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L’Illuminismo per Kant: significato, autonomia e libertà

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

L’Illuminismo rappresenta uno dei momenti fondamentali nella storia del pensiero moderno, una vera e propria svolta epocale nella concezione dell’uomo, della ragione e del sapere. All’interno di questo vasto movimento culturale, Immanuel Kant emerge come una figura centrale, capace di offrire una definizione precisa e densa di significato. Per il filosofo tedesco, l’Illuminismo non è semplicemente una fase storica, né un movimento culturale, ma un processo interiore e collettivo, una trasformazione dello spirito umano orientata verso l’autonomia.

Secondo Kant, l’Illuminismo è la “uscita dell’uomo dallo stato di minorità”, dove per “minorità” si intende l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Questa celebre definizione, contenuta nella risposta alla domanda “Che cos’è l’Illuminismo?” (Was ist Aufklärung?), rappresenta un condensato del pensiero kantiano e mostra con estrema chiarezza il nesso tra autonomia, ragione e libertà. Kant non si limita a descrivere l’Illuminismo come un fatto esterno, ma lo interpreta come un compito etico, una sfida che ogni individuo deve affrontare per diventare veramente libero.

L’uscita dallo stato di minorità: un atto di coraggio

Per Kant, l’uomo vive in una condizione di minorità intellettuale ogni volta che rinuncia a pensare con la propria testa, affidandosi ciecamente all’autorità di altri: la Chiesa, lo Stato, la tradizione. Questa rinuncia alla libertà di pensiero, secondo il filosofo, non è tanto dovuta a una mancanza di intelligenza, quanto piuttosto a pigrizia e codardia. Le persone preferiscono restare nella condizione rassicurante di dipendenza, evitando la fatica e il rischio del pensiero autonomo.

L’invito kantiano è dunque un invito al coraggio: “Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!” (Sapere aude!), è il motto dell’Illuminismo. Non si tratta semplicemente di studiare o di conoscere, ma di imparare a pensare criticamente, a giudicare con la propria testa, a mettere in discussione le convinzioni imposte dall’esterno. L’Illuminismo, in questa prospettiva, è un processo di emancipazione personale, che conduce l’individuo verso una forma più alta di maturità.

Ragione, autonomia e libertà

Il fulcro del pensiero kantiano sull’Illuminismo è l’autonomia della ragione. La ragione, per Kant, è ciò che distingue l’uomo da ogni altro essere vivente. Essa non è solo la facoltà di conoscere, ma anche e soprattutto la facoltà di guidare la propria condotta, di stabilire principi morali, di organizzare la società secondo criteri razionali. L’uso pubblico della ragione, cioè l’espressione libera del pensiero nella sfera pubblica, è il motore del progresso civile.

In questo senso, l’Illuminismo coincide con una riabilitazione della ragione: non più subordinata alla fede o all’autorità, ma libera di indagare, criticare, riformare. L’autonomia razionale diventa quindi la base della libertà individuale, della responsabilità morale e della convivenza civile. Per Kant, una società illuminata è quella in cui gli individui possono esprimersi liberamente, contribuendo attivamente alla costruzione di un mondo più giusto e razionale.

L’uso pubblico e privato della ragione

Una distinzione fondamentale introdotta da Kant è quella tra uso pubblico e uso privato della ragione. L’uso pubblico è quello che ciascun individuo può fare in quanto cittadino del mondo, come scrittore, filosofo, intellettuale, rivolgendosi a un pubblico ampio e contribuendo al dibattito critico. Questo uso deve essere libero e senza restrizioni, poiché è grazie al confronto delle idee che si produce conoscenza e si stimola il progresso.

L’uso privato, invece, riguarda le funzioni che un individuo svolge all’interno di una determinata istituzione (come un ufficiale, un impiegato statale, un religioso), in cui è tenuto a rispettare le regole e i doveri della propria posizione. In questo caso, la libertà può essere limitata, ma ciò non deve impedire all’individuo di partecipare, nel tempo libero, al dibattito pubblico come cittadino pensante.

Questa distinzione è centrale nel pensiero kantiano, perché permette di conciliare obbedienza e libertà, disciplina e autonomia, evitando derive anarchiche ma anche forme autoritarie di controllo.

Illuminismo e religione: la fede sotto il vaglio della ragione

Un campo particolarmente delicato per il pensiero illuminista è quello della religione. Kant affronta questo tema con grande equilibrio, sostenendo che la religione debba sottostare alla ragione. La fede non va negata, ma purificata da ogni forma di superstizione, autoritarismo e dogmatismo. Solo una religione che si fonda sulla morale razionale può essere compatibile con l’Illuminismo.

Kant auspica una “religione entro i limiti della semplice ragione”, in cui i contenuti della fede non contraddicano la coscienza etica e i principi universali della ragione pratica. Non è un attacco diretto alla religione istituzionale, ma una richiesta di riforma interna, che renda il culto e la fede coerenti con la dignità dell’uomo libero.

In questo modo, Kant si distingue sia dagli atei radicali dell’Illuminismo francese, sia dagli apologeti tradizionalisti, proponendo una via che riconosce il valore della religione ma solo se filtrata dalla ragione critica.

Illuminismo e politica: il ruolo del sovrano illuminato

Il pensiero kantiano sull’Illuminismo ha anche importanti implicazioni politiche. Kant non si fa promotore di una rivoluzione violenta, ma di un progresso lento e graduale, basato sull’educazione del popolo e sull’illuminazione del sovrano. Secondo il filosofo, un sovrano illuminato è colui che non impone cosa pensare, ma permette a ciascuno di esprimersi liberamente, facilitando così il progresso delle idee e delle istituzioni.

La libertà di stampa e di parola diventano strumenti indispensabili per costruire una società razionale, capace di autoriformarsi. Non si tratta di abolire le leggi, ma di garantire uno spazio critico in cui le leggi stesse possano essere messe in discussione e migliorate. Per Kant, la libertà di pensiero è la condizione necessaria affinché la società evolva verso forme sempre più giuste e razionali di convivenza.

L’Illuminismo come processo storico e morale

Kant considera l’Illuminismo come un processo storico in atto, ma anche come una vocazione etica universale. Non è qualcosa di già compiuto, né qualcosa che si realizza automaticamente: è un cammino faticoso, fatto di resistenze, battute d’arresto, illusioni e ripensamenti. Tuttavia, il filosofo è ottimista: crede che, nel lungo periodo, la libertà di pensiero porterà alla maturazione morale e civile dell’umanità.

In questo senso, l’Illuminismo è anche un’idea regolativa, una stella polare che guida il cammino umano, anche se mai pienamente raggiunta. È un compito morale permanente, che coinvolge ogni generazione e ogni individuo. Ogni essere umano, nel proprio piccolo, può contribuire a questo progetto di autonomia collettiva, esercitando la propria libertà in modo responsabile.

Il pensiero di Kant sull’Illuminismo conserva ancora oggi una straordinaria attualità. In un’epoca segnata da disinformazione, manipolazione ideologica e crisi dei valori, l’invito a pensare con la propria testa è più urgente che mai. La libertà di espressione, la fiducia nella razionalità, il dialogo critico sono principi che vanno difesi e coltivati, contro ogni forma di dogmatismo e conformismo.

Allo stesso tempo, la distinzione tra uso pubblico e privato della ragione ci invita a riflettere sui limiti della libertà, sulle responsabilità connesse al pensiero critico, sull’equilibrio tra disciplina e autonomia in una società complessa. L’Illuminismo, per Kant, non è un passato glorioso da celebrare, ma una sfida sempre attuale, un compito etico che ci riguarda da vicino.

L’Illuminismo kantiano rappresenta una delle più alte espressioni del pensiero moderno, perché unisce filosofia, morale, politica ed educazione in un progetto coerente di emancipazione umana. Non si limita a esaltare la ragione, ma la inserisce in un quadro etico, sociale e spirituale che ne valorizza le potenzialità e ne denuncia i rischi.

Abbracciare l’Illuminismo, per Kant, significa scegliere la libertà responsabile, la maturità intellettuale, la dignità della persona. È un invito che risuona ancora oggi, in un mondo che ha sempre più bisogno di pensiero critico, di dialogo aperto, di fiducia nella ragione come strumento di convivenza e giustizia.