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Charles de Gaulle, chi era il generale francese

Grande protagonista della guerra di Liberazione dai nazisti, guidò il Governo provvisorio dopo la caduta del regime di Vichy, diede vita alla V Repubblica e ottenne due volte la carica di Presidente della Repubblica francese

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Promosso capitano durante la Prima Guerra Mondiale, proseguì tra alti e bassi la propria carriera militare a cavallo tra i due conflitti bellici. Durante la Seconda fu uno dei membri dell’alto comando dell’esercito durante l’invasione tedesca, rifiutò l’armistizio chiesto da Pétain alla Germania, venne posto a capo del movimento della Francia libera, quindi divenne dirigente del Comitato francese di Liberazione nazionale e infine presidente del Governo provvisorio della Repubblica francese dal 1944 al 1946. La sua ascesa politica proseguì nell’immediato dopoguerra, raggiunse il proprio apice nel 1965 quando – accusato dal rivale Mitterrand di ‘colpo di Stato permanente’ – lo sconfisse alle presidenziali a suffragio universale diretto. De Gaulle, tuttavia, fu anche un rinomato scrittore, autore – tra le altre – dell’opera ‘Mémoires de guerre’.

Chi era Charles de Gaulle

Charles André Joseph Marie de Gaulle nacque a Lilla il 22 novembre 1890 da Henri, un professore di storia e letteratura, e Jeanne Maillot, in una famiglia aristocratica, nazionalista e cattolica. Terminati gli studi secondari nel collegio dei gesuiti presso il Castello di Antoing, nel 1909 entrò alla scuola militare di Saint-Cyr e nell’ottobre 1912 – promosso sottotenente – venne assegnato al 33º reggimento di fanteria, agli ordini del colonnello Pétain. Prese parte alla Prima Guerra Mondiale, raggiunse il grado di capitano, e combatté fino al 26 febbraio 1916, quando venne ospedalizzato a Magonza e fatto prigioniero fino al termine del conflitto. Dopo aver tentato di evadere cinque volte, tornò a Parigi nel dicembre del 1918. Tra il 1919 e il 1920 partecipò alla guerra sovietico-polacca, al fianco del generale Edward Rydz-Śmigły contro i bolscevichi, e ciò gli valse la Virtuti militari, la più alta decorazione militare nel Paese, oltre che – in patria – una citazione da parte del Ministero della Guerra. Nel 1921, anno in cui sposò Yvonne Charlotte Anne Marie Vendroux, da cui ebbe tre figli (Philippe, Elisabeth e Anne), accettò la carica di professore di storia militare alla Saint-Cyr, mentre la sua carriera nell’esercito proseguì tra alti e bassi fino allo scoppio del secondo conflitto bellico.

De Gaulle, la resistenza e l’ascesa nel dopoguerra

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale De Gaulle denunciò – invano – l’insufficienza dei reparti di difesa francesi ma, dopo essere stato provvisoriamente promosso generale di brigata, già il 6 giugno 1940 entrò – col ruolo di sottosegretario di Stato alla Difesa nazionale – nel governo di Paul Reynaud. Fu De Gaulle ad opporsi all’armistizio con i tedeschi e, condannato a morte in contumacia per tradimento dalla Repubblica di Vichy, partì per la Gran Bretagna il 15 giugno 1940. Churchill lo reputava la ‘voce’ francese dell’antinazismo, nonostante ciò il loro rapporto rimase per lo più conflittuale e competitivo, seppur ammansito dal grande rispetto reciproco. Ad ogni modo, la BBC trasmise il suo famoso ‘Appello del 18 giugno’, rivolto ai francesi, esortati a resistere ai tedeschi. De Gaulle, al sicuro a Londra, iniziò ad organizzare ‘France libre’ con il compito di combattere il nemico anche nelle colonie. La sua preoccupazione principale fu quella di salvaguardare agli occhi del mondo l’immagine del proprio Paese, umiliato dall’offensiva di Hitler. Al fine di garantire un futuro indipendente all’organizzazione, pretese che gli aiuti finanziari forniti dal Regno Unito fossero rimborsabili. E ‘saldò il debito’ molto prima della fine della guerra. Nel maggio ’43 sbarcò ad Algeri, dove fondò – insieme al generale Henri Giraud – il Comitato francese di Liberazione nazionale, poi Governo provvisorio della Repubblica francese, del quale prese presto il comando, entrando a Parigi il 25 agosto 1944. Già dal 21 aprile precedente aveva concesso il voto alle donne, la prima di una serie di riforme, dalle nazionalizzazioni all’istituzione di un sistema di sicurezza sociale moderno, che attuò durante la Liberazione. A partire dal 3 giugno 1944 fu posto a capo del Governo provvisorio e, il 2 novembre 1945, venne nominato presidente del Consiglio. Il 20 gennaio 1946, tuttavia, De Gaulle – in aperto contrasto con la costituzione della IV Repubblica – si dimise, rifiutando il rango di maresciallo di Francia offerto dal governo. Con l’obiettivo di rivoluzionare la politica nel Paese, nel 1947 creò il movimento ‘Rassemblement du Peuple Français’, che seppe raccogliere numerosi consensi popolari fino al ’48, scemando progressivamente sempre più. Deluso e scontento, nel 1953 si ritirò dalla scena politica, salvo poi farne un trionfale ritorno cinque anni più tardi. Ciò fu favorito dalla crisi delle dominazioni coloniali e dal fallimento del governo di Pierre Pflimlin, caduto il 28 maggio, soli 14 giorni dopo la sua formazione.

De Gaulle, i due mandati da Presidente e gli ultimi anni

Già dal 15 maggio 1958 – anno in cui fu nominato Persona dell’anno dalla rivista statunitense ‘Time’ – De Gaulle si era dichiarato pronto ad assumere i poteri della Repubblica e – in conferenza stampa quattro giorni più tardi – palesò la propria volontà di contribuire alla crescita della Francia, nella totale legalità e nel rispetto delle libertà pubbliche. Il 29 venne definito “il più illustre dei francesi” dal presidente René Coty, il 1º giugno 1958 formò il governo e il giorno seguente – ricevendo i pieni poteri dall’Assemblea nazionale – divenne presidente del Consiglio. Sulla base delle idee enunciate nel discorso di Bayeux nel 1946 – un parlamento bicamerale e il potere esecutivo nelle mani del capo dello Stato – fece redigere una nuova Costituzione, approvata con oltre il 79% di voti favorevoli nella Francia metropolitana al referendum del 28 settembre. Fu l’inizio della V Repubblica e De Gaulle, ufficialmente dal 21 dicembre, ne divenne il suo primo Presidente. Introdusse novità in ambito economico-finanziario, coniando il nuovo franco, favorì la decolonizzazione in Algeria, constatando l’impossibilità di sconfiggere un avversario che ricorreva a guerriglia e terrorismo, e sfuggendo – insieme alla moglie e al genero – a un attentato il 22 agosto 1962. Nello stesso anno propose un emendamento agli articoli 6 e 7 della Costituzione per consentire l’elezione diretta del Presidente della Repubblica ma, scontrandosi con l’opposizione di quasi tutte le forze politiche presenti nell’Assemblea nazionale, si appellò al potere presidenziale – previsto dall’articolo 11 della Costituzione – di indire un referendum popolare, che ad ottobre vinse con il 62,25% dei voti. L’Assemblea nazionale sfiduciò il governo, ma le elezioni di novembre sancirono il diffuso consenso alla politica gollista. Nel 1963 fu uno dei candidati per il Premio Nobel per la letteratura e due anni più tardi ottenne il settennale rinnovo del proprio mandato presidenziale, sconfiggendo al ballottaggio François Mitterrand. Si oppose fortemente all’ingresso della Gran Bretagna nella CEE, vedendo la Comunità antenata dell’Unione Europea come un’organizzazione ‘controllata’ dagli Stati Uniti, sostenne contestualmente l’Europa delle nazioni contro ogni modello sovranazionale, condannò la guerra in Vietnam, nel 1966 ritirò la Francia dal comando militare integrato della NATO ed espulse tutte le basi statunitensi dal territorio, mentre nel 1967 prima dichiarò l’embargo contro Israele per la guerra dei sei giorni vinta contro Egitto, Siria e Giordania, poi – durante un viaggio ufficiale in Canada – pronunciò dal balcone del municipio di Montréal la celebre frase ‘Vive le Québec libre!‘. Il Maggio francese, l’ondata sessantottina che sconvolse il Paese, fu una fase turbolenta, che portò De Gaulle a sciogliere l’Assemblea nazionale. Nel giugno ’68 il partito gollista stravinse le elezioni legislative, ma l’anno seguente, seppur con uno scarto minimo, perse nel referendum sulla riforma del Senato e la regionalizzazione. La reazione alla sconfitta, il 28 aprile, furono le dimissioni con effetto immediato a partire da mezzogiorno. Tra soggiorni in Irlanda, per incontrare il Presidente della Repubblica, e Spagna, alla corte di Franco, trascorse in realtà la maggior parte del tempo nella sua residenza ‘La Boisserie’ presso Colombey-les-Deux-Églises, lavorando alle ‘Mémoires de guerre’. Fino al 9 novembre 1970 quando, intento ad iniziare il classico solitario in biblioteca alle 19, ebbe un malore provocato da un aneurisma e morì soltanto mezz’ora dopo. Il nuovo presidente della Repubblica Georges Pompidou, in diretta tv, disse: “Francesi, Francesi, il generale de Gaulle è morto. La Francia è vedova.