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Medicina Fonte foto: ANSA

Medicina, voto Maturità come filtro per entrare? Nuova proposta

Se si usasse il voto di Maturità come filtro per entrare a Medicina? La nuova proposta dopo le polemiche sulla riforma dell'accesso alle facoltà

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Ieri è arrivato il via libera della VII commissione del Senato alla riforma dell’accesso alle facoltà di Medicina e sono iniziate le polemiche. La novità prevede l’eliminazione del test d’ingresso, ma ufficialmente si accederà solo dopo aver superato gli esami del primo semestre e in base al piazzamento dello studente in una graduatoria nazionale. Il sistema messo a punto è stato già criticato da più parti, e c’è chi ha avanzato la proposta di utilizzare il voto di Maturità come filtro per entrare.

La riforma dell’accesso a Medicina

L’accesso per l’iscrizione alle facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina veterinaria sarà libero senza passare da un test d’ingresso. È quanto previsto da un disegno di legge delega che ieri ha avuto l’ok della commissione Istruzione del Senato.

Dunque l’accesso è totalmente libero? Non proprio. Alla fine del primo semestre, in cui si studieranno materie comuni a tutte le facoltà mediche e altri percorsi formativi simili (come quelli dell’area biomedica e farmaceutica, anche se sono ancora da stabilire nel dettaglio), gli studenti dovranno passare tutti gli esami previsti. Dopo di che saranno inseriti in una graduatoria nazionale e solo coloro che rientreranno nei posti disponibili potranno accedere al secondo semestre di Medicina.

Le polemiche dei giovani medici

Dopo l’annuncio, si sono susseguite una serie di critiche. A polemizzare, in primis, sono state proprio le principali associazioni dei giovani medici (Anaao Giovani, Als e Gmi), che hanno espresso “forte preoccupazione”. Come sottolineato dalle organizzazioni, con la riforma “il cosiddetto ‘numero chiuso’ non viene in nessuna forma ‘abolito o superato’, viene semplicemente rinviato di 6 mesi il test di accesso”.

E hanno proseguito: “Senza alcun meccanismo volto a programmare rigorosamente il numero annuale di laureati in Medicina, si contribuisce concretamente a creare la cosiddetta pletora medica, poiché ‘aprire’ la facoltà di medicina a 70mila giovani e ‘richiuderla’ dopo 6 mesi con ingresso effettivo di 20mila di essi significa spendere miliardi di soldi degli italiani per formare un numero di medici quadruplo rispetto a coloro che andranno in pensione”.

La riflessione delle associazioni passa poi al personale docente: “come faranno le università, che hanno problemi di organico non molto differenti da quelli del Sistema sanitario nazionale, visto che già oggi lamentano una carenza di docenti e infrastrutture, a soddisfare le esigenze formative di un corso di studi fondamentalmente pratico? Si insegnerà attraverso il metaverso?“. E inoltre, hanno aggiunto, “che fine faranno gli studenti che non superano lo sbarramento al secondo anno? Perderanno un anno? O saranno dirottati, loro malgrado, su un binario di seconda scelta?”.

Ci sono “troppi interrogativi” secondo i giovani medici “per non pensare che dietro talune proposte non ci sia la volontà di assestare il colpo di grazia a una professione da tempo in crisi e a un sistema sanitario in stato preagonico perché definanziato e marginalizzato rispetto alle scelte della politica”.

La proposta del voto di Maturità

Sulla riforma è intervenuto anche il medico nefrologo Giuseppe Remuzzi, considerato uno dei migliori ricercatori italiani e attualmente direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS.

Nel 2023 ci hanno provato 85mila studenti: è impossibile seguirli tutti“, ha scritto il medico in un articolo pubblicato su ‘Il Corriere della Sera’. “Il numero non deve essere né aperto né chiuso – ha proseguito – e dovrebbe essere programmato in base alle esigenze, anche se sapere quali saranno le necessità da qui a 6 e poi 10 anni, considerando anche la formazione post laurea, è molto difficile”, ha spiegato.

Secondo Remuzzi, chi ha proposto l’accesso libero in entrata alle facoltà di Medicina “potrebbe aver pensato di risolvere in questo modo l’annosa questione dei ricorsi“. Ma, “non sarà così – ha proseguito -. Pensate a quale potrebbe essere la reazione di uno studente che si vede escluso sulla base di uno o due voti, oltretutto nelle materie che si affrontano per prime, quelle più lontane dal poter giudicare della capacità degli studenti di essere medici”.

Il medico ha così lanciato una nuova proposta, quella di utilizzare il voto dell’esame di Stato come criterio di selezione. “Ci deve essere un primo filtro, e per farlo basterebbe utilizzare il voto dell’esame di Maturità“, ha affermato. Per farlo, “si dovrà applicare un fattore di correzione che tenga conto dei divari di valutazione, tra Nord e Sud” e “anche fra i diversi istituti della stessa Regione”. Però, a suo avviso, “sarebbe comunque più semplice che non avere 60mila studenti da valutare, senza essersi chiesti prima chi lo fa, in quali strutture, con quali criteri”, ha concluso Giuseppe Remuzzi.