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Rivoluzione americana, fatti e date dei principali avvenimenti

Sul finire del XVIII secolo, le tredici colonie d’oltreoceano si ribellano al governo britannico e guidate da George Washington conquisteranno l’indipendenza dalla corona inglese

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

La Rivoluzione americana si svolge dal 1775 al 1783 e si conclude con l’indipendenza dalla Gran Bretagna delle tredici colonie inglesi dell’America Settentrionale. E’ la prima delle due grandi rivoluzioni politiche e istituzionali che caratterizzano la parte finale del XVIII secolo e precede di poco, se non ispira, la Rivoluzione francese, pur distinguendosi da essa per modalità e caratteristiche.

Prologo

Le radici della Rivoluzione americana affondano addirittura nella Guerra dei Sette anni, combattuta dal 1765 al 1763 tra Gran Bretagna e Francia. Decisivo nella vittoria britannica risulta l’apporto dei coloni d’oltreoceano, che però vedono disattese le aspettative di un riconoscimento ufficiale della loro cittadinanza britannica e di ottenere una rappresentanza nel Parlamento di Londra. Tra il 1763 e il 1765, infatti, il Governo inglese non solo ribadisce lo status coloniale dei territori americani, ma addirittura inasprisce la pressione fiscale sulle colonie, accentra il potere nelle mani delle autorità politiche e militari britanniche con i “coercitive acts” e rende permanente la presenza di un esercito distaccato della corona formato da 10mila uomini. Inoltre ai coloni, che riforniscono la madrepatria Inghilterra con tabacco, riso e cotone, viene fatto divieto di commerciare con altri paesi e di produrre o esportare manufatti che avrebbero potuto entrare in concorrenza con quelli britannici.

Il pugno duro del governo provoca le prime reazioni, in particolare nella città di Boston, che nel 1770 vede sfociare nel sangue il primo scontro aperto con le guardie reali, e che nel 1773, dopo la promulgazione delle cosiddette “leggi intollerabili” che comprendono lo Sugar act e soprattutto il Tea act, è teatro dell’assalto a tre navi inglesi della compagnia delle Indie Orientali da parte di attivisti travestiti da Pellirosse che, al grido di “no taxation without representation”, gettano in acqua tutto il carico di tè proveniente dalla Cina.

La risposta inglese è ancora all’insegna della forza, il porto di Boston viene chiuso fino a completo risarcimento delle merci perdute in mare e la tensione continua a crescere. Nel settembre del 1774, il primo Congresso continentale dichiara nulli i “coercitive acts”, impone il boicottaggio delle merci britanniche e stila una prima dichiarazione dei diritti dei coloni. E’ un atto di guerra, di lì a poco a parlare saranno le armi.

Cronologia

Nell’aprile del 1775 a Lexington, in Massachussets, i ribelli aprono per la prima volta il fuoco contro le Giubbe Rosse dell’Esercito britannico.

Il 10 maggio il Congresso continentale organizza la resistenza e affida il comando delle forze armate a George Washington, un ricco possidente della Virginia, distintosi nelle battaglie contro i francesi durante la Guerra dei Sette anni.

Il 17 giugno le neonate truppe indipendentiste, improvvisate e formate da contadini, ex galeotti e schiavi, si scontrano con gli inglesi a Bunker Hill. Inferiore per preparazione, uomini e mezzi, l’esercito di Washington esce sconfitto, ma paradossalmente rinfrancato dall’andamento della battaglia.

Nel dicembre del 1775, re Giorgio III proclama “ribelli” i coloni americani. E’ il punto di non ritorno, la ribellione è divenuta rivoluzione e guerra di liberazione.

Nell’aprile del 1776 il Congresso continentale esorta le tredici colonie a costituire i propri governi autonomi dalla corona britannica.

Il 4 luglio a Filadelfia, i trentatré delegati del Congresso continentale, destinati a prendere il nome di Founding Fathers, “padri fondatori”, approvano la Dichiarazione d’Indipendenza, redatta dal virginiano Thomas Jefferson, in cui viene sancita la rottura definitiva con la Gran Bretagna e la forma repubblicana del nuovo paese, si afferma che ogni individuo ha per natura il diritto alla libertà e alla felicità, si proclama il principio che i governi debbano poggiare sul consenso dei governati e si cancella la nobiltà di sangue.

“Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali”

Nella notte di Natale del 1776, dopo aver guadato il fiume Delaware, Washington guida i suoi a un’importante vittoria nella battaglia di Trenton, riconquistando il New Jersey.

Nell’ottobre del 1777, dopo una serie di mesi contraddistinti da imboscate e attacchi a sorpresa, le truppe di Washington sconfiggono ancora gli inglesi nella battaglia di Saratoga.

Tra il 1778 e il 1780, prima Francia, poi Spagna e infine Olanda scenderanno sul campo di battaglia per dare manforte ai coloni e risulteranno decisivi per la vittoria finale.

Nell’ottobre del 1781 a Yorktown, in Virginia, le truppe franco-americane costringono alla resa gli inglesi comandati dal generale Charles Cornwallis. E’ l’atto bellico finale della guerra.

Nell’aprile del 1782 il Parlamento britannico si esprime con un voto contrario al proseguimento della guerra.

Il 3 settembre del 1783, con il Trattato di Versailles la Gran Bretagna riconosce l’indipendenza delle tredici colonie nordamericane, costituitesi negli Stati Uniti d’America.