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Tolkien, vita e opere dell'autore de "Il Signore degli Anelli"

Scrittore, poeta, filologo, glottoteta e linguista britannico, ma di origine prussiana e nato in Sudafrica, è conosciuto anche per altre due importanti opere: "Lo Hobbit" e "Il Silmarillion"

Alessio Abbruzzese

Alessio Abbruzzese

GIORNALISTA

Nato e cresciuto a Roma, mi appassiono fin da piccolissimo al mondo classico e a quello sport, dicotomia che ancora oggi fa inevitabilmente parte della mia vita. Potete leggermi sulle pagine de Il cuoio sul Corriere dello Sport, e online sul sito del Guerin Sportivo. Mi interesso di numerosissime altre cose, ma di quelle di solito non scrivo.

Grande appassionato di mondi immaginari e fantastici sin dalla più tenera età, grazie alle fiabe che era solita raccontargli la madre, John Ronald Reuel Tolkien è stato l’autore di opere che, come poche altre nella storia, hanno saputo colpire il cuore e la mente di milioni di ragazzi – e non solo – in tutto il mondo. A lui, inoltre, si deve la creazione di ben dieci lingue – su tutte quella elfica, oggi studiata persino in alcune università – e molti alfabeti.

Chi era J.R.R. Tolkien

John Ronald Reuel Tolkien nacque il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, nello Stato Libero dell’Orange – nell’attuale Sudafrica – poi annesso all’Impero britannico con il trattato di Vereeniging. Il padre, Arthur, un banchiere di origini prussiane, morì solo quattro anni dopo la nascita del figlio ed uno dopo il suo trasferimento in Inghilterra con la madre, Mabel Suffield, che lo accompagnò invece nei primi dodici anni di vita. Tolkien fu un bambino precoce, imparando a leggere e scrivere in appena 48 mesi, anche grazie all’impegno, all’amore e alla dedizione di Mabel prima e dei nonni – raggiunti nel 1896 a Sarehole, un piccolo villaggio del Worcestershire – poi. Fu proprio qui, dove trascorse una spensierata infanzia circondato dalla natura, che il futuro scrittore ‘incamerò’ emozioni e ‘cristallizzò nella propria mente’ molti dei paesaggi poi brillantemente descritti nei suoi libri. Il tutto sommato agli ‘stimoli’ provenienti dalla madre che, fino al giorno della sua prematura dipartita, causata da una chetoacidosi diabetica, lo incoraggiò nella lettura di grandi classici, specie se fantasy. Dopo essere stato accudito – e educato – da Francis Xavier Morgan dell’oratorio di Birmingham, grande amico di Mabel, Tolkien frequentò la King Edward’s School e la St Philip’s School. Il primo approccio con una lingua artificiale avvenne durante l’adolescenza. Si trattava nello specifico dell’animalico, idioma inventato dai cugini Mary e Marjorie Incledon, coi quali partecipò alla creazione di uno ben più complesso del precedente: il Nevbosh. Quindi, si dedicò al Naffarin, a cui diede vita studiando parallelamente la più famosa delle lingue artificiali, l’esperanto. Nel 1911, poi, fondò con tre suoi amici una società semi-segreta, la T.C.B.S., acronimo di Tea Club and Barrovian Society, e nello stesso anno – durante il quale scrisse numerose poesie – si recò in vacanza in Svizzera, dove un’esperienza personale durante un’escursione ispirerà il viaggio di Bilbo attraverso le Montagne Nebbiose, inclusa la sua rovinosa “scivolata lungo le pietre striscianti nei boschi di pini”, come dirà lo stesso Tolkien. Rientrato in Inghilterra si iscrisse all’Exeter College di Oxford con specializzazione nei classici, salvo virare – due anni più tardi – su lingua e letteratura inglese, laureandosi con lode nel 1915. Durante questi anni, J.R.R. si innamorò di una ragazza, Edith Mary Bratt, ma il ‘padre surrogato’, Francis Xavier Morgan, gli proibì qualsiasi frequentazione fino al 21° compleanno. Il motivo era duplice: Edith era protestante, oltre che di tre anni più grande. Tolkien attese con pazienza e all’arrivo dell’agognato giorno scrisse all’innamorata, rivelando i suoi immutati sentimenti e il desiderio di convolare a nozze. Edith, però, rispose che – credendosi ormai dimenticata – aveva già accettato la proposta di George Field, fratello di uno dei suoi migliori amici, ma che la lettera ricevuta aveva irrimediabilmente cambiato tutto. I due si incontrarono l’8 gennaio del 1913 e il poco tempo trascorso insieme bastò alla ragazza per rispedire al mittente l’anello ricevuto da George e fidanzarsi ufficialmente con Tolkien, che sposerà – dopo essersi convertita al cattolicesimo – il 22 marzo 1916 nella chiesa di Santa Maria Immacolata di Warwick.

Tolkien, ‘poeta soldato’ nella I Guerra Mondiale e carriera accademica

Riuscito a ritardare l’arruolamento – finalizzato all’ottenimento del diploma – il 15 luglio 1915, con il grado di sottotenente, iniziò l’addestramento di undici mesi quindi, il 5 giugno dell’anno seguente, si imbarcò per Calais, in attesa di entrare nell’11° battaglione, 74ª brigata, 25ª divisione dei Lancashire Fusiliers. Durante questi giorni, però, scrisse un poema – intitolato Lonely isle – colmo di pathos e, dopo aver preso parte ad un paio di assalti dell’esercito britannico, contrasse la febbre delle trincee e, dichiarato invalido di guerra e impossibilitato a combattere, fece così ritorno in Inghilterra l’8 novembre 1916. Mentre molti dei suoi amici d’infanzia, fra cui Rob Gilson e Geoffrey Smith – co-fondatori della T.C.B.C. – perivano invece in battaglia in terra francese, Tolkien – diviso tra ospedali e guarnigioni e in precarie condizioni di salute – si dedicò a “Il libro dei racconti perduti”, scrivendo il primo racconto “La caduta di Gondolin”: il progetto, una storia mitologica del Regno Unito, non venne tuttavia mai portato a termine. Dopo essere diventato padre di John Francis nel 1917, s’impiegò presso l’Oxford English Dictionary, dove si occupò principalmente di storia ed etimologia delle parole di origine germanica che iniziavano con la lettera W e, tre anni più tardi, mentre Edith dava alla luce Michael Hilary, divenne reader in lingua inglese all’università di Leeds, diventando il membro più giovane dello staff accademico. Durante quest’esperienza scrisse un Middle English Vocabulary e una definizione definitiva di “Sir Gawain e il Cavaliere Verde” in collaborazione con il filologo E. V. Gordon, salvo poi far ritorno ad Oxford presso il Pembroke College, dove diventerà nuovamente padre, per la terza volta – nel 1924 – di Christopher John, e per la quarta ed ultima – nel 1929 – di Priscilla Mary.

Tolkien: le opere più importanti e la candidatura al Nobel

È al suo ritorno ad Oxford, tuttavia, che si deve la realizzazione delle opere più celebri di J.R.R. Tolkien. Al numero 20 di Northmoor Road, nel benestante quartiere di Summertown, iniziò a scrivere “Lo Hobbit”, lavorando parallelamente alla traduzione di “Beowulf”, che completò nel 1926 ma che verrà pubblicata postuma soltanto nel 2014, e al saggio filologico “Nodens”, mandato in stampa nel 1932. Una nuova tappa della sua incredibile vita, invece, avvenne al termine della II Guerra Mondiale quando, nel 1945, cessò la sua collaborazione con il Pembroke College e si trasferì al Merton College, dove gli fu assegnata la cattedra di lingua e letteratura inglese. Gli impegni presso l’Università di Oxford, ad ogni modo, non lo distrassero dalla scrittura e nel 1948 – quasi dieci anni dopo le prime bozze – completò la sua opera più famosa: “Il Signore degli Anelli”. Le avventure di Frodo, così come quelle di Bilbo, contenute nel “Lo Hobbit”, gli diedero una fama inaspettata, al punto da essere candidato – nel 1961 – per il premio Nobel per la letteratura. Vide spalancarsi di fronte a sé le porte dell’alta società britannica, che iniziò a frequentare non prima di aver acquistato una bellissima casa nella città costiera di Bournemouth, ma la morte dell’amata Edith – il 29 novembre 1971, a quasi 82 anni – lo lasciò preda di un vuoto incolmabile. Tornò ad Oxford, dove il Merton College gli destinò un alloggio nei pressi della High Street, ma neppure il dottorato onorario in lettere e il grado onorifico di commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico, datati entrambi 1972, placarono il suo dolore. Tolkien si spense il 2 settembre 1973, stroncato da una malattia ulcerosa, e da quel momento riposa accanto a Edith nel cimitero di Wolvercote, a Oxford. L’ultimo ‘regalo’ ai propri fan fu “Il Silmarillion”, un’opera mitopoietica considerata dal figlio Christopher, che la fece pubblicare postuma, “primaria, fondamentale e centrale”, cuore pulsante dell’universo tolkieniano, alla quale lavorò per tutta la vita: un corpus mitologico, o legendarium, senza il quale non avrebbero mai visto la luce né “Lo Hobbit”, né “Il Signore degli Anelli”.