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L’Adone: analisi dell’opera di Giambattista Marino

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Giambattista Marino, figura di spicco del Barocco italiano, ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura con il suo poema epico-mitologico “L’Adone“. Pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1623, quest’opera monumentale rappresenta una sintesi perfetta dell’estetica barocca, caratterizzata da una straordinaria ricchezza espressiva e da una complessità strutturale senza precedenti.

Attraverso la narrazione dell’amore tra la dea Venere e il giovane mortale Adone, Marino esplora temi universali come la bellezza, la passione e la caducità della vita, offrendo al contempo una riflessione profonda sulla condizione umana.

Trama de “L’Adone”

Il poema si apre con una vendetta di Cupido nei confronti di sua madre, Venere. Per punirla di un torto subito, Cupido decide di farla innamorare perdutamente di Adone, un giovane di straordinaria bellezza approdato sull’isola di Cipro. Venere, vedendo Adone addormentato, ne rimane immediatamente affascinata. Successivamente, ferita dalle spine di una rosa, viene curata da Adone stesso, il quale a sua volta si innamora della dea.

La relazione tra i due amanti si sviluppa tra momenti di intensa passione e descrizioni dettagliate di paesaggi incantati e giardini lussureggianti. Marino arricchisce la narrazione con numerose digressioni mitologiche e allegoriche, introducendo personaggi come Marte, geloso dell’amore tra Venere e Adone, e Diana, dea della caccia. Nonostante gli avvertimenti di Venere, Adone decide di partecipare a una battuta di caccia durante la quale viene mortalmente ferito da un cinghiale, evento orchestrato da Marte. Il poema si conclude con la trasformazione del cuore di Adone in un fiore rosso, simbolo della sua eterna bellezza e dell’amore immortale.

Struttura dell’opera

“L’Adone” è composto da venti canti, per un totale di 5.124 ottave, equivalenti a 40.992 versi, rendendolo il poema più lungo della letteratura italiana. Questa vastità strutturale permette a Marino di spaziare tra una moltitudine di temi e digressioni, creando un’opera enciclopedica che abbraccia vari aspetti della cultura e della conoscenza del suo tempo.

La struttura del poema è stata definita “bifocale” o “ellittica“, riflettendo l’incertezza dell’uomo seicentesco tra due modelli cosmici contrapposti: il geocentrismo tolemaico e l’eliocentrismo copernicano. Questa dualità si manifesta nella narrazione attraverso una continua oscillazione tra il mondo terreno e quello divino, tra realtà e mito, offrendo al lettore una prospettiva molteplice e sfaccettata.

Stile e linguaggio

Lo stile di Marino in “L’Adone” è emblematico dell’estetica barocca, caratterizzato da un linguaggio ricco e ornato, dall’uso sapiente di metafore, antitesi e iperboli, e da una musicalità del verso che mira a stupire e a deliziare il lettore. Marino si distacca dai canoni classici e rinascimentali, abbracciando una poetica dell’eccesso e della meraviglia, in cui l’arte diventa un mezzo per esplorare le infinite possibilità dell’espressione umana.

Il linguaggio utilizzato non si rifà ai criteri sanciti da Pietro Bembo o al fiorentino teorizzato dall’Accademia della Crusca, ma alla lingua “comune” dell’epoca, arricchita dall’invenzione di neologismi, latinismi e dialettalismi. Questa scelta conferisce al poema una freschezza espressiva e una vivacità che riflettono lo spirito innovativo e sperimentale del Barocco.

Tematiche principali

Oltre alla narrazione dell’amore tra Venere e Adone, il poema affronta una serie di tematiche che spaziano dalla celebrazione della bellezza e della sensualità alla riflessione sulla fugacità della vita e sulla morte. Le numerose digressioni mitologiche e allegoriche offrono a Marino l’opportunità di esplorare questioni filosofiche, morali e scientifiche, rendendo “L’Adone” un’opera poliedrica e profondamente meditativa.

Un esempio emblematico è l'”Elogio della rosa” nel Canto III, in cui Venere loda la rosa, simbolo di bellezza effimera, per celebrare Adone. Questo passaggio rappresenta una riflessione sulla transitorietà della bellezza e sull’inevitabilità del declino, temi cari alla sensibilità barocca.

Ricezione critica

Alla sua pubblicazione, “L’Adone” suscitò un acceso dibattito. L’opera violava i principi aristotelici, era priva di unità e non rispettava i criteri linguistici di purezza, portando la Chiesa a condannarla e a porla all’Indice nel 1624. Nonostante ciò, il poema ebbe un’enorme influenza sulla letteratura barocca europea, ispirando numerosi autori e diventando un modello di riferimento per la poesia del XVII secolo.

In epoca moderna, “L’Adone” è stato rivalutato, riconoscendo in esso tratti di una sensibilità postmoderna: l’identità dei contrari, l’accostamento di mondi lontani, il citazionismo e il riuso spregiudicato degli autori del passato e del presente, il trionfo dell’artificiale. Queste caratteristiche rendono l’opera di Marino sorprendentemente attuale e degna di approfondito studio.