Il settecento: riforme, illuminismo e rivoluzioni
Il Settecento è un secolo che segna una svolta profonda nella storia dell’Europa e in particolare dell’Italia, proiettando la società verso un’epoca di modernità e trasformazioni. Si tratta di un periodo complesso e ricco di contrasti: da una parte, la persistenza di strutture sociali e politiche tradizionali, dall’altra, l’emergere di nuove idee che mettono in discussione il mondo conosciuto. È un secolo attraversato da guerre dinastiche, riforme illuministiche, sviluppi scientifici, innovazioni artistiche e rivoluzioni sociali, che lasceranno un segno profondo e duraturo nella storia occidentale.
Mentre le monarchie assolute cercano di consolidare il proprio potere, si sviluppano correnti culturali che mettono al centro la ragione, la libertà e il progresso, alimentando un fermento che porterà alle rivoluzioni di fine secolo. L’Italia, ancora politicamente frammentata, si trova a vivere questo processo con una doppia anima: da un lato, il peso delle dominazioni straniere e delle strutture feudali; dall’altro, il ruolo di primo piano nella scena culturale europea, grazie a una vivace produzione artistica, filosofica e scientifica.
- L’Illuminismo: pensiero e diffusione
- Le riforme e le monarchie illuminate
- Le condizioni sociali e la questione agraria
- Arte, letteratura e musica
- La scienza e il progresso
- Le rivoluzioni e la fine di un mondo
L’Illuminismo: pensiero e diffusione
Uno dei tratti più distintivi del Settecento è lo sviluppo dell’Illuminismo, un movimento culturale che si fonda sulla centralità della ragione come strumento per analizzare il mondo e migliorare la società. Nato in Francia, si diffonde rapidamente in tutta Europa, assumendo connotazioni diverse a seconda dei contesti nazionali. In Italia, l’Illuminismo si manifesta soprattutto attraverso una vasta produzione di scritti filosofici, trattati giuridici, testi economici e riviste culturali.
I valori illuministici promuovono la tolleranza, la laicità, il merito, la giustizia e la conoscenza. L’enciclopedismo diventa uno degli strumenti privilegiati per diffondere queste idee, con l’obiettivo di educare il pubblico e di sottrarre il sapere al controllo esclusivo delle élite. L’Enciclopedia francese, diretta da Diderot e d’Alembert, si afferma come simbolo di questa battaglia culturale. In Italia, figure come Antonio Genovesi, Cesare Beccaria, Pietro Verri e Giuseppe Parini traducono questi ideali in riflessioni capaci di influenzare la realtà concreta del loro tempo.
In molte città italiane, soprattutto a Milano, Napoli e Firenze, sorgono accademie, circoli e salotti dove si discutono le nuove idee, spesso in contrasto con il pensiero dominante e con il controllo esercitato dalla Chiesa e dai governi assolutisti.
Le riforme e le monarchie illuminate
Uno degli aspetti più rilevanti del Settecento è la nascita delle monarchie illuminate, ossia forme di governo in cui i sovrani cercano di conciliare il potere assoluto con alcune istanze di riforma suggerite dagli intellettuali illuministi. L’obiettivo è quello di rendere l’apparato statale più efficiente, razionale e giusto, pur senza rinunciare all’autorità monarchica.
In Austria, l’imperatrice Maria Teresa e il figlio Giuseppe II promuovono un vasto programma di riforme amministrative, fiscali e scolastiche, volto a rafforzare il controllo statale e a ridurre il potere dei nobili e del clero. In Toscana, il granduca Pietro Leopoldo introduce innovazioni in campo economico, giudiziario e sociale, abolendo la tortura e la pena di morte, e istituendo nuove scuole. Nel Regno di Napoli, sotto Carlo di Borbone, si riformano le strutture amministrative e si promuove la valorizzazione del territorio, anche attraverso la fondazione di istituzioni culturali come l’Accademia Ercolanese.
Tuttavia, le riforme non sono mai completamente disinteressate: mirano a rafforzare l’autorità dei sovrani e a consolidare il controllo dello Stato. In molti casi, inoltre, si scontrano con le resistenze dei ceti privilegiati e con l’inerzia di apparati burocratici inefficienti. L’illuminismo dei sovrani resta dunque un compromesso, un tentativo di modernizzazione dall’alto che avrà esiti diversi nei vari contesti.
Le condizioni sociali e la questione agraria
Il Settecento è anche un secolo in cui le disuguaglianze sociali rimangono profonde. La società è ancora rigidamente divisa in classi, con nobili, clero e borghesia da un lato, contadini e popolo minuto dall’altro. In molte zone d’Italia, soprattutto nel Sud, permangono strutture feudali che impediscono una reale mobilità sociale e condannano ampie fasce della popolazione alla povertà e all’analfabetismo.
L’agricoltura rappresenta ancora il settore economico predominante, ma è spesso bloccata da regimi giuridici antiquati, da latifondi improduttivi e dalla mancanza di investimenti. Le carestie e le epidemie sono frequenti, e la situazione sanitaria è precaria. Alcuni riformatori, come Giuseppe Maria Galanti e Antonio Serra, denunciano le disfunzioni del sistema agrario e propongono soluzioni innovative, basate sulla redistribuzione delle terre, sull’introduzione di nuove tecniche agricole e sulla promozione dell’istruzione rurale.
Accanto a questa realtà difficile, si sviluppa però anche una borghesia commerciale e professionale che inizia ad acquisire prestigio e a chiedere maggiore spazio nella vita pubblica. Questo processo sarà alla base dei futuri mutamenti politici e sociali.
Arte, letteratura e musica
Il Settecento è un secolo di grande vivacità artistica, in cui si assiste alla transizione dal barocco al neoclassicismo, passando per il rococò. Nell’architettura e nella pittura si affermano stili più leggeri, ornamentali e raffinati, che esprimono il gusto della corte e della nobiltà. Nelle residenze aristocratiche italiane si moltiplicano i teatri, i giardini all’italiana, le gallerie e le sale da musica, concepite come spazi di rappresentazione e di intrattenimento.
La musica italiana vive un’epoca d’oro. Le scuole napoletane, con autori come Pergolesi, Jommelli e Cimarosa, esercitano un’enorme influenza a livello europeo. L’opera buffa si impone come genere innovativo e popolare, mentre l’opera seria continua a rappresentare i valori della tradizione. Le città italiane diventano centri musicali di riferimento, frequentati da compositori stranieri come Mozart.
In letteratura, si affermano nuove forme e nuovi temi. La poesia didascalica e satirica, rappresentata da Parini, critica i costumi della nobiltà e promuove i valori dell’etica borghese. Il romanzo inizia a guadagnare spazio, soprattutto verso la fine del secolo, con trame che esplorano la psicologia individuale e le dinamiche sociali. La scrittura si fa più attenta alla dimensione morale e alla formazione del cittadino, anticipando alcune tematiche che saranno centrali nel Romanticismo.
La scienza e il progresso
Il Settecento è anche il secolo in cui la scienza esce dagli ambienti esclusivi delle corti e delle università per diventare patrimonio comune. L’approccio scientifico, basato sull’osservazione, sull’esperimento e sulla verifica razionale, si afferma in tutti i campi del sapere: dalla fisica alla chimica, dalla medicina alla geografia. Si moltiplicano le pubblicazioni scientifiche, le accademie e i gabinetti di fisica, che contribuiscono alla diffusione della conoscenza.
Anche in Italia si registrano importanti progressi. A Napoli, Milano, Padova e Torino, sorgono istituti scientifici, osservatori astronomici e musei di storia naturale. Gli scienziati italiani si confrontano con le teorie di Newton, Linnaeus, Volta e Lavoisier, contribuendo alla circolazione internazionale del sapere.
Questa nuova concezione della scienza come strumento di miglioramento umano influisce anche sulla politica e sull’economia. Si sviluppa la fiducia nel progresso tecnico e nella possibilità di pianificare la crescita economica e sociale attraverso leggi razionali, istruzione pubblica e infrastrutture. La modernità inizia così a prendere forma, anche se in modo diseguale e con molti limiti.
Le rivoluzioni e la fine di un mondo
La seconda metà del Settecento è segnata da grandi sconvolgimenti politici. La Rivoluzione americana (1776) e soprattutto la Rivoluzione francese (1789) cambiano radicalmente il panorama politico europeo, mettendo in discussione la legittimità delle monarchie e affermando i principi di sovranità popolare, uguaglianza giuridica e diritti dell’uomo.
In Italia, questi eventi provocano forti reazioni. Da un lato, i ceti dirigenti temono il diffondersi dell’instabilità e rafforzano i meccanismi di controllo. Dall’altro, una parte della borghesia intellettuale guarda con interesse alle novità francesi e tenta di riprodurle sul territorio. Nascono esperimenti politici come la Repubblica Partenopea (1799), che cerca di attuare i principi della rivoluzione, pur con esiti drammatici.
La fine del secolo è anche la fine di un’epoca. Il vecchio ordine basato sul diritto divino, sulle gerarchie immutabili e sull’ignoranza delle masse comincia a vacillare. I semi della modernità sono stati gettati: la storia europea, da questo momento in poi, seguirà una traiettoria segnata da trasformazioni radicali, conflitti ideologici e lotte per la libertà.
Il Settecento è stato un secolo di profonda complessità, fatto di luci e ombre, di slanci innovativi e di persistenti resistenze. Ha visto il fiorire dell’Illuminismo, l’avvio delle riforme monarchiche, lo sviluppo della scienza moderna, la fioritura dell’arte e della musica, ma anche le durezze della vita contadina, le guerre dinastiche, le resistenze del potere costituito e le ingiustizie sociali.
È stato il secolo in cui l’Europa e l’Italia hanno cominciato a immaginare un futuro diverso, ponendo le basi della contemporaneità. In tutte le sue contraddizioni, il Settecento rappresenta una tappa fondamentale della storia occidentale, un secolo in cui il pensiero ha osato sfidare l’autorità e progettare un mondo nuovo.