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​ Capitolo 11 de I Promessi Sposi: riassunto e analisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Capitolo 11 dei Promessi Sposi segna l’inizio di una nuova fase della narrazione, in cui i fili già tesi nei capitoli precedenti iniziano a muoversi verso sviluppi più ampi e articolati. Dopo la digressione dedicata alla Monaca di Monza, Manzoni riporta l’attenzione sul destino di Lucia, Renzo e Agnese, dando voce alle conseguenze delle scelte e delle azioni compiute finora.

Questo capitolo si distingue per il suo tono carico di attesa, inquietudine e movimento. I personaggi sono ormai consapevoli che la minaccia rappresentata da Don Rodrigo non può più essere ignorata, e la necessità di agire prende il sopravvento. È un momento in cui l’intreccio si infittisce, ma soprattutto si carica di una nuova tensione narrativa, che accompagna il lettore verso i prossimi snodi drammatici.

La decisione della fuga: tra paura e speranza

Fin dalle prime righe, il capitolo si apre con la descrizione della difficile situazione in cui si trovano Lucia e la madre. Dopo il tentativo fallito di celebrare il matrimonio, reso impossibile dalle interferenze di Don Rodrigo, le due donne capiscono che non possono più restare nel loro paese. La paura è diventata troppo grande, e il pericolo troppo vicino. È in questo clima di angoscia e incertezza che Fra Cristoforo, consapevole dei rischi che i suoi protetti stanno correndo, propone una soluzione estrema: la fuga verso un luogo sicuro, lontano dalle minacce del signorotto.

Il frate si fa carico dell’organizzazione della partenza, dimostrando ancora una volta la sua profonda umanità e il suo coraggio morale. La proposta viene accolta con un misto di timore e speranza: da un lato la paura dell’ignoto, del lasciare la propria casa e affrontare un viaggio difficile; dall’altro il desiderio di sfuggire finalmente alla morsa di Don Rodrigo e trovare una via d’uscita. Manzoni descrive con grande finezza psicologica le emozioni contrastanti di Lucia: lacerata tra la volontà di proteggersi e quella di non abbandonare il proprio mondo, si affida a Fra Cristoforo con fiducia, ma anche con un profondo senso di perdita.

L’arrivo dell’Innominato nella narrazione

Il Capitolo 11 è anche importante perché, per la prima volta, viene introdotta la figura dell’Innominato, uno dei personaggi più enigmatici e affascinanti del romanzo. La sua presenza, anche se ancora marginale in termini di azione, viene anticipata con grande maestria narrativa. Don Rodrigo, frustrato dalla resistenza e dai continui ostacoli ai suoi desideri, decide infatti di rivolgersi a questo oscuro personaggio per risolvere definitivamente il “problema” Lucia. La scelta di coinvolgere l’Innominato segna un ulteriore salto di qualità nella crudeltà e nella determinazione del signorotto, che ora non esita a cercare l’aiuto di chi vive fuori da ogni legge e morale, pur di ottenere ciò che vuole.

La descrizione dell’Innominato, seppur ancora solo accennata, trasmette immediatamente una sensazione di inquietudine e potere oscuro. Il suo nome non viene pronunciato, quasi fosse un tabù, e la sua fama è sufficiente a incutere terrore anche tra gli uomini più spavaldi. Manzoni costruisce l’attesa con attenzione: non mostra subito l’uomo, ma ne fa avvertire la presenza attraverso le parole e le reazioni degli altri personaggi. L’effetto è quello di un male assoluto e impersonale, che si avvicina lentamente, ma inesorabilmente, al cuore della vicenda.

Il viaggio segreto e l’addio al paese

Mentre Don Rodrigo trama nell’ombra, Renzo, Lucia e Agnese si preparano a lasciare il loro villaggio. Il viaggio notturno verso la salvezza è organizzato in modo segreto, con l’aiuto di uomini fidati e sotto la guida di Fra Cristoforo. La descrizione della partenza è intensa e malinconica: non è un semplice spostamento fisico, ma un distacco emotivo e simbolico dal passato, dall’innocenza e dalla speranza che ancora nutrivano i protagonisti. Lucia, in particolare, avverte il peso di questo passaggio con tutta la sensibilità di chi è costretto a lasciare tutto ciò che conosce, senza sapere se potrà mai tornare.

Manzoni insiste sulla dimensione affettiva del distacco: ogni oggetto, ogni paesaggio familiare diventa un addio. La partenza è anche una cesura narrativa: da questo momento in poi, la vicenda dei protagonisti si disperderà in più luoghi e direzioni, e il romanzo assumerà un respiro più ampio. Il viaggio notturno, con il silenzio che avvolge la campagna e l’ansia che serpeggia tra i viaggiatori, è descritto con una forza evocativa che mette in evidenza il contrasto tra la tranquillità apparente del mondo esterno e la tempesta che agita i cuori dei personaggi.

Una svolta nella tensione narrativa

Il Capitolo 11 chiude una prima fase del romanzo e apre la strada ai grandi eventi che seguiranno. La fuga di Lucia e della madre, l’ingresso dell’Innominato nella trama, e la decisione di Don Rodrigo di spingersi oltre ogni limite, segnano una svolta decisiva. La tensione cresce, i personaggi si muovono, i destini cominciano a separarsi. Il lettore è accompagnato verso una nuova serie di conflitti e trasformazioni, consapevole che nulla sarà più come prima.

Dal punto di vista stilistico, Manzoni alterna descrizioni ricche di pathos a momenti di riflessione, mantenendo un equilibrio narrativo che consente al lettore di seguire con partecipazione l’evolversi della vicenda. Il ritmo è sostenuto, ma non frenetico, e lascia spazio a quella densità morale e psicologica che è una delle caratteristiche più alte del romanzo.

Il Capitolo 11 è quindi una tappa fondamentale, non solo per i suoi eventi, ma per come riesce a trasmettere al lettore il senso di una realtà che cambia, di un pericolo che si avvicina, e di una forza interiore che i personaggi devono trovare per affrontarlo. È un momento di transizione, ma anche di consapevolezza: un passaggio necessario per entrare nel cuore profondo della storia.