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Mitologia greca: il mito di Perseo

L'eroe, trasformato alla sua morte in una costellazione dalla dea Atena, è ricordato per aver ucciso la gorgone Medusa, per aver salvato Andromeda, poi diventata sua sposa, da un mostro marino e per essere stato re di Tirinto

Silvia Pino

Silvia Pino

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Ho iniziato con le lingue straniere, ho continuato con la traduzione e poi con l’editoria. Sono stata catturata dalla critica del testo perché stregata dalle parole, dalla comunicazione per pura casualità. Leggo, indago e amo i giochi di parole. Poiché non era abbastanza ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

Perseo, le origini

Il suo bisnonno, il re dell’Argolide Abante, sposò Aglaia, da cui ebbe due gemelli, in perenne lotta per la supremazia: Preto e Acrisio. Quest’ultimo riuscì – in un primo momento – a sconfiggere il fratello, che si trasferì nella Licia, dove sposò la figlia del re Iobate, Antea. Il sovrano, tuttavia, fece tornare Preto in Argolide, insediandolo a Tirinto: così, i due gemelli si trovarono nuovamente uno contro l’altro. Alla fine, Abante divise il regno tra i due figli, assegnando ad Acrisio il trono di Argo e lasciando Preto su quello di Tirinto. Acrisio e la moglie Euridice diedero alla luce Danae, ma temendo per le sorti del suo regno, in quanto non aveva avuto figli maschi, interpellò un oracolo, che profetizzò che la figlia avrebbe avuto un bambino che lo avrebbe ucciso. Fece quindi rinchiudere la giovane in una torre, dove ella partorì di nascosto. Il padre, quando scoprì l’esistenza del nipote, e convinto che il padre fosse il fratello Petro – quando in realtà fu Zeus, trasformatosi in pioggia d’oro per entrare nella torre e sedurre Danae – uccise la nutrice e fece chiudere la figlia col piccolo Perseo in una cassa di legno, poi abbandonata in mare. La cassa, ad ogni modo, arrivò sull’isola di Serifo, dove Ditti, un pescatore fratello del tiranno Polidette, la raccolse pensando contenesse un tesoro prezioso. Al suo interno, però, trovò Danae e Perseo ancora vivi e li condusse dal re, che decise di offrir loro ospitalità. Perseo crebbe, pertanto, alla corte di Polidette, il quale, innamorato di Danae, cercò invano di convincerla a sposarlo. Adirato per il rifiuto, il sovrano di Serifo decise quindi di eliminare Perseo per vendetta e, a tale scopo, disse di volersi unire in matrimonio con Ippodamia per il bene del regno, radunando tutti gli amici (Perseo compreso) e chiese ad ognuno degli invitati un cavallo come regalo. Il giovane, che non ne possedeva uno, disse a Polidette che, se avesse smesso di importunare la madre, gli avrebbe donato qualsiasi cosa volesse. Così, il re gli chiese la testa di Medusa come regalo di nozze, sicuro che non sarebbe sopravvissuto ad un’impresa tanto ardua.

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Perseo e Medusa

Perseo, al fine di raggiungere ed affrontare Medusa, necessitava dei sandali alati per spostarsi velocemente, oltre che di una sacca magica per riporci all’interno la sua testa e dell’elmo di Ade, che lo avrebbe reso invisibile. Atena gli fornì uno scudo lucido, raccomandandosi di non guardare mai la gorgona negli occhi, ma soltanto il suo riflesso riflesso, mentre Ermes gli fece dono di un falcetto di diamante particolarmente affilato. Gli altri oggetti, invece, vennero custoditi dalle ninfe Stigie, ma le uniche a sapere dove esse si trovavano erano le Graie, le tre sorelle di Medusa con un solo occhio e un solo dente. Perseo si recò nella loro dimora, rubò le due parti del corpo, affermando che le avrebbe restituite in cambio dell’informazione riguardante la posizione delle ninfe. Esse accettarono ma Perseo, carpita la fondamentale notizia, non mantenne la sua promessa. Quindi, dopo aver fatto visita alle Stigie e recuperati anche gli altri oggetti, si presentò da Medusa, dopo aver attraversato una foresta piena di statue o, meglio, persone precedentemente pietrificate dalla spaventosa creatura. Avvicinatosi alla gorgona grazie all’elmo di Ade, riuscì quindi a decapitarla con il falcetto di diamante mentre dormiva. Prima di tornare indietro, tuttavia, raccolse il sangue colato dalla ferita, in quanto quello fuoriuscito dalla vena sinistra era un veleno mortale, e quello dalla destra era in grado di resuscitare i morti.

Perseo e Andromeda

Perseo si recò quindi da Atlante, che si era rifiutato di aiutarlo, e lo trasformò in una montagna utilizzando la testa di Medusa. Poi, gettò nel deserto libico il dente e l’occhio delle Graie insieme a un po’ del sangue velenoso di Medusa. Infine, attraversando la Filistia, vide Andromeda incatenata a uno scoglio, condannata ad essere divorata da un mostro marino soltanto perché la madre, Cassiopea, disse che la figlia era più bella di tutte le ninfe del mare, le Nereidi. Perseo si offrì quindi di liberarla in cambio della promessa, da parte del re, di concedergli la mano della figlia. Così, dopo aver concluso con successo la propria missione, durante il matrimonio scoppiò una battaglia scatenata – secondi alcuni – da Agenore o – secondo altri – da Fineo, entrambi ex pretendenti della novella sposa. Ad ogni modo, Perseo sconfisse tutti, ancora una volta grazie al capo mozzato di Medusa e, insieme ad Andromeda, tornò a Serifo, trovando una situazione cambiata profondamente: Polidette, infatti, aveva continuato ad insidiare Danae che, insieme a Ditti, aveva trovato rifugio in un tempio. Il giovane, allora, fece irruzione nel palazzo del tiranno e, deriso da tutti, li pietrificò. Consegnò quindi il regno a Ditti, restituì i sandali, l’elmo e la sacca con all’interno la testa di Medusa e fece ritorno ad Argo con la moglie e la madre, mentre suo nonno fuggì a Larissa. Perseo lo raggiunse al fine di convincerlo che non provava più rancore e lo portò con sé. Tuttavia, durante i giochi organizzati dal re Teutamide, lanciando un disco, colpì – involontariamente, ma mortalmente – Acrisio a causa del forte vento: di fatto, l’oracolo si era compiuto. Seppellito il nonno fuori dalla città di Larissa, Perseo ereditò il regno di Argo, ma propose a Megapente, successore di Preto, uno scambio. Fondò quindi Micene ed ebbe da Andromeda sette figli: Perse, Alceo, Stenelo, Eleio, Mestore, Elettrione e Gorgofone. Alla sua morte, la dea Atena lo trasformò in una costellazione, che tuttora porta il suo nome.