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Capitolo 22 de I Promessi Sposi: analisi e commento

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Capitolo 22 dei Promessi Sposi si svolge interamente nel villaggio in cui ha trovato rifugio Lucia, e segue il giorno successivo all’incontro tra il cardinale Federigo Borromeo e l’Innominato. Dopo il culmine spirituale della conversione, questo capitolo si caratterizza per un tono più disteso, ma non meno intenso.

Al centro della narrazione c’è l’accoglienza della comunità verso il cardinale, la reazione della popolazione all’arrivo dell’Innominato ormai redento e, in parallelo, la profonda umiliazione di Don Rodrigo, sempre più isolato e timoroso. Manzoni costruisce il capitolo alternando descrizioni corali e riflessioni morali, e continua a delineare la forza della fede autentica contrapposta alla debolezza dell’arroganza umana.

L’arrivo del cardinale e l’accoglienza del popolo

La giornata si apre con grande fermento: il cardinale Borromeo ha annunciato la sua intenzione di visitare personalmente Lucia e la piccola comunità che l’ha accolta. La notizia si diffonde rapidamente nel paese, suscitando una commozione collettiva. Il popolo accorre numeroso per vederlo, salutarlo, ascoltare una sua parola. Manzoni descrive questo entusiasmo non come semplice curiosità, ma come desiderio sincero di contatto con una figura che incarna il bene, la saggezza e la giustizia. L’arrivo del cardinale, con la sua semplicità, disarma e conquista tutti: non c’è ostentazione nel suo atteggiamento, solo affetto e umanità.

Questa scena mostra una delle qualità che Manzoni attribuisce a Federigo Borromeo: la capacità di entrare nel cuore della gente senza imporre autorità, ma attraverso l’autenticità della sua fede e la coerenza della sua condotta. Il contrasto con la figura di Don Rodrigo – che pure è lì, nascosto e timoroso – è fortissimo: laddove il cardinale è accolto come un padre, il nobile è evitato e malvisto da tutti. È la giustizia morale che si manifesta nella vita concreta, anche al di fuori dei tribunali.

Il colloquio con Lucia e la dolcezza della pietà cristiana

Uno dei momenti centrali del capitolo è l’incontro tra il cardinale e Lucia, ormai liberata e ancora sconvolta dagli eventi vissuti. Manzoni descrive con delicatezza il dialogo tra i due. Lucia, ancora profondamente scossa dal rapimento, rivela al cardinale di aver fatto un voto di castità alla Madonna, durante la notte in cui temeva per la propria vita. Lo ha fatto con tutto il cuore, ma ora è tormentata: ha promesso a Dio ciò che aveva già promesso a Renzo. Si sente in colpa, divisa tra il dovere verso la fede e l’amore promesso.

Il cardinale la ascolta con pazienza e tenerezza, non la rimprovera, non la incalza, ma la consola. Le spiega che i voti fatti in stato di grave turbamento non sono vincolanti, e che tutto andrà valutato con calma e con guida spirituale. Questa scena rappresenta un esempio perfetto di carità cristiana vissuta con intelligenza e misericordia: il cardinale non è un uomo di regole rigide, ma di comprensione profonda, capace di accogliere la sofferenza senza giudicare.

In questo modo Manzoni continua a proporre Federigo Borromeo come modello di pastore ideale, contrapposto non solo ai potenti mondani, ma anche a quei religiosi che vivono la fede in modo formale e senza vero amore per le persone.

Don Rodrigo: l’arroganza che crolla nel disprezzo

Mentre la comunità è in festa per la visita del cardinale e la liberazione di Lucia, Don Rodrigo è spettatore solitario e amaro. Si trova ancora nello stesso paese, nascosto nella sua dimora, ma sente chiaramente che il vento è cambiato. La sua autorità non incute più timore, il suo nome non è più pronunciato con rispetto ma con fastidio, se non con disprezzo. I suoi stessi servitori lo evitano, lo temono, lo deridono. È l’inizio della caduta morale e sociale di un personaggio che aveva costruito la propria posizione sull’arroganza e sull’impunità.

Manzoni è abilissimo nel rappresentare la solitudine crescente di Don Rodrigo. Egli percepisce la trasformazione dell’Innominato come una minaccia: se anche il più crudele dei suoi alleati si è piegato al potere della fede, allora nulla sembra più certo. La conversione dell’Innominato, da lui considerato incrollabile, ha scosso l’equilibrio delle alleanze criminali su cui si era basato. Don Rodrigo, però, non riflette, non si pente: resta aggrappato con rabbia e orgoglio al proprio ruolo, ma ora sa che quel ruolo sta vacillando.

Un capitolo di bilanci morali e nuova speranza

Il Capitolo 22 è un capitolo di bilanci morali, in cui i personaggi raccolgono i frutti delle loro scelte. L’Innominato, che ha scelto la via della redenzione, viene accettato, ascoltato e inizia un nuovo cammino; Lucia trova conforto e guida spirituale nella figura del cardinale; il popolo, sebbene semplice, si mostra capace di distinguere tra il vero e il falso bene, tra chi merita rispetto e chi incute solo paura. Al tempo stesso, Don Rodrigo comincia a raccogliere il disprezzo che aveva seminato: l’isolamento morale precede la caduta concreta, che avverrà nei capitoli futuri.

Manzoni, in questo capitolo, conferma la sua visione della giustizia come processo umano e spirituale, non meccanico né immediato. Non è il tribunale a condannare Don Rodrigo, ma la coscienza collettiva, il silenzioso ma inesorabile giudizio del popolo, che riconosce chi agisce per il bene e chi vive solo per sé stesso. La figura del cardinale si impone come faro morale in un mondo spesso ingiusto, dimostrando che il bene non è solo ideale, ma possibile e reale, se vissuto con autenticità.

Il capitolo si chiude con un tono di speranza: Lucia non è più sola, l’Innominato ha avviato un cammino di riparazione, Don Rodrigo è ormai un uomo destinato al declino. La vicenda riprenderà presto con altri colpi di scena, ma per ora il lettore può intravedere una luce nella fitta rete di soprusi e dolore che aveva dominato la prima parte del romanzo.