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Fenici, origini e storia di questo popolo

Antica popolazione semitica cananea, di cui si ha traccia di insediamenti nelle regioni costiere del Mediterraneo orientale sin dal XII secolo a.C., furono degli abili navigatori e commercianti

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

I Fenici abitarono nell’attuale Libano e in parte di Siria ed Israele, ma nel periodo di massima estensione fondarono delle vere e proprie colonie in Turchia, Cipro, Maghreb, Malta, Italia, Francia e Spagna. Impararono a lavorare il legno ricavato dal cedro, con il quale costruirono grandi e robuste navi, al punto che, secondo Erodoto, furono la prima popolazione a circumnavigare un intero continente: nella fattispecie, l’Africa, partendo dal mar Rosso e rientrando nel Mediterraneo dallo stretto di Gibilterra. Inoltre, furono estremamente abili nel tracciare le rotte, nel salpare di notte, seguendo l’Orsa Maggiore e le altre costellazioni circumpolari, e nella pratica del cabotaggio, al fine di attraccare in caso di difficoltà e fare rifornimento di acqua e viveri. Ai Fenici, inoltre, si attribuisce il primo alfabeto fonetico, composto da 22 segni che verranno ripresi – con alcune modifiche come l’aggiunto di vocali – dagli antichi Greci.

Le origini dei Fenici

Il termine ‘Fenici’ deriva probabilmente dal greco ‘Phoinikes’, utilizzato per designarli (non ne risulta invece uno con cui indicassero sé stessi) e che a sua volta proviene da ‘Phoinix’, cioè ‘rosso porpora’: questo popolo, infatti, sviluppò una fiorente industria del pigmento ottenuto dalla lavorazione dei gusci di murici. Non si sa con esattezza se sia mai esistita una ‘nazione’ fenicia, ma si suppone che sia stata creata quantomeno una confederazione marinara di città-Stato, ognuna con una propria divinità poliade generalmente associata ad un’altra paredra, lungo le coste dell’attuale Libano, un’area in cui vi è traccia di insediamenti umani a partire dalla preistoria. La loro origine, tuttavia, è incerta: per Strabone, infatti, provenivano dal Golfo Persico, teoria abbracciata anche da molti archeologi, per Erodoto, invece, dalle regioni dell’Eritrea che si affacciano sul mar Rosso. La ‘nascita’ dei Fenici, ad ogni modo, è convenzionalmente fissata al 1200 a.C. Agli albori della loro cultura Biblo, Tiro, Sidon-Dakerman (Sidone), Arwad, Amrit, Berito e Sarepta furono i centri principali e per secoli vissero in maniera estremamente pacifica. Nella tarda Età del bronzo, però, si accentuò la rivalità con Egizi, Assiri, Ittiti e Mittani e ciò permise loro di estendere la propria influenza con la creazione di empori commerciali considerati delle vere e proprie colonie: gli esempi principali sono quelli costituiti a Tell Kazel e a Tripoli di Siria, a Tell Arqa (nell’attuale Libano), ad Acri in Israele, a Kition, Finike e Miriandro in Turchia, a Malta, a Cipro, a Lixus in Marocco, ad Utica e Cartagine in Tunisia, a Cadice ed Ibiza in Spagna, a Marsiglia e nel sud della Francia, a Mozia, Marsala, Solunto, Palermo, Pantelleria e Lampedusa in Sicilia e a Nora, Tharros e Sulcis in Sardegna e ad Ischia in Campania.

Fenici, l’Età assira e l’Età babilonese

Nel IX secolo a.C. gli Assiri si avvicinarono ai Fenici, attratti dalla ricchezza dei loro porti. Se il primo ‘contatto’ si ebbe ai tempi di Assurnasirpal II, fu con Salmanassar III che avvenne il primo scontro, nella battaglia di Qarqar dell’853 a.C., in Siria, il cui esito è storicamente dubbio. Nel successivo, però, datato dieci anni dopo, i Fenici si assoggettarono al re, versando ingenti tributi. È la cosiddetta Età assira, durante la quale, nell’VIII secolo a.C., persero il controllo prima di molte città settentrionali, poi di Samaria, Cipro, Sidone e Tiro. Tali perdite verranno cancellate dalla caduta dell’impero assiro del 612 a.C., ma diverranno ben presto oggetto delle mire di Nabucodonossor II: durante l’Età babilonese, infatti, Sidone, Tiro e numerosi altri centri nevralgici fenici passarono sotto il controllo del ‘vicino’ mesopotamico, fino al 565 a.C., in cui verrà istituito un governo di suffeti, la più alta carica fenicia.

Fenici, l’Età persiana e l’Età ellenistico-romana

L’arrivo dei Persiani, forieri di ricchezze e garanti dell’autonomia, venne accolto con favore dai Fenici, che si sottomisero volontariamente a Ciro II il Grande nel VI secolo a.C. Se col suo successore, Cambise II, il rapporto fu controverso (venne appoggiata la campagna in Egitto, ma non quella contro Cartagine), con l’ascesa al trono di Dario I l’impero venne riorganizzato in satrapie e i territori dell’attuale Libano divennero la Transeufratene. Le città fenicie sostennero la prima guerra persiana mettendo a disposizione le proprie flotte e durante questa epoca Sidone ottenne un certo predominio. Ma furono, nel corso del secolo successivo, i contatti con il mondo greco a portare idee filelleni, che sfociarono in una vera e propria ribellione. Sidone, totalmente distrutta, ma estremamente strategica, venne ricostruita nel 345 a.C., prima di arrendersi spontaneamente ad Alessandro Magno. Il conquistatore macedone fu impegnato in un assedio di sette mesi per assoggettare Tiro (332 a.C.), prima di annettere al proprio impero una dopo l’altra tutte le città fenicie. In questi anni si assistette ad una rapidissima ellenizzazione, dagli influssi artistici fino alle assimilazioni religiose. Nel I secolo a.C., poi, quest’area entrò a far parte dei possedimenti dell’Antica Roma, che istituirono la provincia di Siria.