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​ Capitolo 16 de I Promessi Sposi: riassunto e temi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Capitolo 16 dei Promessi Sposi prosegue il racconto della vicenda di Renzo, ormai in fuga dopo essere riuscito a scampare all’arresto nel capitolo precedente. Manzoni, con la consueta attenzione ai dettagli storici e psicologici, accompagna il lettore lungo le ultime tappe della sua evasione, fino all’attraversamento dell’Adda e all’ingresso nella Repubblica di Venezia.

In parallelo, l’autore amplia la narrazione introducendo una nuova linea d’azione: Don Rodrigo, resosi conto della sparizione di Lucia, coinvolge l’Innominato per portare avanti il suo piano di rapimento. Il capitolo si articola dunque in due filoni narrativi distinti ma destinati a convergere, ed è caratterizzato da un ritmo dinamico, alternato a riflessioni profonde sulla giustizia, il potere e la fragilità dell’essere umano.

La fuga verso l’Adda e il confine

La prima parte del capitolo è dominata dalla fuga solitaria di Renzo, che percorre strade di campagna e sentieri poco battuti per raggiungere l’Adda, il fiume che segna il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Manzoni descrive con precisione la fatica fisica e mentale del protagonista, costretto a camminare a lungo, a nascondersi, a evitare ogni contatto per non rischiare di essere riconosciuto. L’ambiente rurale in cui si muove Renzo è silenzioso e ostile, ma anche funzionale alla sua salvezza. Le difficoltà del cammino si intrecciano con i pensieri confusi del protagonista, che rievoca ciò che è accaduto e comincia a rendersi conto, con amarezza crescente, di quanto la giustizia che pensava di conoscere fosse solo un’illusione.

Il momento dell’attraversamento dell’Adda ha un forte significato simbolico. Renzo riesce a trovare un barcaiolo disposto a trasportarlo sull’altra riva, a patto di non sapere nulla della sua identità e delle sue intenzioni. È una scena breve ma intensa, che segna il passaggio da un mondo conosciuto a uno ignoto, e che evidenzia il senso di precarietà del protagonista. Appena sbarcato, Renzo si guarda attorno, consapevole di essere fuori pericolo solo in apparenza: la sua libertà è fragile, e il futuro incerto. Con grande efficacia narrativa, Manzoni trasforma un semplice tragitto in un percorso di rottura e rinascita, di abbandono del passato e apertura verso una nuova, difficile tappa della vita.

L’accoglienza a Bergamo e l’aiuto di Bortolo

Superato il confine, Renzo si dirige verso Bergamo, dove vive suo cugino Bortolo, che lavora come filatore e gli aveva promesso, tempo prima, un’occupazione in caso di necessità. L’incontro tra i due avviene con discrezione, in un contesto di prudenza e sospetto. Bortolo accoglie Renzo con umanità e preoccupazione, ascolta il suo racconto e si rende subito conto della delicatezza della situazione. Comprende che non si tratta solo di un ragazzo che ha avuto qualche problema, ma di un perseguitato politico, anche se Renzo stesso fatica a definirsi così.

Bortolo riesce a trovargli un alloggio e un lavoro sotto falso nome, permettendogli di iniziare una nuova vita in clandestinità. Questa parte del capitolo mostra un aspetto importante della narrazione manzoniana: la solidarietà tra umili, che contrasta con l’indifferenza o l’ostilità dei potenti. In un mondo in cui la giustizia istituzionale si è dimostrata cieca, l’unica protezione vera viene dagli affetti familiari e dalla rete di relazioni semplici e genuine. Ma anche qui, Manzoni non cede all’idealizzazione: Renzo sa bene che il suo stato è provvisorio e precario, e che basterebbe una soffiata per far crollare tutto.

Don Rodrigo e il patto con l’Innominato

Parallelamente alla fuga di Renzo, il capitolo introduce un’altra vicenda destinata ad avere un impatto decisivo sulla trama: il coinvolgimento dell’Innominato da parte di Don Rodrigo. Dopo il fallimento del piano di impedire il matrimonio con Lucia e la fuga della ragazza con Agnese e Fra Cristoforo, Don Rodrigo non intende rinunciare al suo obiettivo. Invece di agire direttamente, decide di rivolgersi a un personaggio temuto e influente, che possa portare a termine il rapimento con discrezione e senza lasciare tracce: l’Innominato, figura ancora avvolta nel mistero, ma di cui si intuisce il potere oscuro.

Manzoni descrive la decisione di Don Rodrigo con toni duri e taglienti. Non c’è esitazione morale né senso di colpa: il signorotto agisce per capriccio e orgoglio ferito, e considera Lucia solo come un oggetto da possedere. La sua scelta di rivolgersi all’Innominato mostra quanto sia profonda la sua corruzione: preferisce affidarsi a un delinquente di fama piuttosto che rinunciare ai propri desideri. È una decisione che prepara il terreno per i grandi sviluppi successivi, e che segna l’ingresso nella narrazione di uno dei personaggi più complessi e affascinanti del romanzo.

Un capitolo di passaggio e di tensione crescente

Il Capitolo 16 è un capitolo di transizione fondamentale, in cui i destini dei personaggi cominciano a muoversi lungo traiettorie che presto si intrecceranno di nuovo. Renzo, che ha finalmente trovato un rifugio, si ritrova però isolato, lontano da Lucia, senza notizie né certezze. Don Rodrigo, più determinato che mai, affida il suo piano a una figura inquietante che agisce al di sopra di ogni legge. Manzoni costruisce con maestria una tensione narrativa crescente, preparando il lettore a un’escalation di eventi che porteranno al cuore più oscuro della vicenda: il rapimento di Lucia e la crisi interiore dell’Innominato.

Dal punto di vista stilistico, il capitolo si distingue per l’equilibrio tra azione e introspezione, tra spostamenti fisici e cambiamenti interiori. Renzo non è più solo il giovane impetuoso dei primi capitoli, ma un uomo in fuga che ha dovuto imparare a convivere con la paura. La sua parabola non è ancora compiuta, ma comincia a delinearsi con maggiore profondità. E allo stesso tempo, l’apparizione del nome dell’Innominato introduce una nuova dimensione etica e simbolica nella narrazione, che da qui in avanti si arricchirà di toni ancora più intensi e drammatici.