Salta al contenuto

Maria Antonietta, storia e pensiero della Regina di Francia

Definita una donna 'frivola' dall'opinione pubblica del Settecento, a causa di uno stile di vita prettamente dedicato al lusso, un 'rimedio' che trovò alla noiosa vita di corte e un 'diversivo' ad un matrimonio - quello con Luigi XVI - che riteneva deludente e problematico, fu un'accesa sostenitrice della monarchia assoluta e del diritto divino dei re. Accusata di alto tradimento al termine della Rivoluzione francese, la sua morte - sulla ghigliottina a 38 anni non ancora compiuti - segnò la fine dell'anciene régime

Alessio Abbruzzese

Alessio Abbruzzese

GIORNALISTA

Nato e cresciuto a Roma, mi appassiono fin da piccolissimo al mondo classico e a quello sport, dicotomia che ancora oggi fa inevitabilmente parte della mia vita. Potete leggermi sulle pagine de Il cuoio sul Corriere dello Sport, e online sul sito del Guerin Sportivo. Mi interesso di numerosissime altre cose, ma di quelle di solito non scrivo.

Figura controversa, caratterialmente ‘leggera’ ed avvezza ad intrighi e ingerenze di corte, prestò il fianco alle maldicenze delle grandi famiglie appartenenti all’alta nobiltà francese. Negli anni della maturità, tuttavia, pur continuando ad ostacolare con tutte le proprie forze le crescenti idee liberali, dimostrò di essere una buona moglie, una madre esemplare e una persona riflessiva e responsabile.

Chi era Maria Antonietta

Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo-Lorena – e in famiglia chiamata semplicemente Antoine – nacque nel complesso di Hofburg di Vienna il 2 novembre 1755, penultima dei sedici figli avuti da Maria Teresa d’Austria e Francesco Stefano di Lorena, imperatore del Sacro Romano Impero. Le venne immediatamente attribuito il titolo di arciduchessa d’Austria e trascorse, dopo essere guarita dal vaiolo, contratto ad appena due anni e che la risparmiò da orrendi deturpamenti, un’infanzia piuttosto felice, grazie alla contessa Brandeiss, sua istitutrice, che la viziò e la ricoprì dell’affetto fattole invece mancare dalla madre. Probabilmente troppo, considerando che – vedendola poco affascinata dallo studio – acconsentì ad un’importante riduzione delle ore necessarie ad una corretta istruzione, al punto che, all’età di 12 anni, Maria Antonietta non era in grado né di scrivere, né di parlare correttamente il francese e il tedesco. L’unico idioma a lei conosciuto era piuttosto l’italiano, grazie al maestro Pietro Metastasio, mentre le sue passioni preferite riguardavano la musica – in particolare l’arpa – e, soprattutto, la danza. La ‘comfort zone’ di Maria Antonietta venne spazzata via da due eventi traumatici, che la ‘traghettarono’ – con largo anticipo – nell’età adulta: la morte dell’amato padre, nel 1767, stroncato da un’ischemia cerebrale e le nozze della sorella Maria Carolina – con la quale era cresciuta quasi fosse un’inseparabile gemella – con Ferdinando IV di Napoli. Lei stessa, seppur indolente, capricciosa e del tutto priva delle conoscenze necessarie per una futura regina, all’interno di un mero ed intricato disegno politico della mamma, intenzionata a stringere importanti alleanze nel Vecchio Continente, fu fatta fidanzare ufficialmente nel 1769 con il delfino di Francia Luigi Augusto, che diverrà re col nome di Luigi XVI. Prima del matrimonio, che avvenne un anno dopo, le fu tuttavia imposta una full immersion di studio, soprattutto in materie quali storia, letteratura francese e religione, dimostrandosi in realtà molto più dotata di quanto non avesse fatto in precedenza. Il 21 aprile 1770 Maria Antonietta partì alla volta della Francia. Contrariamente a quello che avrebbe dovuto essere il suo compito, la controversa figura della madre – divenuta negli ultimi tempi più ‘presente’ nella sua vita e con la quale riuscì ad instaurare un buon rapporto – la salutò con un’ultima raccomandazione: “Rimanete una buona tedesca!“. Il 16 maggio, quindi, al termine di un lungo viaggio caratterizzato dalla cerimonia della ‘remise’, durante la quale svestì gli abiti austriaci per indossare quelli francesi, sposò il ‘goffo e sgraziato’ Luigi che, prima di quel momento, aveva visto soltanto in dipinti nei quali era stato raffigurato ‘notevolmente abbellito’.

Maria Antonietta, l’ascesa al trono e i problemi ‘intimi’ con Luigi XVI

La nuova delfina di Francia dovette subito fronteggiare – in quanto austriaca – l’ostilità di gran parte della corte francese, marito incluso. Pertanto, comprese ben presto come egli non avesse scelto di sposarla, bensì avesse semplicemente obbedito ad un’imposizione. Al punto che, dopo molti mesi, il matrimonio non era stato ancora ‘consumato’: Luigi era infatti vittima di un vero e proprio blocco psicologico dovuto ai pregiudizi e all’educazione bigotta ricevuta. La madre, costantemente aggiornata sulla situazione, criticò aspramente la figlia, reputandola “incapace di suscitare passione nel marito”, in un’escalation che culminerà in veri e propri insulti, definendola priva di bellezza e talento, oltre che un totale fallimento. Ad ogni modo, con il passare del tempo, seguendo i consigli materni, Maria Antonietta riuscì a far breccia nel cuore di Luigi che, parlando con le zie, arrivò a definirla “molto affascinante”. Maria Teresa d’Austria proseguì per anni alternando severità ed empatia nei confronti della figlia, totalmente soggiogata da una tale figura autoritaria. Riuscì a disubbidirle per la prima volta nel 1772, nel momento in cui gli eredi al trono mostrarono un’aperta ostilità nei confronti di Madame Du Barry, amante del re Luigi XV, e Maria Antonietta contravvenne all’ordine di rivolgerle parola, mandando la madre su tutte le furie. Lo fece più avanti, per quieto vivere, promettendo a sé stessa e al marito che sarebbe stata la prima ed ultima volta, con un banale “C’è molta gente oggi a Versailles“, ma fu un episodio che la scosse in maniera significativa e che le lasciò un segno indelebile nel carattere. Il delfino presentò la moglie al padre il 22 luglio del 1773, rincuorandolo sul fatto di essere riuscito a consumare il matrimonio. Cosa non vera, però: ella fu soltanto ‘deflorata’ al termine di una serie di ‘imbarazzanti’ amplessi non portati a compimento. Il 10 maggio dell’anno successivo, ad ogni modo, alla morte di Luigi XV, causata dal vaiolo, i due ascesero al trono di Francia. Maria Antonietta, che scelse di non essere incoronata, ma che mostrò al contempo una genuina emozione per quella del marito, lasciò via via spazio ad azioni e pensieri estremamente infantili, oltre che a una frequente mancanza di rispetto nei confronti delle persone più anziane presenti a corte, attirando su di sé l’antipatia dell’alta nobiltà, al punto che uscirono numerosi libelli, soprattutto pornografici, con la regina protagonista, prontamente ribattezzata ‘Madame Scandale’. Maria Antonietta, al netto dei suoi discutibili comportamenti, era una donna malinconica, estremamente insoddisfatta della propria vita, soprattutto sessuale, addolorata dall’idea di non avere mai un figlio, costantemente tacciata di influenzare le politiche del re, nonostante i suoi più stretti consiglieri – apertamente antiaustriaci – la tenessero lontana dalle questioni più importanti. Fu in questo periodo che cercò diversivi nel lusso e nelle frivolezze, dai costosissimi e sfarzosi abiti della modista Rose Bertin alle colossali acconciature di Léonard, passando per gli spettacoli teatrali e il gioco d’azzardo. Una svolta fu l’amicizia instaurata con Gabrielle de Polignac, che le aprì porte dell’entourage della famiglia, la più potente della corte, ma ebbe una nuova ricaduta il 6 agosto 1775, alla nascita del duca d’Angoulême, figlio di sua cognata, la contessa d’Artois, nominato erede presuntivo al trono: in quell’occasione la regina venne pesantemente insultata dalle popolane presenti e scoppiò in lacrime una volta ritiratasi nei propri appartamenti. L’episodio contribuì ad aumentare le voci circa la sua ricerca di piaceri sessuali, tanto dagli uomini quanto dalle donne, compresi il cognato, il conte d’Artois, e la principessa de Lamballe. Dopo aver cercato invano di risollevare i conti del regno, provato dalla Guerra dei sette anni e da quella d’indipendenza americana, ad ‘indagare’ sulla vita sessuale della coppia venne inviato – il 18 aprile 1777 – l’imperatore del Sacro Romano Impero, suo fratello Giuseppe II. Ella confidò tutto, ma ciò che fu desunto dal sovrano austriaco fu che entrambi fossero ‘due perfetti pasticcioni’, del tutto inesperti e privi di ‘appetito’, in totale antitesi a quanto descritto nei libelli. Quindi, scrisse all’altro fratello, Pietro Leopoldo, parlando della sorella come di una persona “ancora molto infantile ed essenzialmente pura e virtuosa“. Le lasciò quindi una lettera, colma di consigli ‘esagerati’, volti ad angosciarla e spingerla ad un repentino cambio di rotta. A conti fatti, si rivelò una mossa azzeccata, dal momento che di lì in avanti Maria Antonietta non solo si mostrò più ‘adulta e matura’, ma – il 18 agosto 1777 – riuscì persino a consumare, finalmente, il proprio matrimonio.

L’attività politica di Maria Antonietta

Nel 1778, allo scoppio della guerra di successione bavarese, Maria Antonietta – spinta dalla madre – perorò la causa asburgica, inimicandosi ulteriormente la corte e guadagnandosi l’appellativo, in senso dispregiativo, de ‘L’Austriaca’. Durante la primavera del medesimo anno, tuttavia, rimase incinta del marito, ignorando le continue accuse della famiglia, che la descrivevano come ‘totalmente inutile politicamente’ e si dedicò solo ed esclusivamente alla gravidanza e alla salute del nascituro. Al termine di un parto complicato, che le fece perdere i sensi, il 19 dicembre nacque Maria Teresa Carlotta. Nel corso degli anni la regina tornò progressivamente preda delle famose frivolezze che avevano caratterizzato gran parte del suo – ancor giovane – passato, attirando su di sé aspre critiche, in un periodo in cui la politica francese era focalizzata sulla riduzione delle spese, e stringendo ancor più il proprio legame con la contessa de Polignac, tanto che si susseguirono le voci circa una relazione omosessuale tra le due donne. La madre, seriamente preoccupata dal progressivo allontanamento della figlia dalle questioni più importanti da parte della corte francese, cercò di metterla in guardia con un approccio insolitamente morbido ed amorevole. Maria Antonietta, però, minimizzò, dando alle parole di Maria Teresa d’Austria un peso ben diverso alla sua morte, sopraggiunta il 29 novembre 1780 e alla cui notizia svenne dal dolore. Luigi XVI stette effettivamente molto vicino alla moglie in quel periodo terribile, la quale restò – in maniera piuttosto inaspettata – nuovamente incinta, dando alla luce, il 22 ottobre dell’anno successivo, l’agognato erede al trono Luigi Giuseppe. La gioia, sua, del marito e della popolazione, venne tuttavia minata da una nuova ondata di libelli che metteva in dubbio la paternità del bambino. A complicare il rapporto della regina con i francesi, poi, fu la nomina – nell’estate del 1782 – di Gabrielle de Polignac a governante dei Fils de France dopo lo scandalo della bancarotta dei Guéménée. Rimase incinta per la terza volta nei primi mesi del 1783, dopo essersi riavvicinata al marito su spinta del fratello Giuseppe II, che richiese un sostegno mai dato da Luigi XVI, nella spartizione dei possedimenti dell’Impero ottomano. A novembre, però, ebbe un aborto spontaneo. Vicende analoghe si ripeterono l’anno seguente: l’imperatore del Sacro Romano Impero chiese aiuto alla Francia nella guerra della marmitta, il re rifiutò e Maria Antonietta rimase incinta dopo una prolungata ‘vicinanza’ al marito. La regina scrisse stavolta al fratello di non avere “alcuna influenza politica”, salvo poi assistere ad un ripensamento di Luigi XVI, che decise di pagare gli olandesi per conto dell’Austria: tale decisione fu imputata a Maria Antonietta, la cui impopolarità crebbe ulteriormente, tanto a corte quanto nel popolo. Situazione che si accentuò nel 1785, dopo la nascita – il 27 marzo – del terzo figlio della coppia, Luigi Carlo: la causa scatenante fu il cosiddetto ‘affare della collana’, un monile di diamanti che si riteneva fosse stato acquistato da Maria Antonietta. In realtà si trattava di un inganno della contessa Jeanne Valois de La Motte, che finse un rapporto stretto con la regina e fece acquistare il gioiello dal cardinale di Rohan per conto della stessa, salvo poi impossessarsene. Il 25 agosto, per provare la propria innocenza, Maria Antonietta volle che tutta la faccenda fosse giudicata pubblicamente, ‘toccando con mano’ alla considerazione che aveva di lei l’opinione pubblica. Rimase profondamente scossa all’idea di essere ritenuta una donna perfida, che raggirasse il marito, lo tradisse ripetutamente e dilapidasse le risorse finanziarie dello Stato, riducendo considerevolmente di lì in avanti le spese e adottando un abbigliamento più sobrio. Nel 1786, dopo aver partorito il 9 luglio Sofia Elena Beatrice, nata prematura e morta pochi giorni dopo, complice la depressione del marito, da circa tre anni si trovava a gestire gli affari di Stato. Per il bene della Francia e dei suoi figli adottò una politica antiaustriaca e diede un taglio netto alle spese, mosse che non migliorarono tuttavia la sua reputazione. Il popolo, addirittura, arrivò a paragonarla a Fredegonda e Isabella di Baviera. Tale odio aggravò la salute del re (la tubercolosi consuntiva gli aveva provocato il curvamento della colonna vertebrale), mentre la regina ingrassò improvvisamente a dismisura. Un inverno rigido, unitamente a un raccolto misero, portò il prezzo del pane alle stelle: l’inevitabile conseguenza fu il sorgere di numerose rivolte popolari in tutto il territorio francese, mentre l’ordine impartito alle truppe inviate nei luoghi coinvolti dai moti fu quello di sparare sulla folla. Il 4 maggio 1789, durante la parata d’apertura degli Stati Generali, al passaggio di Maria Antonietta venne gridato: “Viva il duca d’Orleans!“. Quindi, il giorno seguente, alla riunione dei tre Stati a Versailles, venne accolta dal silenzio dei presenti. La regina toccò il fondo la sera del 4 giugno, con la prematura morte del figlio, il delfino erede al trono Luigi Giuseppe, una ‘tragedia’ passata nella totale indifferenza della popolazione. Il sentimento antimonarchico si stava diffondendo a macchia d’olio e le idee circa il diritto divino del re abbracciate da Maria Antonietta considerate ormai anacronistiche. Il Paese transalpino si stava apprestando ad una svolta epocale: la Rivoluzione francese.

Gli ultimi anni di Maria Antonietta

Maria Antonietta non riuscì a comprendere le velleità democratiche del popolo, convinta piuttosto che fosse fomentato da terzi. Nella sua idea improntata sulla monarchia assoluta non poteva esserci posto per deputati eletti incaricati di assumere il potere legislativo dello Stato. Neppure dopo la presa della Bastiglia del 14 luglio 1789, la fuga dei maggiori conservatori monarchici, compresi i Polignac, e la riduzione dell’autonomia politica del marito, progressivamente limitato dall’Assemblea costituente, ella rinunciò ad abbandonare la Francia, nella convinzione che lo status quo, prima o poi, sarebbe stato ripristinato. Il 6 ottobre vennero invasi gli appartamenti reali, con la regina bersaglio degli insulti del popolo in rivolta. Costretta a trasferirsi a Parigi, sotto la vigilanza della guardia nazionale, manifestò la propria intenzione di abbandonare ogni attività politica perché, in fondo, tutti i mali della Francia venivano attribuiti a lei. Eppure, dovette continuare a adempiere alle funzioni rappresentative e cerimonie religiose, cercando ad ogni modo di limitarle al massimo, vivendo confinata nel palazzo e dedicandosi all’amorevole cura dei propri figli. Parallelamente all’approvazione di Luigi XVI – nel 1790 – della Costituzione, aumentarono di giorno in giorno le voci circa un possibile attentato nei confronti di Maria Antonietta che, a dispetto della giovane età, invecchiò – per ansia, terrore e stress – in maniera velocissima. Iniziò a districarsi tra le forze conservatrici – per ideali – e quelle democratiche – per necessità – cercando disperatamente aiuto dalle corti straniere, mentre il re – nel 1792 – dichiarò guerra all’Austria, confidando segretamente che una sconfitta avrebbe posto fine alla rivoluzione. La coppia reale subì una nuova incursione della folla in armi e venne umiliata ed oltraggiata, senza tuttavia scomporsi, né mostrando timore reverenziale. Vennero però uccise tutte le guardie svizzere e i sovrani trasferiti nuovamente, stavolta dentro la Torre del Tempio, un antico monastero dei Templari adibito a carcere. Non poté seguirli la principessa de Lamballe, uccisa e fatta a pezzi durante i massacri di settembre. La sua testa, poi, fu esposta sotto la finestra della regina, che svenne alla sua vista. Il destino era ormai segnato. Luigi XVI venne condannato alla ghigliottina e decapitato il 21 gennaio 1793 a Parigi, la ‘vedova Capeto’, come verrà chiamata di lì in avanti, rimase ‘imprigionata’ nella torre, rifiutando qualsiasi piano di fuga senza i suoi figli. Uno di loro, però, Luigi Carlo, le venne ‘strappato’ nel mese di luglio ed affidato ad un ciabattino analfabeta, che plagiò il bambino al punto da fargli firmare – il 6 ottobre – una dichiarazione in cui accusava la madre di averlo iniziato a pratiche masturbatorie e incestuose. Il giorno prima, invece, il deputato Jacques Nicolas Billaud-Varenne l’aveva definita “la vergogna dell’umanità e del suo sesso“. Trasferita nella prigione della Conciergerie già dal 2 agosto, e vittima di gravi emorragie, forse dovute a un fibroma uterino, tentò invano di scappare, ma non rinnegò mai le sue radicate convinzioni circa la monarchia assoluta voluta direttamente da Dio. Accusata di alto tradimento, infatti, le venne chiesto se avesse insegnato lei “l’arte del dissimulare” al defunto marito, con la quale aveva ingannato il popolo di Francia. Inequivocabile fu la risposta: “Sì, il popolo è stato ingannato, è stato crudelmente ingannato, ma non da mio marito o da me“. Portata davanti al Tribunale rivoluzionario il 14 ottobre per “esaurimento del tesoro nazionale, intrattenimento di rapporti e corrispondenza segreti con il nemico (cioè, l’Austria e i filomonarchici) e cospirazioni contro la sicurezza nazionale ed estera dello Stato“, venne denigrata dai 41 testimoni portati dall’accusa, che parlarono di “complotti d’assassinio, falsificazioni di assegnati e proditoria rivelazione di segreti ai nemici francesi“, ai quali rispose senza mai essere sorpresa nel mentire o contraddirsi. All’accusa di incesto con il figlio, invece, replicò: “Se non ho risposto è perché la Natura stessa si rifiuta di rispondere a una simile accusa lanciata contro una madre! Mi appello a tutte le madri che sono presenti!“, ricevendo – forse per la prima volta – l’appoggio delle popolane. La sua speranza di essere estradata nella natia Austria venne spezzata dalla lettura della sentenza: “Pena di morte, votata all’unanimità. Ascoltò impassibile le tre terribili parole quindi, la mattina del 16 ottobre, vestita di bianco – in quanto il nero le venne proibito – con le mani legate dietro la schiena e i capelli rozzamente tagliati dal boia fin dietro la nuca, venne condotta al patibolo. Si racconta che, un attimo prima di essere decapitata, pestò un piede al suo giustiziere, affermando: “Pardon, Monsieur. Non l’ho fatto apposta“. L’esecuzione avvenne a mezzogiorno e un quarto e quando la sua testa, raccolta dal boia, venne sollevata ancora sanguinante come un trofeo, dal popolò si levò in aria il grido: “Viva la Repubblica!”.