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Riforma Medicina Fonte foto: iStock

Riforma Medicina, l'allarme di Cartabellotta di Fondazione Gimbe

L'allarme lanciato dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sulla riforma dell'accesso alle facoltà di Medicina: ecco cosa ha detto

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Dopo l’approvazione in Senato, il disegno di legge per la revisione delle modalità di accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria è adesso in discussione alla Camera. Secondo Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, con la riforma si rischia il sovraffollamento delle facoltà che potrebbe compromettere la qualità della formazione dei futuri medici. E ha lanciato l’allarme: ecco cosa ha detto.

L’allarme di Fondazione Gimbe

Un aumento del numero degli iscritti a Medicina potrebbe sovraffollare le facoltà e compromettere la qualità della formazione“. A sostenerlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, in un’intervista a La Repubblica.

Il suo intervento è arrivato a due giorni dalla discussione generale alla Camera del ddl per la revisione delle modalità di accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Provvedimento che la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha definito “una rivoluzione copernicana”, annunciando che “abbiamo già aumentato di 30mila posti i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, e continueremo nei prossimi anni. Non abbiamo intenzione di fermarci”.

Secondo Cartabellotta “è essenziale pianificare con precisione, garantendo un equilibrio tra il numero di laureati e le opportunità di inserimento. Ma soprattutto bisogna aumentare l’attrattività del sistema sanitario nazionale. Altrimenti useremo il denaro pubblico per sfornare più medici che, con questo livello di disaffezione per la sanità pubblica, andranno a lavorare nel privato o all’estero o si dedicheranno alla libera professione”.

Riforma accesso Medicina: è polemica

Critiche alla riforma sono arrivate anche da Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao-Assomed, il sindacato dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale, che all’Adnkronos Salute ha parlato di “una operazione di maquillage elettorale e populistico”.

Come più volte sottolineato da chi si oppone al progetto di legge, con la nuova procedura di ammissione alle facoltà mediche “non si abbatte il numero chiuso, ma si crea un’illusione a migliaia di studenti e di famiglie che si sveglieranno dopo sei mesi“, ha proseguito Di Silverio. Che ha aggiunto: “Il tutto a discapito del diritto allo studio e della qualità formativa“.

Il segretario di Anaao-Assomed ha concluso con tre domande rivolte alla ministra Anna Maria Bernini: “Dove li formerà 70mila studenti? Come pensa che il posticipare una selezione possa incidere sulla carenza attuale e non futura del personale medico? Visto che ad oggi entrano circa 30mila studenti all’anno a Medicina, che fine faranno i circa 60mila medici neolaureati nel 2032?”.

Cosa prevede la riforma e a che punto è l’iter

Il ddl introduce l’accesso libero alle facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina veterinaria. A differenza degli anni passati, dunque, con l’approvazione della riforma, che la ministra Bernini spera entri a regime già per il prossimo anno accademico 2025/2026, verrà eliminato il tanto criticato test d’ingresso.

Perciò l’accesso è totalmente libero? Non proprio. Alla fine del primo semestre, in cui gli aspirati camici bianchi studieranno materie comuni a tutte le facoltà mediche e ad altri percorsi formativi simili (come quelli dell’area biomedica e farmaceutica, anche se sono ancora da stabilire nel dettaglio), gli studenti dovranno passare tutti gli esami previsti. Dopo di che saranno inseriti in una graduatoria nazionale e solo coloro che rientreranno nei posti disponibili potranno accedere al secondo semestre di Medicina e continuare il loro percorso formativo.

Ma a che punto è la riforma? Il disegno di legge ha avuto il via libera del Senato lo scorso novembre. Attualmente è in discussione alla Camera, che potrebbe licenziarlo entro metà marzo.

Una volta ricevuto l’ok dell’aula di Montecitorio, il ddl diventerà legge. A quel punto, il ministero dell’Università e della Ricerca avrà 12 mesi di tempo per varare i decreti attuativi della norma. Il progetto di legge, infatti, stabilisce solo i contorni generali della riforma del sistema di accesso a Medicina, delegando al MUR la definizione dei contenuti attraverso una serie di provvedimenti successivi. Provvedimenti su cui il ministero sarebbe già al lavoro, come sottolineato da Bernini.