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Lutero, vita e pensiero dell'iniziatore del protestantesimo

Le 95 tesi, la critica a Roma e alla vendita delle Indulgenze, la scomunica per Eresia, la nascita della Riforma; i fatti straordinari e il pensiero rivoluzionario del teologo tedesco che scrisse una nuova Teologia

Valeria Biotti

Valeria Biotti

SCRITTRICE, GIORNALISTA, SOCIOLOGA

Sono scrittrice, giornalista, sociologa, autrice teatrale, speaker radiofonica, vignettista, mi occupo di Pedagogia Familiare. Di me è stato detto:“È una delle promesse della satira italiana” (Stefano Disegni); “È una scrittrice umoristica davvero divertente” (Stefano Benni).

Un colpo di fulmine

Martin Lutero nasce a Eisleben (nell’odierno Land di Sassonia-Anhalt) nella notte del 10 novembre 1483, da una famiglia di estrazione contadina. Cresce in un ambiente cattolico severo ma per molti versi anche rozzo. La Fede a cui viene educato, infatti, presenta tratti quasi di superstizione, permeati da elementi attinti dal paganesimo germanico.

Nel 1497 Lutero frequenta la Scuola di latino a Magdeburgo, presso i Fratelli della vita comune, un’associazione religiosa d’origine medievale e nel 1501 viene iscritto all’Università di Erfurt, dove consegue il titolo di Baccalaureus artium

E’ nella biblioteca universitaria che Martin incontra per la prima volta la Bibbia: un’autentica folgorazione. Sarà lui stesso, anni dopo, a ricordare lo stato d’animo del momento: «Mi piacque moltissimo; volevo ritenermi abbastanza fortunato da possedere un giorno quel libro».

A rendere “la chiamata” ineludibile pare sia un evento particolarmente eclatante. E’ il luglio del 1505 e Lutero – in viaggio – viene sorpreso da un violento temporale alle porte di Stotterheim, un villaggio sassone. Trovandosi a terra a seguito di un fulmine “caduto” poco distante da lui, non può che promettersi a sant’Anna: «se ne uscirò salvo» giura «abbraccerò la vita monastica».

Ecco che il 17 luglio 1505, a ventidue anni, entra – contro la volontà del padre, scettico sulla profondità della sua vocazione – nel convento agostiniano di Erfurt, dove si dedica allo studio delle lettere di San Paolo e degli scritti religiosi di sant’Agostino. Nel 1507, viene ordinato sacerdote.

Nel 1510 viene inviato a Roma per questioni interne all’Ordine e osserva il clero locale con curioso sconcerto. Nota la crassa ignoranza e la frivolezza di molti ecclesiastici, abituati anche a frequentare quartieri poco raccomandabili e ad aver rapporti con donne.

La Chiesa, vista da vicino, gli appare mondana e corrotta. Un detto gli risuona nelle orecchie: “Roma veduta, fede perduta”. Lutero chiosa, sul suo breviario: “Se esiste l’inferno, Roma vi è sopra”.

La mercificazione delle indulgenze e le 95 tesi

In terra tedesca, la Chiesa di Roma riscuote la decima sugli ingenti territori di propria competenza. Ma, a tale pratica consolidata, aggiunge una seconda fonte di introito importante: la vendita delle indulgenze. Attraverso il pagamento di una somma di denaro, infatti, il peccatore può ottenere che la Chiesa cancelli i propri peccati davanti a Dio.

Riporta lo stesso Lutero (tesi n° 27): “Come il soldino nella cassa risuona, ecco che un’anima il purgatorio abbandona“.

I proventi delle indulgenze scorrono per le vie di Roma, dove il papato necessita di finanziamenti per la costruzione della Basilica di San Pietro.

Ma Lutero è chiarissimo, in proposito: “Meglio donare un centesimo al proprio prossimo che costruire a san Pietro una chiesa tutta d’oro; la prima cosa infatti è comandata da Dio, la seconda no“.

Non si può comperare la salvezza se non attraverso la Fede e la Grazia divina. Non si ottiene attraverso opere pie, mortificazioni della carne, né grazie all’intercessione papale.

Convinto della necessità di ri-codificare i punti dolenti e mistificati della Teologia dominante, Lutero condensa i passaggi fondamentali sui quali attirare l’attenzione generale in 95 tesi, che affigge il 31 ottobre 1517 sul portone della Cattedrale di Wittenberg, ove insegna teologia.

I punti fondamentali del Protestantesimo di Lutero

I capisaldi della dottrina luterana – che si discosta, dunque, da quella ufficiale della Chiesa Cattolica – si possono ridurre essenzialmente a questi:

  • La Salvezza, per l’uomo, si ottiene esclusivamente per Grazie divina, attraverso la Fede in Cristo e nella Sua opera;
  • Sacerdozio Universale: illuminato da Dio, ogni uomo può sviluppare una conoscenza delle Scritture. Non occorre, dunque, alcuna mediazione da parte di un Clero istituzionalizzato;
  • Il cristiano vive assieme ai fratelli nel corpo mistico di Cristo (la Chiesa invisibile), attraverso l’attiva partecipazione alla Chiesa visibile;
  • Negazione dell’infallibilità papale e del ruolo del papa come successore di san Pietro e capo temporale;
  • I sacramenti sono ridotti al battesimo e all’eucaristia, gli unici secondo Lutero a essere menzionati nel Vangelo come istituiti da Cristo stesso.Lutero inoltre ritiene che nel sacramento eucaristico – a differenza della dottrina cattolica che afferma che si manifesti la transustanziazione (ovvero la reale conversione del pane nel corpo e del vino nel sangue di Cristo) – il pane e il vino mantengano la loro natura fisica e divengano anche corpo e sangue del Cristo (consustanziazione). Tale dottrina viene denominata da Lutero Unione sacramentale;

I luterani ammettono, quindi, anche il divorzio, proprio in considerazione del fatto che il matrimonio non sia celebrato come sacramento;

  • Il celibato ecclesiastico viene eliminato.

La scomunica per Eresia

In Germania manca un potere forte in grado di difendere gli interessi politici tedeschi contro il rafforzamento della monarchia papale perseguita da Roma.

Anche per questo, le posizioni luterane sono recepite con favore anche al di fuori degli ambienti conventuali e universitari. Nel giro di pochi mesi le 95 tesi vengono tradotte e diffuse, anche attraverso il nuovo mezzo di informazione appena nato: la stampa.

Nel 1520 una bolla papale si scaglia contro il monaco eretico: “Sorgi, Signore, e giudica la tua causa. Un cinghiale ha invaso la tua vigna“, recita.

Ma “il cinghiale Lutero”, convinto delle proprie posizioni teologiche e – ormai – politiche, brucia pubblicamente la bolla. Solo l’intervento protettivo di Federico il Saggio di Sassonia gli evita il rogo.

Federico, infatti, ha ben compreso il ruolo fondamentale della predicazione luterana nell’indebolimento dell’autorità della Chiesa.

Quando nell’aprile 1521 si presenta a Worms per essere processato alla dieta imperiale presieduta dal ventunenne Carlo V, di fronte alla di ritrattare, Lutero risponde sicuro: “Qui sto saldo. Non posso fare altrimenti“.

È Federico il Saggio, ancora una volta, a salvarlo dall’Inquisizione nascondendolo in uno dei suoi castelli, dove Lutero approccia la traduzione della Bibbia in tedesco.

Fuori, intanto, i contenuti del messaggio luterano infiammano gli animi. Le chiese vengono spogliate dei loro arredi, il culto dei santi, della Madonna e la liturgia cattolica vengono abbandonati. I cavalieri insorgono, quindi i contadini.

“Lutero voleva una riforma – scrivono oggi gli storici – e si ritrovò a gestire una rivoluzione”.

La nuova Chiesa

Tralasciando in questa sede i numerosi rivolgimenti di natura politica che attraversano anni di profondo conflitto e che legano irrimediabilmente la Riforma ai principi tedeschi, se ne possono però raccontare gli esiti.

Appare, infatti, evidente la volontà ferma dei principi luterani di non restituire i beni sottratti alla Chiesa; così come emerge quanto una consistente parte della Germania sia ormai legata indissolubilmente a Lutero, alla sua idea di autonomia religiosa e alla nuova Chiesa che sta nascendo. Una chiesa che ha sostituito i sacerdoti con i pastori; che ha introdotto la liturgia in tedesco e ha scelto chiese austere, sobrie, essenziali.

Come ultima nota storica, religiosa, politica e sociale, non si può non citare come momento fondamentale la pace di Augusta del 1555, tra imperiali e luterani. Che sancisce ufficialmente la divisione tra Cattolici e Riformati come già dimostrato dalla Storia.