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Capitolo 21 de I Promessi Sposi: riassunto e personaggi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Capitolo 21 dei Promessi Sposi è il naturale proseguimento degli eventi narrati nel capitolo precedente e rappresenta un momento di profonda commozione e svolta morale. Dopo l’incontro con il cardinal Federigo Borromeo, l’Innominato torna al suo castello per porre rimedio all’ingiustizia da lui stesso ordinata: il rapimento di Lucia.

Il capitolo è dominato dal tema della redenzione e si articola attorno a due episodi fondamentali: il dialogo tra l’Innominato e Lucia, e l’accoglienza del cardinale nel villaggio di Lucia, che chiude con tono di speranza questa parte centrale del romanzo. Manzoni, con la sua prosa limpida e profonda, mostra come anche il più potente tra gli oppressori possa riscoprire l’umanità attraverso la sofferenza e la fede.

Il ritorno dell’Innominato al castello: uno sguardo nuovo sul potere

Il capitolo si apre con il ritorno dell’Innominato al suo castello, dopo il travaglio interiore e il colloquio decisivo con il cardinale. La descrizione dell’ambiente è significativa: quello che un tempo gli sembrava il luogo del suo potere, ora gli appare come una prigione carica di colpe e rimorsi. I servitori, abituati a obbedire con timore, restano sbalorditi dal comportamento inaspettato del loro padrone, che rientra pensieroso, serio ma non cupo, deciso ma non autoritario. L’Innominato non è più l’uomo temuto e crudele, ma una persona nuova, trasformata dalla coscienza del male commesso.

Manzoni insiste su questo mutamento di sguardo. Il potere, prima esercitato con violenza e arroganza, ora appare all’Innominato come una responsabilità insopportabile se non fondata sul bene. La sua prima preoccupazione è restituire la libertà a Lucia e riparare, per quanto possibile, al male inflitto. L’urgenza morale supera ogni convenienza: ciò che conta è rimediare, chiedere perdono, agire diversamente.

Il commovente colloquio con Lucia

Il momento centrale del capitolo è il colloquio tra l’Innominato e Lucia, tenuta prigioniera nel castello. La scena è tra le più toccanti del romanzo. L’Innominato entra nella stanza, ma Lucia, vedendolo, è presa da un terrore profondo, convinta che egli sia venuto per abusare del suo potere o farla uccidere. La ragazza si accascia supplichevole, invoca la Madonna e ripete il voto che aveva fatto nella notte: se fosse stata liberata, avrebbe offerto la sua verginità a Dio.

Ma l’Innominato non è lì per farle del male. Con voce rotta, con parole nuove, le annuncia la sua conversione, le chiede perdono e la rassicura: sarà restituita alla libertà, e potrà riabbracciare la madre. Lucia non può credere a ciò che sente. L’uomo temuto da tutti ora le parla con rispetto e umiltà. È un ribaltamento totale dei ruoli: l’oppressore chiede perdono all’oppresso, e l’innocenza di Lucia diventa la misura della grandezza morale del cambiamento dell’Innominato.

Manzoni, attraverso questo dialogo, mostra la potenza del bene che nasce dal dolore. Lucia non nutre rancore, non chiede vendetta, ma risponde con riconoscenza e pace. È un momento di comunione spirituale tra due anime profondamente diverse, ma entrambe toccate dalla grazia. L’Innominato, che ha dominato con la forza, ora sperimenta la forza dell’umiltà e del perdono.

Il viaggio verso la liberazione e l’incontro con il cardinale

Dopo il colloquio, l’Innominato organizza la liberazione di Lucia. Le offre ospitalità sicura, le promette protezione e manda a chiamare la madre, Agnese, affinché le due possano ricongiungersi. Al contempo, si prepara ad accompagnare personalmente Lucia dal cardinale Federigo, dimostrando apertamente la sua trasformazione. Questo gesto è altamente simbolico: l’uomo che un tempo agiva nell’ombra ora si espone alla luce, non teme più il giudizio, perché ha scelto di abbandonare la violenza e abbracciare la verità.

L’incontro con il cardinale, che avviene nel villaggio in cui Lucia era stata ospitata, chiude il capitolo con un tono di serena esultanza. Il popolo, venuto a sapere della presenza del cardinale, si raduna numeroso, attratto dalla sua fama di santità. Quando arriva anche l’Innominato, si crea un momento di grande stupore e commozione: il criminale più temuto e il pastore più amato fianco a fianco, entrambi trasformati dalla fede.

Il cardinale accoglie Lucia con affetto paterno, e l’Innominato si presenta davanti a tutti come un uomo nuovo, riconciliato con Dio e con gli uomini. Il capitolo si chiude con una sensazione di armonia ritrovata: il male non è sparito, ma è stato riconosciuto e affrontato. L’umanità, anche nei suoi abissi più oscuri, può sempre risalire alla luce, se accetta di mettersi in discussione.

Un capitolo di catarsi e speranza

Il Capitolo 21 è un momento di catarsi narrativa e morale, in cui convergono le tensioni accumulate nei capitoli precedenti. Manzoni, con delicatezza e profondità, racconta la possibilità concreta della redenzione, mostrando come anche i più grandi peccatori possano cambiare se toccati da una vera consapevolezza. L’Innominato è, in questo senso, uno dei personaggi più complessi e riusciti della letteratura italiana: non un “cattivo” redento per caso, ma un uomo attraversato da una crisi autentica, che sceglie con coscienza di cambiare vita.

Anche Lucia, in questo capitolo, assume un ruolo centrale: non solo come vittima, ma come fonte di purezza e verità. La sua fede, la sua dignità, la sua umiltà sono strumenti con cui Manzoni contrappone la forza silenziosa del bene alla violenza del potere. E il cardinale Borromeo, come già nel capitolo precedente, rappresenta l’esempio della giustizia vissuta con carità e umanità, lontana sia dal formalismo sia dalla durezza.

Con questo capitolo si chiude una delle sequenze narrative più intense dell’opera. L’ordine è stato violato, ma non è distrutto. E la narrazione si prepara ora a rientrare nella vicenda principale con personaggi cambiati, segnati nel profondo da un’esperienza che ha trasformato non solo le loro vite, ma anche il modo in cui guardano il mondo.