Henri Bergson: vita, opere e pensiero filosofico
Andrea Bosio
INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA
Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.
In questo articolo esploreremo la vita e il pensiero del filosofo francese Henri Bergson, uno dei pensatori più influenti del XX secolo. La sua filosofia ha segnato profondamente il panorama intellettuale del suo tempo, entrando in dialogo con correnti come lo spiritualismo e il positivismo, ma anche opponendosi a quest’ultimo attraverso una rivalutazione della vita interiore e della durata come esperienza centrale dell’esistenza umana. Celebre per le sue riflessioni sul tempo, la coscienza e lo slancio vitale, Bergson ha avuto un impatto duraturo sulla filosofia e sulla cultura contemporanea.
- La vita di Henri Bergson
- Il pensiero filosofico di Henri Bergson
- Cos'è il tempo secondo Henri Bergson
- Lo slancio vitale di Henri Bergson
- Le opere più importanti di Henri Bergson
La vita di Henri Bergson
Henri-Louis Bergson nacque a Parigi il 18 ottobre 1859 da una famiglia ebraica di origine polacca e irlandese. Fin da giovane, dimostrò un talento eccezionale per gli studi, specialmente per le discipline scientifiche e matematiche, tanto che si pensava potesse intraprendere una carriera in questo campo. Tuttavia, già durante gli anni del Liceo Condorcet, Bergson si avvicinò alla filosofia, affascinato dalle domande più profonde sull’esperienza umana e sulla natura del mondo.
Dopo essersi diplomato con il massimo dei voti, si iscrisse all’École Normale Supérieure, una delle istituzioni più prestigiose di Francia, dove approfondì i suoi studi filosofici. Nel 1881, dopo aver completato gli studi, iniziò la sua carriera di insegnante in vari licei francesi, tra cui Angers e Clermont-Ferrand, prima di tornare a Parigi nel 1890 per insegnare filosofia.
Durante la sua carriera accademica, Bergson pubblicò alcune delle sue opere più importanti, tra cui "Saggio sui dati immediati della coscienza" nel 1889 e "Materia e memoria" nel 1896. Questi testi lo posero al centro del dibattito filosofico dell’epoca e contribuirono a consolidare la sua reputazione come uno dei più grandi pensatori francesi.
Nel 1900, Bergson fu nominato professore al Collège de France, una delle istituzioni accademiche più prestigiose del paese. Qui, le sue lezioni attrassero un vasto pubblico di studenti, intellettuali e artisti, interessati alle sue riflessioni sulla natura della coscienza e sulla concezione del tempo. La sua carriera culminò nel 1927, quando vinse il Premio Nobel per la letteratura, in riconoscimento della sua profonda influenza sul pensiero moderno e sulla cultura letteraria.
Negli ultimi anni della sua vita, Bergson si allontanò progressivamente dall’attività accademica a causa di problemi di salute e della difficile situazione politica in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale. Morì a Parigi il 4 gennaio 1941.
Il pensiero filosofico di Henri Bergson
La filosofia di Henri Bergson è stata spesso associata allo spiritualismo francese, una corrente di pensiero che cercava di contrapporsi al materialismo e al positivismo che dominavano il panorama scientifico e filosofico del XIX secolo. Lo spiritualismo, di cui Bergson è uno dei massimi esponenti, proponeva una visione del mondo in cui la realtà interiore e le esperienze soggettive avevano un’importanza fondamentale.
Bergson fu profondamente critico nei confronti del meccanicismo e del determinismo scientifico, che riducevano l’esperienza umana a fenomeni puramente fisici e misurabili. Secondo Bergson, la realtà non può essere compresa appieno attraverso la lente della scienza, poiché esistono dimensioni dell’esperienza che sfuggono a ogni tentativo di quantificazione e analisi oggettiva.
Uno dei temi centrali della filosofia bergsoniana è la distinzione tra conoscenza intuitiva e conoscenza intellettuale. Per Bergson, la conoscenza intellettuale, basata su concetti, logica e astrazione, è limitata e incapace di cogliere la vera essenza della realtà. Al contrario, la conoscenza intuitiva, che si sviluppa attraverso l’esperienza diretta e immediata del mondo, è in grado di percepire la realtà nella sua totalità. Questa conoscenza intuitiva si manifesta soprattutto nella percezione della durata (la "durée"), il concetto fondamentale della filosofia di Bergson.
In contrasto con la concezione scientifica del mondo, che frammenta il tempo in una serie di momenti distinti e misura la realtà attraverso una serie di categorie rigide, Bergson propone una visione della conoscenza come un flusso continuo e dinamico, in cui la coscienza gioca un ruolo cruciale.
Cos’è il tempo secondo Henri Bergson
Uno degli aspetti più celebri del pensiero di Henri Bergson è la sua concezione del tempo. A differenza della visione lineare e quantitativa del tempo promossa dalla scienza, in cui il tempo è diviso in istanti distinti e misurabili, Bergson introduce il concetto di durata (in francese "durée"), che descrive il tempo come un flusso ininterrotto e indivisibile.
La durata è il tempo vissuto, il tempo soggettivo che ogni individuo sperimenta in modo unico. Secondo Bergson, il tempo non può essere ridotto a una successione di istanti statici, come avviene nel calcolo matematico, ma è piuttosto un processo continuo, in cui passato, presente e futuro sono intrecciati in una unità dinamica. In altre parole, il tempo della scienza è solo una rappresentazione parziale della realtà, utile per misurare fenomeni esterni, ma incapace di catturare l’essenza della coscienza umana.
Bergson distingue quindi tra due tipi di tempo: il tempo spazializzato, che è il tempo misurabile e quantificabile della scienza, e il tempo vissuto, che è il tempo della coscienza. Quest’ultimo è qualitativo e irriducibile alle categorie logiche o matematiche. La nostra esperienza del tempo è un continuo divenire, un flusso che non si ripete mai in modo identico.
La concezione del tempo di Bergson ha avuto un’influenza profonda non solo in filosofia, ma anche in ambito letterario e artistico. Molti autori del Novecento, tra cui Marcel Proust e i filosofi dell’esistenzialismo, hanno ripreso e sviluppato le sue riflessioni sulla durata e sulla percezione del tempo.
Lo slancio vitale di Henri Bergson
Un altro concetto centrale nella filosofia di Henri Bergson è quello di slancio vitale (in francese "élan vital"). Lo slancio vitale è una forza creatrice che pervade l’intera realtà, una sorta di energia dinamica che guida l’evoluzione della vita e la sua continua trasformazione. Secondo Bergson, la vita non è semplicemente un fenomeno meccanico determinato dalle leggi della fisica e della chimica, ma è il risultato di uno slancio creativo che spinge gli organismi viventi a evolversi, a differenziarsi e a superare le limitazioni imposte dall’ambiente.
Lo slancio vitale è quindi una forza che non può essere spiegata interamente attraverso la scienza, poiché non segue un determinismo meccanicistico, ma è piuttosto una spinta creatrice che agisce dall’interno della vita stessa. Questo concetto si oppone alla visione darwiniana dell’evoluzione, che Bergson considerava troppo riduttiva. Mentre Darwin vedeva l’evoluzione come un processo adattivo basato sulla selezione naturale, Bergson sottolineava l’importanza della creatività e dell’imprevedibilità nel processo evolutivo.
Lo slancio vitale è anche una chiave per comprendere la libertà umana. Secondo Bergson, la libertà non è semplicemente l’assenza di costrizioni esterne, ma è il risultato di una scelta creativa che emerge dalla profondità della coscienza. Quando siamo liberi, non ci limitiamo a reagire alle circostanze, ma agiamo in modo creativo, guidati dallo slancio vitale che ci anima.
Le opere più importanti di Henri Bergson
Henri Bergson è autore di numerose opere che hanno avuto un profondo impatto sulla filosofia contemporanea. Tra le più importanti, possiamo citare:
"Saggio sui dati immediati della coscienza" (1889)
Questa è la prima grande opera di Bergson e rappresenta una critica alla concezione meccanicistica della psicologia e della filosofia. Nel testo, Bergson sviluppa la sua distinzione tra tempo spazializzato e durata, sostenendo che la coscienza umana non può essere ridotta a una serie di fenomeni misurabili, ma deve essere compresa come un flusso continuo e dinamico.
"Materia e memoria" (1896)
Bergson affronta il problema del rapporto tra corpo e mente, proponendo una teoria innovativa della memoria. Contrariamente alla visione tradizionale che separa nettamente la materia dalla coscienza, Bergson sostiene che la memoria non è semplicemente un deposito di ricordi, ma è strettamente legata all’azione e alla percezione. Il rapporto tra corpo e memoria è centrale nella sua concezione della coscienza come flusso ininterrotto.
"L’evoluzione creatrice" (1907)
In quest’opera, Bergson elabora la teoria dello slancio vitale e offre una critica radicale alla teoria darwiniana dell’evoluzione. Egli sostiene che la vita è guidata da una forza creatrice che spinge gli organismi a superare le barriere e a evolversi in direzioni imprevedibili. Questo testo è uno dei più influenti della sua carriera e ha contribuito a diffondere le sue idee oltre i confini della filosofia accademica.
"Le due fonti della morale e della religione" (1932)
Bergson esplora il rapporto tra morale e religione, distinguendo tra una morale chiusa, basata sulla conformità sociale, e una morale aperta, che si fonda su uno slancio vitale e creativo. La religione, secondo Bergson, può essere sia un insieme di credenze statiche e dogmatiche, sia una forza creativa che spinge l’umanità verso un maggiore sviluppo spirituale.