Capitolo 24 de I Promessi Sposi: riassunto e temi
Il Capitolo 24 dei Promessi Sposi riprende il filo della narrazione interrotto dalla lunga digressione su Federigo Borromeo nel capitolo precedente e ci riporta nella quotidianità dolorosa di Lucia, finalmente libera dopo il rapimento ordinato da Don Rodrigo e affidato all’Innominato. In questo capitolo Manzoni si concentra sulle conseguenze interiori che l’esperienza traumatica ha avuto sulla giovane protagonista. Non si tratta più di un pericolo fisico immediato, ma di una lotta morale e spirituale.
Il capitolo è dominato dal tema del voto, il giuramento fatto da Lucia alla Madonna durante la notte di prigionia, e dall’intenso colloquio che la giovane ha con il cardinale Borromeo, il quale cerca di guidarla con dolcezza e chiarezza nella difficile scelta tra fede e affetti. È un capitolo di grande profondità interiore, in cui Manzoni esplora il legame tra coscienza, sacrificio e vocazione.
- Il ritorno di Agnese e la sofferenza silenziosa di Lucia
- Il colloquio con il cardinale: carità e discernimento
- Lucia tra sentimento e dovere
- Un capitolo di interiorità e sospensione
Il ritorno di Agnese e la sofferenza silenziosa di Lucia
All’inizio del capitolo, Lucia viene finalmente riabbracciata da sua madre, Agnese, richiamata da Fra Cristoforo per farla ricongiungere con la figlia. L’incontro tra le due è toccante e delicato. Lucia, pur felice di rivedere la madre, appare cambiata, turbata da un dolore silenzioso che Agnese non riesce a comprendere del tutto. La ragazza è ancora sconvolta dagli eventi vissuti: il rapimento, la solitudine, la paura profonda provata nella notte della prigionia. Ma soprattutto, porta nel cuore un peso nuovo e misterioso: il voto fatto alla Madonna, con cui ha promesso di rinunciare al matrimonio e consacrarsi a Dio.
Agnese, come ogni madre affettuosa e pratica, è preoccupata per il futuro della figlia. Appena può, accenna a Renzo, chiedendo notizie e immaginando una futura ricongiunzione. Ma Lucia tace, evita, cambia discorso. La sua esitazione non nasce da mancanza di affetto per Renzo, ma dal conflitto interiore che la consuma: ha fatto una promessa solenne in un momento di disperazione, e ora si sente vincolata, incapace di immaginare un futuro diverso da quello offerto alla Madonna. Manzoni descrive questa tensione con grande delicatezza, lasciando emergere il senso di sacrificio volontario ma doloroso che Lucia porta con sé.
Il colloquio con il cardinale: carità e discernimento
Il momento centrale del capitolo è il colloquio tra Lucia e il cardinale Federigo Borromeo, che ha intuito il tormento della giovane e desidera offrirle un punto di riferimento. La scena si svolge in un’atmosfera raccolta, lontana da ogni solennità rigida: il cardinale non si presenta come un’autorità distante, ma come un padre spirituale pronto ad ascoltare. Lucia, commossa, gli confessa finalmente il voto fatto alla Madonna. Racconta con semplicità e pudore la notte del rapimento, l’angoscia che l’ha spinta a implorare la protezione divina, e la promessa di rinunciare a Renzo se fosse stata liberata.
Il cardinale ascolta senza interrompere, con rispetto e partecipazione. Quando parla, le sue parole sono cariche di saggezza e tenerezza. Non minimizza la gravità del voto, ma le spiega che, per quanto fatto in buona fede, un simile impegno non può essere considerato del tutto vincolante se è stato preso in uno stato di terrore. La fede, dice in sostanza, non chiede sacrifici irrazionali, ma scelte libere e consapevoli. Tuttavia, non le impone nulla: la decisione finale spetterà a Lucia stessa, e solo con il conforto della coscienza.
Questo dialogo mostra ancora una volta la grandezza morale del cardinale Borromeo. Egli non impone dogmi, ma guida con amore e intelligenza, lasciando spazio alla libertà interiore della ragazza. È un esempio di come, secondo Manzoni, debba agire un vero uomo di Chiesa: non un giudice, ma un accompagnatore spirituale.
Lucia tra sentimento e dovere
Lucia, nonostante le parole del cardinale, resta profondamente segnata dal voto. La sua è una vocazione nata dal dolore, e per ora non riesce a pensare a una vita normale, né a un futuro con Renzo. Pur non sciogliendo il voto in modo definitivo, lascia intendere che non intende tornare indietro, almeno per il momento. È un personaggio che Manzoni tratteggia con profondo rispetto: non è una giovane debole o capricciosa, ma una donna matura nel cuore, capace di decisioni difficili per coerenza con ciò che sente giusto.
Il conflitto tra l’amore terreno e la promessa fatta a Dio diventa il nodo spirituale del personaggio, che accompagnerà il lettore fino alle battute finali del romanzo. Lucia rappresenta, in questa fase della narrazione, la fedeltà assoluta alla propria coscienza, anche quando ciò comporta rinunce dolorose. Non è una martire, né una santa fuori dal mondo: è un’anima che ha conosciuto la paura e ora cerca, nel silenzio, la propria strada. Manzoni la presenta come modello di purezza e responsabilità, lontana sia dall’emotività ingenua sia dalla rigidità fanatica.
Un capitolo di interiorità e sospensione
Il Capitolo 24 è un capitolo di sospensione narrativa, ma di grande intensità psicologica. Non succedono grandi eventi esteriori, ma all’interno di Lucia avviene un cambiamento fondamentale: il passaggio dalla vittima passiva degli eventi a persona cosciente e autonoma, che assume su di sé il peso delle proprie scelte. Manzoni utilizza uno stile sobrio, attento ai dettagli emotivi, capace di restituire con verità e pudore il travaglio spirituale della giovane.
Anche la figura del cardinale emerge in modo sempre più limpido: non come semplice risolutore dei problemi altrui, ma come uomo profondamente radicato nella fede e nell’ascolto. Il suo intervento non risolve, ma apre. Non chiude la questione, ma la illumina, lasciando Lucia libera di decidere. È questa fiducia nella coscienza individuale che rappresenta uno degli insegnamenti più alti del romanzo.
Il capitolo si conclude con un clima di serenità inquieta: Lucia è in salvo, ma non ancora in pace; la madre è con lei, ma non la comprende del tutto; Renzo è lontano e ignaro della promessa. Il lettore percepisce che la storia è ancora lontana dalla sua conclusione, ma anche che qualcosa di profondo è cambiato. La sofferenza non ha distrutto Lucia, ma l’ha trasformata in una donna consapevole e forte. E da questo momento in poi, ogni sua scelta sarà il frutto di una coscienza limpida e irriducibile.