, che non devono ancora una volta essere costretti a uscire dall’Italia per studiare Medicina. Un’Università che lamenta troppi pochi studenti non può essere chiusa, deve essere aperta e mantenere la qualità dell’offerta formativa”.
Per la ministra, di fronte a un Paese dove mancano medici e laureati, “il Sistema Sanitario Nazionale si gioverà per primo di tanti nuovi medici, di questo modo di far crescere gli studenti attraverso formazione e valorizzazione”.
Cosa prevede la nuova riforma del test di Medicina
Anna Maria Bernini ha spiegato come si potrà accedere alla facoltà di Medicina e cosa cambierà rispetto alle precedenti modalità.
“Basta con i test a crocette su cui gli aspiranti medici non possono giocarsi il loro futuro. Ci sarà un’apertura programmata a medicina e chirurgia – ha spiegato – attraverso un semestre in cui gli studenti si preparano a materie caratterizzanti e su cui verranno valutati”.
“Nel caso non raggiungessero il posto in graduatoria – ha proseguito – i giovani universitari potranno spendere i crediti formativi ottenuti in altri corsi, per ritentare poi il test a medicina. No all’azzardo basato su dei test che non hanno mai valutato gli studenti. Diamo invece loro una possibilità, formandosi”, attraverso un semestre “in cui ci saranno esami caratterizzanti ma propedeutici: dovrebbero essere almeno tre, ma è un punto su cui lavoreremo in seguito”.
“Di certo gli studenti dovranno prepararsi e superare un numero in graduatoria e, o entrare a medicina o utilizzare i crediti ottenuti in altri corsi di laurea simili. Ci sono tanti corsi affini – ha continuato la ministra – la nuova rivoluzione è consentire sei mesi di formazione e non test a scelta multipla, che è come giocare con una monetina, affidandogli il loro futuro”. Per Bernini è proprio a causa di questa modalità di accesso che “molti hanno scelto di studiare all’estero. Non lo possiamo più permettere e non possiamo permettercelo”.
La legge delega è già stata approvata dalle commissioni cultura e salute in Senato. Per aumentare i posti alle facoltà di medicina e chirurgia, veterinaria e odontoiatria, la ministra ha sottolineato che, “alle Università che hanno queste facoltà, abbiamo già destinato 23 milioni di euro attraverso un accordo siglato con la Crui, la conferenza dei rettori universitari, con l’obiettivo di aumentare di 30mila posti il numero già ora disponibile. Noi faremo la nostra parte e sono sicura che tutte le parti faranno la loro”.
Per il presidente della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, “l’abolizione del test di accesso a Medicina non toglierà il numero programmato: questa è sicuramente una buona notizia perché abbiamo bisogno di programmare il fabbisogno dei futuri medici”. Più scettici sono i rettori riuniti nella Crui, la Conferenza dei rettori italiani, che hanno espresso “profonda preoccupazione” per almeno tre aspetti: la sostenibilità economico-finanziaria, l’accoglienza e formazione adeguata dei futuri aspiranti medici e la tutela delle Professioni Sanitarie.