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La nebbia agli irti colli, testo della poesia di Carducci

In quest’ode si ritrova il tema del chiaroscuro tra vita e morte, del loro contrasto e del loro connubio, al tempo stesso, come è quello tra luce e ombra

Paolo Marcacci

Paolo Marcacci

INSEGNANTE DI LETTERE, GIORNALISTA PUBBLICISTA, SPEAKER RADIOFONICO, OPINIONISTA TELEVISIVO

Ho trasformato in professione quelle che erano le mie passioni, sin dagli anni delle elementari. Dormivo con l'antologia sul comodino e le riviste sportive sotto il letto. L'una mi è servita per diventare una firma delle altre. Per questo, mi sembra di non aver lavorato un solo giorno in vita mia.

La metrica

Il verso adoperato da Carducci in questa poesia è definito “anacreontico” e comprende quattro quartine di settenari (di cui i primi tre piani e il terzo tronco) che osservano uno schema ritmico ABBC DEEC FGGC HIIC.

La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

Gli intenti poetici

In questa poesia, Carducci intende subitaneamente richiamare sia il freddo che la bellezza dell’autunno, che è per sua stessa definizione sempre malinconica, nel periodo più importante per chi opera nella vendemmia; secondo alcuni critici essa ha ispirato la poesia “Novembre” di Giovanni Pascoli. Il testo è piuttosto semplice da interpretare, che porta chi la legge da uno scenario del paesaggio, all’atmosfera del borgo ed infine a quella di un focolare.

I momenti poetici

La poesia si apre con l’elemento della nebbia, che sale dissolvendosi in una pioggia leggera, che risale per le colline, dalle piante ispide, prive di foglie, con un freddo portato dal mare. Per tutto il borgo, si sente il profumo del mosto e del vino, il che riesce a rinfrancare l’umore dei paesani, mentre sui legni del focolare si brucia il grasso sceso dalla cacciagione, mentre il cacciatore, si sofferma a guardare fuori dalla finestra gli stormi di uccelli, che si disegnano contro l’imbrunire.

L’insieme dei messaggi

Tipico della poesia carducciana, anche in quest’ode si ritrova il tema del chiaroscuro tra vita e morte, del loro contrasto e del loro connubio, al tempo stesso, come è quello tra luce e ombra: la prima e la quarta strofa mostrano gli elementi caratteristici della stagione autunnale (colori mesti e umbratili presagi), mentre la seconda e la terza rivelano la dolcezza e il conforto del borgo e la luce calorosa del focolare.