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25 aprile, origine e storia della Festa della Liberazione

L’Italia ricorda il giorno del 1945 divenuto simbolo della fine del conflitto mondiale e della guerra civile con la vittoria delle forze alleate e partigiane sul nazifascismo

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Il 25 aprile si celebra la Festa della Liberazione dall’occupazione nazista in Italia e la liberazione di tutto il territorio per effetto dell’azione congiunta delle forze alleate e di quelle partigiane. La data ricorda il giorno del 1945 in cui il Comitato di Liberazione dell’Alta Italia proclama l’insurrezione generale, portando al culmine le attività della Resistenza, ossia di quegli uomini e quelle donne che durante il secondo conflitto mondiale avevano iniziato una lotta clandestina contro l’invasore, la guerra nella guerra combattuta dai Partigiani. E’ per questo che il primo ministro Alcide De Gasperi, in accordo con Re Umberto I, istituirà il 25 aprile “Festa nazionale”. In vigore dal 1949, è stata però celebrata ufficiosamente già dal ’46.

Origine

Il percorso che porterà al 25 aprile 1945 affonda le sue origini nel 1943. Il 5 marzo, all’interno degli stabilimenti della Fiat Mirafiori di Torino, prende piede uno sciopero generale degli operai che in poco tempo si allarga a tutta la città e nei giorni successivi raggiunge la vicina Lombardia. Le richieste avanzate dagli operai riguardano un miglioramento delle condizioni di vita, ma lo sciopero in sé assume anche un indubbio significato politico antifascista, per questo motivo, ancora oggi questo episodio è visto come la prima, seria spallata al regime. Il mito di Mussolini, che sta portando il Paese alla rovina, si sta dissolvendo e anche Vittorio Emanuele III, a luglio, rivelerà al suo aiutante di campo di avere assunto una posizione precisa: “Ormai il regime non va più, bisogna cambiare a tutti i costi”.

L’8 settembre, in gran segreto, l’Italia firma con gli Alleati l’Armistizio di Cassibile, ritrovandosi in condizione di cobelligeranza a fianco degli ex nemici. Una decisione, questa, che scatenerà, con l’appoggio del governo fascista della Repubblica Sociale Italiana di Salò, l’occupazione nazista dell’Italia. Da quel momento in Italia si combatte una guerra di liberazione, che vede in campo le truppe alleate, il Comitato di Liberazione Nazionale e le formazioni partigiane, e il cui bilancio in termini di vittime sarà pesantissimo.

Storia

Il 25 aprile 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia lancia l’appello per l’insurrezione di Milano, sede del comando partigiano, aizzando l’intero Nord Italia contro i tedeschi e gli italiani legati alla Repubblica Sociale Italiana. La Resistenza, che può ormai contare più di 200.000 partigiani, infila successi su successi. Mussolini tenta la fuga in Svizzera unendosi a una colonna tedesca ma, riconosciuto e catturato dai partigiani, è giustiziato il 28 aprile nel villaggio di Dongo assieme alla compagna Claretta Petacci e ad altri gerarchi. I loro corpi, appesi per i piedi, vengono esposti in Piazzale Loreto a Milano. Il 30 aprile Hitler si suicida nel suo bunker e la Germania nazista, passata sotto il controllo di Karl Doenitz, si arrende senza condizioni agli alleati l’8 maggio successivo.

Resistenza

La Resistenza italiana è stata una delle più note e complesse in tutta Europa. Questa guerra civile e patriottica condotta per liberarsi dall’occupazione tedesca, è infatti riuscita ad unire comunisti, liberali, azionisti, democratici cristiani e anche monarchici, ma soprattutto ha coinvolto direttamente cittadini di ogni sesso e classe, assumendo il carattere di una vera e propria sollevazione popolare. Per la maggior parte dei combattenti si tratta di lottare per ottenere una maggiore giustizia sociale, urgenza avvertita nelle fabbriche come nelle campagne, che sfocia nella costituzione dell’unico movimento armato nazional-popolare della storia dell’Italia unitaria.

“Guerra contro l’aggressione nazista. Guerra civile contro i fascisti suoi alleati; lotta politica contro le forze reazionarie”. (L’Unità, 5 ottobre 1945)

Partigiani

In Italia le formazioni partigiane si costituiscono dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, su iniziativa di combattenti di diverso orientamento politico, dalle figure di spicco dell’antifascismo, agli ex militari pentiti di aver servito l’esercito regio. Inizialmente composte da poche migliaia di uomini, assumono consistenza grazie alla vasta partecipazione di operai, contadini, donne e dei giovani renitenti alla leva della Repubblica di Salò, che portano l’improvvisato “esercito partigiano” a raggiungere circa le 200.000 unità. Non si tratta di un vero e proprio esercito regolare, benché strutturato in divisioni e comandi, ma più che altro di una realtà combattente, in cui è fondamentale il rapporto con il territorio, che siano le montagne o le strade e le fabbriche delle città. Le bande partigiane danno vita alla resistenza armata contro l’occupazione nazista e contro il collaborazionismo fascista ed è per questo che la Resistenza italiana si configura allo stesso tempo come guerra di liberazione contro lo straniero e sanguinosa guerra civile.