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Salvatore Quasimodo, Ed è subito sera: analisi e commento

Tre versi sono sufficienti all’autore per dar vita ad una poesia dalla potenza devastante, che sintetizza l’amara concezione della vita da parte del poeta

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

I tre versi di “Ed è subito sera”, originariamente, erano parte di una poesia più lunga, intitolata “Solitudini” e contenuta nella raccolta di poesie “Acqua e terra”, e ne costituivano la terzina finale. Solo nel 1942, furono invece scorporati e pubblicati nella forma giunta fino ai nostri tempi.

L’opera, così come la conosciamo oggi, è uno dei componimenti più brevi e allo stesso tempo famosi di Salvatore Quasimodo, poeta siciliano, rappresentativo come pochi altri della corrente ermetica.

La poesia

“Ognuno sta solo sul cuor della terra,

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera”.

Analisi

Il testo di “Ed è subito sera” all’apparenza si presenta tutt’altro che impegnativo, il significato letterale dei tre versi che lo compongono si rivela infatti piuttosto immediato, ma il suo significato assume tanta più importanza quanto si comprende appieno il senso e il peso peculiare di ciascun singolo vocabolo utilizzato.

Ogni uomo vive in solitudine, (sentendosi) al centro del mondo, colpito da un raggio di sole. E in un attimo (senza che se ne accorga) arriva la sera. È la parafrasi stessa a dirci che ci troviamo all’apice dalla fase ermetica di Quasimodo, che però allo stesso tempo già si proietta verso una nuova versione della sua poetica, che si svincola dall’individualismo tipico dell’ermetismo, per farsi dolorosa esperienza collettiva in quello “ognuno” con il quale l’autore si riferisce all’intera umanità.

Un’umanità che condivide collettivamente la devastante esperienza della guerra e che però, in quel “solo” che segue, viene nuovamente frammentata in infinite individualità, incapaci di esternare efficacemente i propri sentimenti e che si percepiscono ciascuna come centro dell’universo mondo, “sul cuore della terra”.

È il secondo verso a disvelare, però, il vero senso della vita, che allo stesso tempo si manifesta come raggio di sole che illumina l’uomo e spada di luce che lo trafigge, arrecandogli dolori e dispiaceri. Portatore di gioia e di quella morte che sopraggiunge inattesa e fulminea.

“Ed è subito sera” è allora la somma poetica delle riflessioni del poeta sulla condizione dell’esistenza umana e sulla sua caduca precarietà.

Sono quindi la scelta e la collocazione dei termini a caratterizzare il linguaggio della poesia: poche parole, rapide e scarne, ma cariche di tormento e splendida sintesi della fugacità della vita e del tormento procurato dallo smarrimento nel constatare che tutti gli uomini sono soli su questa terra.

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Commento

È la condizione esistenziale dell’uomo il tema trattato dalla lirica di Quasimodo, che riesce in soli tre versi a cristallizzare tre distinti momenti, che insieme sintetizzano la concezione pessimistica che il poeta ha della vita. Riflessioni amare, che partono dalla conclamata solitudine umana e della desolazione interiore provocata dall’incapacità di comunicare, riassunte nel primo verso, e che proseguono in un crescendo di sofferenza, così come nella vita dell’uomo, con il raggio di sole che lo illumina e trafigge, metafora della breve esistenza che ci spetta, la cui fine è annunciata dal terzo verso, con la “sera” che sopraggiunge inattesa e silenziosa, come la morte.