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William Shakespeare, biografia e opere del drammaturgo

Lo scrittore inglese è stato capace di annullare il tempo e lo spazio descrivendo, tra speranze e turbamenti, le pulsioni dell’animo umano in tutta la loro complessità

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

William Shakespeare è considerato lo scrittore inglese più rappresentativo di tutti i tempi. Drammaturgo e poeta vissuto nel sedicesimo secolo, gode ancora oggi di fama mondiale, con traduzioni in tutte le lingue. Considerato il padre del teatro occidentale, è il drammaturgo che più di ogni altro è riuscito a descrivere l’animo umano in tutta la sua complessità, mettendone a nudo speranze, pene e turbamenti e consentendo al lettore come allo spettatore di immedesimarsi a tal punto da rendere la sua opera sempre attuale e di fatto immune al tempo e allo spazio. A proposito di spazio, al “Bardo” è stato dedicato l’asteroide “2985 Shakespeare” scoperto nel 1983.

La vita di William Shakespeare

Per citare Benedetto Croce, di William Shakespeare “non è dato comporre la biografia”, questo perché la sua vita è rimasta per buona parte avvolta nel mistero e ricostruita fino alla notorietà solamente attraverso i pochi e scarni documenti dell’epoca e la nutrita aneddotica, che talvolta ha finito per sconfinare nel fantasioso, come nel caso della teoria che vedrebbe celarsi dietro pseudonimo addirittura Francesco Bacone.

La nascita

Shakespeare nacque di certo a Stratford-upon-Avon, florida cittadina commerciale del Warwickshire, 100km a nord-ovest di Londra, nel 1564, sotto il Regno di Elisabetta I di Inghilterra. La data nota è quella del battesimo, avvenuto nella chiesa locale il 26 aprile, mentre quella della nascita è convenzionalmente fissata tre giorni prima, dunque il 23 aprile, San Giorgio. William è il terzo degli otto figli di Mary Arden e di John Shakespeare, commerciante di pellami appartenente alla corporazione dei guantai e uomo politico con diversi incarichi nell’amministrazione comunale, fra i quali quello di Sindaco.

Gli studi

Cresciuto a bottega come apprendista conciatore, Shakespeare riceve tuttavia un’istruzione di livello e frequenta la scuola del paese, imparando a leggere sul Prayer Book, il libro di preghiere della chiesa anglicana, cui il padre John si era convertito poco dopo la sua nascita. Successivamente, vista la folta presenza a Stratford di insegnanti provenienti da Oxford, ebbe modo di studiare latino, logica, retorica e i classici della letteratura, ma decise di non frequentare l’Università.

Il matrimonio e i figli

Nel 1582, a soli 18 anni, William sposò Anne Hataway, di otto anni più grande di lui, che dopo sei mesi partorì la primogenita Susan e tre anni dopo due gemelli Judith, morta dopo poche settimane, e Hamneth, l’unico maschio, che scomparirà anche lui prematuramente. E’ proprio da questo momento, nel 1585, che le notizie sulla vita di Shakespeare si interrompono per lunghi sette anni, quelli che gli studiosi hanno ribattezzato i “Lost Years”.

Lost Years

Sono gli “anni perduti” della vita di Shakespeare, avvolti dal mistero e descritti nelle maniere più fantasiose. Una delle ipotesi più accreditate è che il giovane William fuggì per evitare l’arresto, accusato di bracconaggio per aver cacciato un cervo nella tenuta di Sir Thomas Lucy, un signorotto locale proprietario terriero di Stratford. Ma c’è anche chi lo colloca in viaggio attraverso la Francia e l’Italia o chi ne testimonia la presenza come custode di cavalli in diversi cantieri aperti per la costruzione di nuovi teatri.

Londra, il teatro, la peste, il successo, la morte

Sia come sia, è nel 1592 che Shakespeare riemerge dalle nebbie della storia. E lo fa a Londra, dove sotto l’illuminata guida di Elisabetta I, patrona dell’arte e della cultura, pullula la vita intellettuale, che segnerà quegli anni come quelli del Rinascimento Inglese, con il teatro elisabettiano come fiore all’occhiello. Shakespeare, soprannominato il “Bardo dell’Avon”, riappare già come un apprezzato attore e autore, le cui tracce si ritrovano in diverse lettere dell’epoca che commentano le rappresentazioni di alcune sue opere da parte di compagnie Derby, Pembroke e nel Sussex. L’arrivo di un’epidemia di peste, però, porta alla chiusura dei teatri, due anni in cui Shakespeare si dedica alla scrittura, componendo in quel periodo la maggior parte dei suoi poemi e sonetti, tra i quali “Venere e Adone” e “Il ratto di Lucrezia” attirandosi le simpatie del Conte di Southampton, che divenne suo pigmalione. Alla riapertura dei teatri, nel 1594, si unì alla compagnia più famosa del tempo, The Lord Chamberlain’s Men, esibendosi a Corte sia con Elisabetta I che con Re Giacomo I, in onore del quale si ribattezzarono The King’s Men, e raggiungendo di lì a poco le vette del successo. Fondò e divenne uno dei maggiori azionisti del mitico Globe Theatre. Nominato gentleman fu lentamente e inesorabilmente logorato dal tempo e dai lutti familiari, ritirandosi progressivamente dalle scene e dalla scrittura per fare ritorno alla natia Stratford-upon-Avon, dove si spense nel 1616, presumibilmente attorno al 23 aprile, giorno del suo compleanno.

Le opere del “Bardo”

L’eredità lasciata da William Shakespeare è quella di un autore a dir poco prolifico vantando ben 37 testi teatrali, 154 sonetti ed altri poemi prodotti nello spazio di circa vent’anni, tra il 1591 e il 1611. Le fasi della sua scrittura non sono di semplice collocazione temporale e catalogazione avendo alternato tragedie, commedie, drammi storici e opere poetiche, apparentemente senza traccia di evoluzione, con produzioni sin da subito mature. Il suo essere genialmente poliedrico gli consentì di soddisfare tutti i gusti del pubblico, dai più raffinati ai più popolari, ricorrendo ora a una lingua artificiosa, quasi rarefatta, ora ad una prosa schietta e diretta, intercettando l’interesse di tutte le classi sociali. Se le sue opere sono state tramandate fino ai giorni nostri, lo si deve soprattutto a due suoi amici e collaboratori, John Heminge e Henry Condell, che nel 1623 pubblicarono First Folio, raccolta contenente 36 delle 37 opere teatrali.

Fonti, ispirazioni e novità stilistiche

Le opere di Shakespeare non sono di sua totale invenzione, ma ispirate dal materiale letterario con cui venne a contatto durante la vita: dalle novelle di Matteo Bandello, alle storie di Plutarco, passando per le cronache di Holinshed. Il tocco in più aggiunto dal Bardo è semmai la sua innata capacità di entrare nell’immaginario collettivo, creando personaggi caratterizzati da una profondità psicologica tale da farne archetipi universali, come nel caso della gelosia rappresentata da Otello, piuttosto che dell’incertezza di Amleto. Dal punto di vista della struttura dei testi invece le novità introdotte da Shakespeare furono nelle opere teatrali il ricorso al pentametro giambico, che con le sue 10 sillabe si prestava tanto alla rappresentazione, quanto ad una piacevole lettura, e nei sonetti elisabettiani l’utilizzo delle quartine in rima alternata e di un distico a rima baciata, allontanandosi dallo schema petrarchesco composto da due quartine e due terzine.

Commedie, drammi storici e tragedie

Metà delle opere di Shakespeare sono commedie, sempre a lieto fine, frutto di equivoci e intrecci comici, proposte con un lessico capace ora di strappare un sorriso, ora di suscitare un’esplosione di risate. Rivisitando diversi topos del teatro classico, nelle commedie shakespeariane si capovolge spesso la realtà per far tornare l’armonia e frequente è il ricorso alla componente della magia. Di questa categoria fanno parte:

  • I due gentiluomini di Verona
  • La commedia degli errori
  • La bisbetica domata
  • Pene d’amore perdute
  • Il mercante di Venezia
  • Sogno di una notte di mezza estate
  • Molto rumore per nulla
  • Come vi piace
  • La dodicesima notte
  • Le allegre comari di Windsor
  • Tutto è bene quel che finisce bene
  • Misura per misura
  • Pericle principe di Tiro
  • La tempesta
  • Il racconto d’inverno

Agli esordi e nella fase centrale della sua attività, Shakespeare si dedica ai drammi storici, sia per la predilezione del pubblico per le rappresentazioni dedicate ai sovrani inglesi, sia per ispirare una riflessione sulla questione della morale in politica. I più celebri componimenti di questo genere sono Riccardo III, ambientato nella guerra delle Due Rose, Enrico IV ed Enrico V, che si svolgono invece durante la guerra dei 100 anni.

Le opere più conosciute di Shakespeare sono però le tragedie. E’ qui che l’autore, attraverso la multidimensionalità dei suoi personaggi, mette il pubblico e il lettore davanti ai grandi drammi della vita come la perdita dei genitori o dei figli, l’amore non corrisposto, la gelosia, l’invidia, l’ambizione smodata, l’orgoglio ferito e i rimpianti per il passato. Storie di eroi dilaniati da un destino ambiguo, dal demone della menzogna e del tradimento, anticamera della follia.

Romeo e Giulietta

E’ probabilmente la tragedia più conosciuta di Shakespeare, emblema delle storie d’amore rimaste incompiute a causa del destino, la lettera mai ricevuta da Romeo nella quale Giulietta lo istruiva sulla fuga, ma anche monito sul pericolo che scaturisce dai pregiudizi. La faida tra Capuleti e Montecchi impedisce ai due giovani di vivere liberamente il proprio sentimento e li spinge al suicidio, che porrà fine alla rivalità tra le due famiglie.

Amleto

Amore, onore, amicizia, famiglia, lutto, vendetta, è in Amleto che Shakespeare condensa i grandi temi dell’esistenza, rendendo praticamente immortale quest’opera, sempre attuale per i suoi significati. Il Principe di Danimarca è turbato dalla morte del padre, che apparendo sotto forma di fantasma gli svela di essere stato ucciso dal fratello, e dalla decisione della madre di sposare lo zio. Intrighi, complotti e tradimenti fanno da sfondo ai monologhi del protagonista, alle profonde riflessioni esistenzialiste e agli angoscianti dilemmi su come reagire agli eventi del destino, che lo conducono sull’orlo del precipizio, in bilico fra tormento e pazzia.

Otello

Il rapporto fra marito e moglie è al centro della tragedia ispirata alle fragilità e alle insicurezze alimentate dalla gelosia, dall’invidia e dalla menzogna. Il generale Otello sposa Desdemona, figlia di un senatore di Venezia che muore di crepacuore alla notizia delle nozze con un moro molto più anziano di lei, e sceglie come luogotenente Cassio, scatenando la gelosia di Iago, che si vendicherà insinuando il seme del dubbio del tradimento e scatenando i tragici eventi dell’epilogo, in cui le azioni violente macchieranno l’anima di chi le compie e non la coscienza di chi le ha ispirate, lasciando emergere chiaro il tema della responsabilità.

Re Lear

Come in Otello e ancor più in Amleto, Shakespeare in Re Lear torna a sviluppare il tema padre-figlia e lo fa tramite la figura di Cordelia, figlia diseredata per non aver ostentato il sincero amore per il genitore a dispetto delle sorelle Goneril e Regan, che riescono a manipolare il sovrano prima di rinnegarlo. Cordelia però non serberà rancore a Re Lear e resterà fedele ai suoi principi morali, correndo in aiuto di quel padre che le aveva voltato le spalle e trovando la morte.

Macbeth

In Macbeth torna potente il tema della responsabilità, rapportata questa volta al pericolo delle tentazioni e dell’ambizione. Il protagonista combatte per il Re di Scozia e tornando da una battaglia incontra tre streghe che lo chiamano prima soldato, poi generale e infine re; la nomina a generale avvenuta di lì a poco lo convince di essere il destinatario di una profezia e spinto da Lady Macbeth si lascerà tentare dalla possibilità di diventare re. Finirà per pagare la sua sete di potere.

Antonio e Cleopatra

Antonio e Cleopatra rappresenta per Shakespeare non solo l’occasione di dipingere un affresco di alcuni eventi della storia romana, ma anche di affrontare il tema dell’invecchiamento e della perdita di potere ad esso connessa. Per farlo si serve della figura di Antonio, militare e capo politico di Roma, che tradisce Ottavio per amore di Cleopatra, una scelta che lo condurrà alla morte dopo la perdita della sua reputazione e del rispetto per se stesso.