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Libero arbitrio vs servo arbitrio: Erasmo vs Lutero

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Nell’articolo che segue, vedremo a confronto due grandi figure storiche: Erasmo da Rotterdam e Martin Lutero, riguardo alla controversia del “Libero Arbitrio vs Servo Arbitrio“.

Questo dibattito teologico ha suscitato dibattiti accesi nel XVI secolo, portando alla luce profonde differenze di pensiero riguardanti la libertà umana e la predestinazione divina. Analizzeremo le posizioni di entrambi i protagonisti e le loro influenze sulla Riforma Protestante e sul pensiero filosofico-religioso dell’epoca.

Il dibattito sulla libertà dell’uomo e sul libero arbitrio

Il dibattito sulla libertà dell’uomo è una questione filosofica e teologica affascinante che ha coinvolto molte menti brillanti nel corso della storia.

Da un lato, ci sono coloro che sostengono l’esistenza del libero arbitrio, sostenendo che gli esseri umani hanno la capacità di prendere decisioni autonome e di agire in modo indipendente. Secondo questa prospettiva, l’uomo è responsabile delle sue azioni e delle conseguenze che ne derivano.

Dall’altro lato, ci sono coloro che negano il libero arbitrio, sostenendo che tutto ciò che facciamo è determinato da cause e condizioni preesistenti, e che quindi non siamo veramente liberi di scegliere. Questa posizione solleva importanti domande sulla responsabilità umana e sulla natura della volontà.

A cavallo tra il XV e il XVI secolo due giganti del pensiero filosofico e teologico si danno battaglia intorno a questa questione: l’uomo è libero oppure no? Si tratta della querelle tra Erasmo da Rotterdam e Martin Lutero.

Erasmo da Rotterdam e Martin Lutero

Erasmo da Rotterdam nasce in Germania nel 1466/1469. Considerato uno degli umanisti più importanti in assoluto, nonché uno degli ispiratori ante litteram dell’Unione Europea, dedica la sua esistenza a perorare la causa di un’Europa unita sotto il segno di un’unica cultura di pace e affratellata nella religione cristiana. Muore in Germania nel 1536.

Martin Lutero nasce in Germania nel 1483. Dotato di una personalità molto forte e tenace, entra in polemica molto dura con Erasmo circa la questione della libertà umana. Per Lutero l’uomo non è libero, ma schiavo del peccato originale, mentre Erasmo sottolinea la possibilità dell’uomo, attraverso il concorso delle buone azioni, di compartecipare all’azione della Grazia (dono gratuito di Dio) per ottenere la salvezza. Muore in Germania nel 1546.

Il dibattito sul libero arbitrio tra Erasmo da Rotterdam e Martin Lutero

Il dibattito sul libero arbitrio ha attraversato secoli di pensiero filosofico e teologico, ma raramente ha raggiunto l’intensità dell’accesa disputa tra Erasmo da Rotterdam e Martin Lutero all’inizio del XVI secolo. Questi due giganti del Rinascimento e della Riforma Protestante si trovarono su fronti opposti in relazione alla capacità dell’uomo di scegliere liberamente tra il bene e il male, una questione che aveva profonde implicazioni per la dottrina cristiana e la natura stessa della salvezza.

Erasmo, l’umanista per eccellenza, credeva fermamente nel libero arbitrio umano. Nella sua opera “Diatribe sul Libero Arbitrio”, Erasmo sosteneva che gli esseri umani possiedono una capacità intrinseca di fare scelte morali. Sebbene riconoscesse che questa capacità fosse indebolita a causa del peccato originale, non era completamente annientata. Pertanto, secondo Erasmo, l’uomo ha una certa autonomia nella sua capacità di cooperare con la grazia divina e perseguire la salvezza. Questa visione era profondamente radicata nel pensiero umanistico, che poneva un grande valore sulla dignità e sul potenziale dell’individuo.

Dall’altra parte, Martin Lutero, il grande riformatore protestante, respinse categoricamente l’idea del libero arbitrio, almeno in termini di salvezza. Nella sua risposta a Erasmo, “La Schiavitù della Volontà”, Lutero sostenne che a causa della caduta dell’uomo, la volontà umana è diventata schiava del peccato. Gli esseri umani, per Lutero, non possono scegliere il bene su loro iniziativa. La salvezza, quindi, è un atto unilaterale di grazia da parte di Dio, al quale l’uomo non può contribuire con i suoi sforzi. Per Lutero, la dottrina del libero arbitrio era non solo erronea, ma anche pericolosa, poiché portava gli individui a confidare nelle proprie opere piuttosto che nella sola grazia di Dio.

La disputa tra Erasmo e Lutero non era puramente teologica, ma rifletteva anche tensioni culturali e politiche del loro tempo. Tuttavia, al centro della loro contesa c’era una questione fondamentale: in che misura gli esseri umani possono essere considerati autori del loro destino spirituale? Mentre il dibattito sul libero arbitrio continua ancora oggi, la polemica tra questi due pensatori rimane uno dei momenti più emblematici e appassionati di questa eterna questione.

L’elogio della follia di Erasmo da Rotterdam

Elogio della follia (1511) è il titolo dell’opera più famosa di Erasmo da Rotterdam. Si tratta di un’opera filosofica e satirica, nella quale Erasmo personifica la Follia, presentandola come una figura femminile che si erge a narratrice dell’opera. Attraverso il suo discorso, la Follia elogia se stessa, mettendo in luce l’importanza della follia nella vita umana.

Essa ci affascina da cinquecento anni, già a partire dal suo titolo paradossale: come si può pensare di tessere l’elogio di qualcosa di così detestabile come la follia?

Per far ciò bisogna intendere correttamente ciò che il grande Erasmo vuole significare: uno dei molti significati che egli attribuisce alla follia è la sua straordinaria capacità di insinuarsi nelle relazioni umane, coabitando con la ragione, riuscendo a rendere sopportabili condizioni e situazioni che, altrimenti, distruggerebbero l’uomo e la società.

Quando l’abito fa il monaco

Lutero, differenza del suo avversario Erasmo da Rotterdam (che immaginava per l’uomo una rinascita culturale e intellettuale proiettata in avanti nel tempo), Lutero è un pensatore che ha in mente un tipo d’uomo molto più antico e che vuole recuperare: quello delle prime comunità cristiane.

Per noi contemporanei che osserviamo il suo ritratto, appare facile immaginarlo anche attraverso questa scelta estetica: i colori foschi ci aiutano a immaginare la severità del suo giudizio morale, l’austerità dei suoi costumi e l’intransigenza della sua lotta per ripristinare un cristianesimo autentico.

Mappa mentale su libero arbitrio vs servo arbitrio

Le questioni di filosofia e teologia diventano un tutt’uno quando i due pensatori si scontrano intorno al tema della libertà dell’uomo. Esiste o no il libero arbitrio? L’uomo è già condannato a tendere verso il male a causa del peccato originale? La libertà dell’uomo è compatibile con l’onniscienza di Dio creatore? Sarà la sola fede a salvare l’uomo oppure egli potrà fare la sua parte attraverso il suo comportamento e le cosiddette “buone opere”? La fede è una conquista umana oppure è un dono di Dio? La Grazia divina può essere guadagnata oppure viene elargita da Dio secondo imperscrutabili disegni?

Questi e altri dubbi agitano la feroce polemica tra Erasmo, campione della libertà umana, e Lutero, sostenitore dell’asservimento dell’uomo al male a causa della colpa di Adamo.

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