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Capitolo 17 de I Promessi Sposi: riassunto e personaggi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Capitolo 17 dei Promessi Sposi segna un brusco cambio di scenario e di tono. Dopo la lunga parentesi dedicata alla fuga di Renzo, Manzoni torna a occuparsi della sorte di Lucia e Agnese, che avevamo lasciato sotto la protezione dei frati cappuccini.

È un capitolo dominato dalla tensione crescente, dallo svelamento del piano criminale di Don Rodrigo e dal primo ingresso in scena di uno dei personaggi più cupi e inquietanti del romanzo: l’Innominato. L’atmosfera si fa cupa e minacciosa, e Manzoni costruisce ogni scena con cura narrativa e intensità psicologica. In queste pagine si percepisce chiaramente che qualcosa di terribile sta per accadere, e il lettore è chiamato a condividere l’angoscia di Lucia, ignara del pericolo imminente.

L’arrivo di Lucia e Agnese al convento di Monza

Il capitolo si apre con Lucia e Agnese che, su indicazione di Fra Cristoforo, arrivano al convento di Monza, dove trovano temporaneo rifugio. Qui vengono accolte da una figura già nota al lettore: Gertrude, la Monaca di Monza, introdotta nei capitoli precedenti. La giovane viene sistemata in una parte separata del convento, in attesa che Fra Cristoforo riesca a trovare una soluzione stabile alla sua situazione. In questa prima parte, Manzoni insiste sull’insicurezza e fragilità della protezione offerta dal convento: sebbene teoricamente sia un luogo sacro e inviolabile, in realtà è vulnerabile alle pressioni esterne, soprattutto quando chi comanda è un personaggio potente e senza scrupoli come Don Rodrigo.

Gertrude accoglie Lucia con affettazione e apparente dolcezza, ma il lettore percepisce da subito un’inquietudine nascosta. La Monaca, divisa tra obblighi formali e fragilità emotiva, si mostra ambigua, incapace di prendere una posizione netta. Lucia, dal canto suo, si sente protetta, ma avverte anche un’ombra di turbamento nel comportamento della donna. Questo primo contatto tra le due segna l’inizio di un legame drammatico, che avrà sviluppi decisivi nei capitoli successivi.

Il piano di Don Rodrigo e l’intervento dell’Innominato

Nel frattempo, Don Rodrigo, infuriato per la fuga di Lucia e deciso a portare a termine il suo disegno, decide di rivolgersi all’Innominato, un signore potente e temuto, capace di compiere qualsiasi azione senza lasciare tracce. Inizia così un dialogo inquietante tra il signorotto e un emissario dell’Innominato, incaricato di ricevere informazioni e riferire le volontà del padrone. Questo incontro ha una funzione narrativa fondamentale: introduce ufficialmente nella vicenda il personaggio dell’Innominato, fino a questo punto solo evocato.

Il tono cambia drasticamente. Manzoni descrive la fama del nuovo personaggio con toni gravi, facendo sentire al lettore il peso della paura e del rispetto che incute il suo nome. Nessuno osa pronunciarlo apertamente, e anche Don Rodrigo, solitamente arrogante e sicuro, appare più prudente e misurato. Il piano è semplice nella sua crudeltà: rapire Lucia e consegnarla all’Innominato, il quale poi la cederà a Don Rodrigo, evitando che il nobile venga coinvolto direttamente. Questo passaggio mostra chiaramente la rete di complicità e potere che lega nobiltà e criminalità in un sistema corrotto, in cui il desiderio di dominio personale si impone su ogni altra logica.

L’inganno di Gertrude e la complicità nella violenza

Una delle scene centrali del capitolo è l’inganno ordito da Gertrude, che, sotto pressione e probabilmente minacciata o ricattata, accetta di collaborare con i malintenzionati. È lei che, fingendo affetto e preoccupazione, convince Lucia a uscire dalla sua stanza con una scusa, per poi consegnarla agli uomini mandati dall’Innominato. Manzoni descrive questo momento con intensità emotiva: Lucia, totalmente ignara, si affida alla Monaca, senza sospettare minimamente di essere condotta verso un destino oscuro. L’autore non indulge in dettagli macabri o violenti, ma riesce comunque a trasmettere la sensazione di tradimento profondo e la crudeltà insita in un atto compiuto sotto la maschera della protezione.

Gertrude, pur non agendo direttamente, si macchia di una colpa gravissima. Manzoni non la condanna apertamente, ma fa emergere la drammaticità della sua debolezza morale. La Monaca diventa così il simbolo di un mondo in cui le istituzioni, persino quelle religiose, non garantiscono salvezza, e in cui la dignità dell’essere umano è troppo spesso sacrificata sull’altare del potere, del ricatto o della paura.

Il rapimento e l’inizio dell’incubo

La parte finale del capitolo descrive il rapimento vero e proprio. Lucia viene afferrata e condotta fuori con la forza da due uomini, caricata su una carrozza e portata via nella notte. Il tutto avviene in pochi istanti, senza che la ragazza abbia il tempo di reagire o di gridare. Il colpo è secco, rapido, brutale nella sua essenzialità. Manzoni, con poche parole, riesce a restituire la drammaticità dell’evento, facendo leva sull’emozione, sul silenzio della notte, sul terrore improvviso che spezza la fragile tranquillità di Lucia.

Il lettore resta sconvolto insieme a lei. Il personaggio che fino a questo momento era stato l’immagine della purezza e della fiducia, viene violato nella sua sicurezza, tradito da chi avrebbe dovuto proteggerlo. È un momento durissimo, che segna l’ingresso di Lucia in una dimensione nuova, quella dell’angoscia e della prigionia. Allo stesso tempo, si apre anche un nuovo ciclo narrativo: quello dell’Innominato, della sua interiorità, del suo potere e del suo futuro tormento.

Un capitolo cupo e decisivo

Il Capitolo 17 è uno dei più cupi dell’intero romanzo. Manzoni descrive il trionfo momentaneo del male, che si manifesta nella sua forma più subdola: il tradimento, l’inganno, la forza usata contro chi è più debole. Ma è anche un capitolo decisivo, perché introduce l’Innominato come figura centrale e prepara il terreno per la sua straordinaria evoluzione futura. È un momento di crisi, ma anche di svolta.

Dal punto di vista stilistico, il capitolo è costruito con grande maestria: il ritmo è misurato ma incalzante, i cambi di scenario ben orchestrati, i personaggi tratteggiati con finezza psicologica. La tensione cresce gradualmente, fino a esplodere nell’ultima scena. Ma Manzoni, come sempre, non si limita a raccontare i fatti: invita il lettore a riflettere, a porsi domande sulla giustizia, sulla debolezza umana e sulla possibilità del riscatto anche nei contesti più oscuri.

Il rapimento di Lucia, dunque, non è solo un evento drammatico nella trama: è un passaggio chiave nel percorso morale del romanzo, un punto da cui partiranno trasformazioni profonde nei personaggi e nell’ordine narrativo dell’intera opera.