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Come fare un testo argomentativo: consigli, regole ed esempi

È uno strumento importantissimo, e non solo perché una delle tracce della prima prova dell’esame di maturità. Ecco una guida per imparare a esporre le proprie idee con argomentazioni convincenti e uno stile efficace

Silvia Pino

Silvia Pino

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Ho iniziato con le lingue straniere, ho continuato con la traduzione e poi con l’editoria. Sono stata catturata dalla critica del testo perché stregata dalle parole, dalla comunicazione per pura casualità. Leggo, indago e amo i giochi di parole. Poiché non era abbastanza ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

Saper redigere un buon testo argomentativo è molto importante. Si tratta di una delle tracce tra cui i maturandi potranno scegliere nella prima prova dell’esame di maturità ed è uno strumento utile per imparare a schematizzare il pensiero logico in modo da esporre le proprie idee in maniera coerente ed efficace, utile anche per imparare a sviluppare i ragionamenti ed esprimerli in forma orale. Infatti, il testo argomentativo può essere anche in un’arringa, in un discorso politico, un articolo di opinione. Il testo argomentativo, però, segue delle regole ben precise e si compone di alcuni passaggi imprescindibili per la sua completezza. Vediamo quali sono e come riuscire a redigerlo in maniera semplice ed efficace.

Cos’è un testo argomentativo e a cosa serve

Il testo argomentativo è una tipologia di testo che ha lo scopo di sviluppare in forma scritta un proprio pensiero e un proprio ragionamento avvalorandolo con l’uso di dati, prove, argomentazioni logiche. Risulta ancora più efficace quando la propria tesi viene sostenuta attraverso la confutazione di un contraddittorio (ovvero l’antitesi). Si chiude poi con delle conclusioni. L’obiettivo è quello di convincere il lettore della validità delle proprie idee e dei propri ragionamenti.

Prima di snocciolare la struttura del testo argomentativo, ripassiamo gli elementi principali del testo con un piccolo glossario.

  • Tesi: è alla base del testo argomentativo ed è il suo nucleo principale. È l’opinione dell’autore del testo, quella su cui si basano tutti gli elementi.
  • Antitesi: è la tesi contraria o divergente rispetto a quella sostenuta dall’autore del testo.
  • Confutare: significa “smentire”, dimostrare l’inesattezza.

La struttura, lo scheletro del vostro testo

Ciascun paragrafo del testo argomentativo assolve una funzione e va a comporre una struttura ben precisa formata da:

  • un’introduzione in cui si presenta il problema o il tema dell’elaborato. È molto importante fornire al lettore il contesto, esponendo in maniera chiara il quadro generale in cui si opera. In base ai destinatari del testo, gli elementi che è possibile inserire nell’introduzione sono: le motivazioni del lavoro e i suoi obiettivi, la metodologia adottata e cenni alla struttura del testo, per guidare il lettore;
  • la tesi: in questo paragrafo l’autore espone la propria tesi, ovvero il proprio pensiero sul tema presentato nell’introduzione. Concentratevi nel raccontare in maniera convincente la vostra opinione, scegliete con cura le parole, utilizzate frasi chiare e facilmente comprensibili;
  • argomentazione della tesi: qui l’autore sviluppa gli argomenti a sostegno della propria tesi. Ogni passaggio del paragrafo deve essere sviluppato attraverso testimonianze, statistiche o dati che appoggiano le argomentazioni dell’autore. Ad esempio si può far riferimento a studiosi o personaggi autorevoli, ma anche istituti o enti che lavorano nell’ambito di cui si sta parlando. L’autorevolezza degli elementi a corollario della tesi contribuirà alla sua validità;
  • l’antitesi: un buon testo argomentativo cita anche tesi e argomentazioni contrarie a quelle dell’autore;
  • confutazione dell’antitesi: in questo passaggio l’antitesi viene confutata con argomentazioni che indirettamente vanno a sostenere la tesi iniziale.Qui si “smontano” passo passo le tesi differenti dalla propria, e questo è fondamentale perché consentirà di rendere la propria tesi ancora più convincente;
  • conclusioni: nell’ultimo paragrafo si tirano le fila di tutto il discorso. Si espone con chiarezza il succo del testo attraverso un ragionamento logico che conduce alla conclusione che la tesi dell’autore è quella più forte.

Metodo e consigli pratici

Quando si è di fronte a un foglio bianco, niente panico! Il consiglio è sempre quello di procedere per gradi. La parola d’ordine è: schematizzare.

Dopo aver individuato il tema centrale e la direzione da prendere, è bene sempre buttare giù una scaletta che consentirà di orientarsi al meglio all’interno del testo nel corso della stesura. In questo modo saprete sempre esattamente a che punto vi trovate ed eviterete di andare fuori traccia. Non male, soprattutto quando dovrete fare i conti con dei tempi da rispettare.

La scaletta può riportare la struttura del testo (introduzione, tesi, argomentazioni e così via) ed essere riempita con parole chiave che vi aiuteranno a non perdere il filo del discorso. Il risultato sarà una vera e propria mappa concettuale, la vostra guida sacra. Essere schematici e ordinati è il segreto per comporre testi chiari ed efficaci.

La cura dello stile: i connettivi

Dal punto di vista del lessico, sarà importante ricorrere a una discreta varietà di connettivi, che permetteranno di non ripetere e non ripetersi. Non solo: snelliranno i ragionamenti e li ordineranno su linee logiche e/o gerarchiche. Ovviamente, occhio a non esagerare: un uso poco accurato rischia di appesentire il testo argomentativo piuttosto che alleggerirlo.

Come sappiamo, i connettivi hanno la funzione di segnalare e sviluppare i passaggi logici all’interno del testo e si distinguono in due tipologie:

  • i connettivi gerarchici, che consentono di ordinare il testo gerarchicamente, ovvero in base all’importanza delle argomentazioni.
    Ad esempio: Innanzitutto, in primo luogo per introdurre il primo argomento, oppure infine, in conclusione, per concludere per presentare l’ultimo argomento.
    All’interno del testo, poi, i vari passaggi si snodano attraverso conseguenze logiche, per cui si useranno connettivi come di conseguenza, dunque, quindi, e così via. Connettivi come invece, d’altro canto, dall’altra parte, altri ritengono che… si usano per introdurre tesi contrarie alla propria.
  • connettivi logico-semantici, che evidenziano i passaggi logici del ragionamento. Possono essere causali (poiché, dato che), aggiuntivi (inoltre, e), avversativi (tuttavia, invece, al contrario), concessivi (nonostante ciò, sebbene), conclusivi (perciò, dunque, in conclusione).

Un esempio pratico

Vediamo un esempio di testo argomentativo, basato sui recenti studi e applicazioni della settimana lavorativa corta.

  • Introduzione
    Adesso che il dibattito sull’argomento è arrivato anche in Italia, dove un lavoratore su tre opterebbe per orari di lavoro alternativi, la settimana lavorativa corta non è più soltanto un miraggio. Dopo gli effetti positivi della sperimentazione nel Regno Unito, anche in Italia, infatti, i lavoratori chiedono di introdurre la settimana lavorativa corta, e intanto i sindacati iniziano a parlarne e a prendere le misure con quella che ha le sembianze di una vera e propria rivoluzione.
  • Tesi
    Dopo gli anni alle prese con lo smart working, costretti dalla pandemia a trovare nuove soluzioni per il lavoro da remoto, la percezione della vita sembra essere cambiata, soprattutto nelle grandi città, dove gli spostamenti, il traffico e il sovraffollamento lasciano sempre meno spazio alla vita privata. La settimana lavorativa corta o gli orari di lavoro alternativi e flessibili possono essere senza dubbio una soluzione per il benessere psicofisico dei dipendenti. Potendo contare su una maggiore quantità di tempo da dedicare ai propri cari, alle incombenze familiari e personali, i lavoratori affronterebbero le task lavorative in maniera più positiva e serena, e quindi più produttiva.
  • Argomentazione della tesi
    Nel Regno Unito un maxi-esperimento condotto dalle università di Cambridge e dal Boston College, con il coordinamento dell’organizzazione 4 Day Week Global, ha coinvolto aziende e dipendenti in una nuova modalità di lavoro: stesso stipendio ma una settimana lavorativa di 4 giorni su 7. Il risultato? Delle 61 compagnie coinvolte, 56 hanno confermato questa modalità di lavoro. Le aziende hanno riscontrato tassi minori di stress e una riduzione di due terzi delle richieste di giorni di malattia. In Italia, dove il tasso di occupazione femminile è molto basso, permetterebbe ai genitori e in particolare alle madri, di continuare la propria vita professionale con meno difficoltà.
  • Antitesi

Tuttavia, di quelle coinvolte nell’esperimento, alcune aziende hanno scelto per il momento di non cambiare la propria organizzazione e alcuni dipendenti hanno espresso preoccupazioni sul possibile aumento dei carichi lavorativi e sulla qualità del lavoro svolto, nel momento in cui debba concentrarsi in un orario più ridotto.

  • Confutazione dell’antitesi

Dubbi più che leciti. Ma spesso i lavoratori, avendo tempo a disposizione tendono a dilatare quello necessario a svolgere le mansioni, a discapito del tempo libero che potrebbero guadagnare per i propri interessi. E in un’epoca caratterizzata da dimissioni di massa, dovuta al malessere psicofisico dei lavoratori nelle realtà aziendali, con la settimana lavorativa corta si è riscontrato un maggiore senso di responsabilità e di fedeltà all’azienda. Lavorare in un luogo che va incontro alle esigenze e al benessere del dipendente fa bene a entrambe le parti.

  • Conclusioni

Il grande studio condotto nel Regno Unito ha dimostrato che trovare soluzioni che vadano incontro ai lavoratori è un bene anche per il fatturato delle aziende. Aprire un dibattito in Italia è un piccolo ma significativo passo in avanti: il lavoro è sacro, ma dovrebbe essere uno strumento per consentire una vita sana, e non, come accade spesso, una corsa alla produttività a discapito della serenità.