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Specializzazioni medicina Fonte foto: iStock

Medicina, le università e specializzazioni più e meno richieste

I dati 2024 sulle specializzazioni in medicina "confermano un disastro annunciato", dicono le associazioni: università e discipline più e meno scelte

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Su 15.256 borse di studio messe a bando nel 2024 per gli aspiranti specializzandi in Medicina, solo il 75% è stato assegnato. A renderlo noto sono Als (Associazione liberi specializzandi) e Anaao giovani (il sindacato degli ospedalieri), che hanno parlato di un “disastro annunciato”. Ecco quali sono le università e le specializzazioni mediche più e meno richieste.

Resta scoperto il 25% dei posti disponibili

I risultati delle assegnazioni delle borse di studio del concorso di specializzazione 2024 “si confermano un disastro annunciato”. A fare il quadro della situazione è l’associazione Als ed il sindacato Anaao Giovani, che si dichiarano “preoccupati e amareggiati” per i risultati delle assegnazioni del concorso di quest’anno, “già ampiamente previsti e denunciati in anticipo più riprese”.

Su 15.256 contratti statali e regionali a bando, solo 11.392 (75%) sono stati assegnati, un “numero destinato a diminuire vertiginosamente a causa delle centinaia di mancate effettive immatricolazioni”. Le due organizzazioni hanno anche sottolineato che “continua la tendenza negativa per le cosiddette specializzazioni meno ambite, prima tra tutti la medicina d’emergenza-urgenza (30% dei contratti assegnati), oltre alle specialità di laboratorio (15% patologia e biochimica clinica, 11% microbiologia), anatomia patologica (47%) e radioterapia (18%)”.

Specializzazioni più e meno richieste

Analizzando più nel dettaglio le 36 scuole di specializzazione di medicina di emergenza, il dato è “impietoso”: su 1.020 posti banditi sono stati assegnati solo 304 contratti. “A nulla è valso la campagna-spot del ministero della Salute per sensibilizzare gli aspiranti specializzandi a scegliere medicina d’emergenza, una campagna ideata insieme ai professori universitari e non coinvolgendo le associazioni maggiormente rappresentative”, hanno commentato da Als e Anaao.

Su 51 specializzazioni presenti, solo il 19,6% (10) hanno assegnato tutti i posti previsti. Tra le specializzazioni più richieste, che hanno completato al 100% le assegnazioni, ci sono:

  • chirurgia plastica;
  • dermatologia e venereologia;
  • endocrinologia;
  • malattie dell’apparato cardiovascolare;
  • malattie dell’apparato digerente;
  • oftalmologia;
  • pediatria;
  • neurologia;
  • radiodiagnostica;
  • medicina termale.

Altre 16 discipline (31,4%) si sono assicurate una copertura di posti superiore o uguale al 90%, mentre per 12 di queste le assegnazioni sono state inferiori al 50%.

Nel 2024 le specializzazioni meno scelte dai laureati in Medicina e Chirurgia sono:

  • medicina d’emergenza urgenza (30%);
  • medicina nucleare (27%);
  • statistica sanitaria e biometria (26%);
  • medicina e cure palliative (22%);
  • medicina di comunità e cure primarie (21%);
  • radioterapia (18%);
  • farmacologia e tossicologia clinica (17%);
  • patologia clinica e biochimica clinica (15%);
  • microbiologia e virologia (11%).

Il commento delle associazioni

“Davanti a questi dati incontrovertibili – hanno proseguito Als e Anaao -, la domanda che deve essere posta a tutti coloro che si occupano di politica sanitaria è la seguente: come risolviamo la cronica e pericolosa carenza di medici in branche come la medicina d’emergenza? In quanto realtà associative maggiormente rappresentative dei medici specializzandi, non abbiamo dubbi: l’unica soluzione è riformare la formazione medica post-laurea, archiviando l’impianto formativo attuale con un contratto di formazione – lavoro istituendo i learning hospital, con specializzandi che hanno i diritti e i doveri dei dirigenti medici in un contratto incardinato nel Ccnl con retribuzione e responsabilità crescenti”.

Una soluzione, hanno aggiunto, che “’stranamente’ non comporta un aumento di spesa perché abolirebbe non il numero chiuso ma la figura dei gettonisti, costati all’erario pubblico ben 1,7 miliardi di euro dal 2019 al 2023, e risolvere le ormai incancrenite criticità dei pronto soccorso”.

I dati sulle università

Ma vediamo adesso quali sono le università più e meno selezionate dagli aspirati specializzandi. Come sottolineato da ‘la Repubblica’, dai dati emerge una tendenza: gli atenei che allocano più borse di studio, in relazione a quelle bandite, sono quelli più grandi che solitamente si trovano nelle città di dimensioni maggiori. Tra i meno scelti ci sono:

  • Università di Sassari (50% di posti assegnati);
  • Università dell’Aquila (56%);
  • Università di Perugia (57%);
  • Università della Calabria, di Siena, di Catanzaro, di Udine e del Piemonte Orientale (59%);
  • Politecnico delle Marche (60%);
  • Università di Foggia e Insubria (62%).

Non vanno benissimo anche l’Università di Chieti-Pescara, Verona e Messina, tra il 66 e il 69%.

Al contrario, il maggior numero di specializzandi, rispetto alle borse messe a bando, ce l’ha la Cattolica all’ospedale Gemelli di Roma. Qui le borse assegnate sono il 93% (428 su 462 disponibili). Seguono l’Università di Torino e La Sapienza al Sant’Andrea (90%), Bologna all’89%, Palermo, Catania e La Sapienza all’Umberto Primo all’86%, Salerno all’85%, Roma Tor Vergata all’84%, Napoli e Campus biomedico di Roma all’81%.

Tra le altre realtà grandi, Bari è al 79% come Milano-Bicocca, Firenze e Milano al 78%.