Epicuro, filosofo greco, nasce a Samo il 10 febbraio 341 a.C ed è il fondatore di una delle più importanti scuole filosofiche dell’età romana ed ellenistica. Dopo un declino dovuto alle critiche dei Padri della Chiesa, viene rivalutato dalle correnti dell’Umanesimo, del Rinascimento e dell’Illuminismo.
Figlio di Neocle, maestro di scuola, e di Cherestrata, una maga, viene chiamato Epicuro per onorare Apollo. Il suo nome vuol dire “soccorritore”. È seguace di Platone e poi di Nausifane. La sua scuola viene fondata dopo aver messo a punto la sua dottrina. Comincia una fase di persecuzioni che lo spingono a viaggiare.
Si trasferisce ad Atene e istituisce la sua scuola, dotata di un giardino dove i suoi discepoli – sia uomini che donne – studiano in maniera semplice e frugale. Teorizza un egualitarismo sostanziale che accomuna tutti gli esseri umani. La metodologia con cui insegna va in contrasto con le dottrine socratiche-platoniche, con il pensiero di Aristotele e lo stoicismo. Epicuro muore nella capitale greca, a causa delle complicazioni dovute ai calcoli renali, a 72 anni, nel 270 a.C.
La maggior parte delle sue opere ha un elevato valore scientifico. Degli Atomi e del vuoto e Della Natura sono i più significativi. Restano tre lettere e frammenti del suo materiale divulgativo. In Lettera ad Erodoto si esprime sulla fisica; In Lettera a Meneceo parla di etica; in Lettera a Pitocle di conoscenza; le Massime capitali sono 40 massime sulle sue opere maggiori. Merita di essere citato anche lo Gnomologio Vaticano epicureo.
Quello che si sa della filosofia epicurea arriva da fonti indirette. Notevole è il contributo di Marco Tullio Cicerone, quelli di Lucrezio e di Filodemo. I concetti epicurei si trovano anche in alcune poesie di Quinto Orazio Flacco, poeta romano della corte di Augusto. Sono tutte opere parziali, a causa del coinvolgimento politico e sociale degli autori appena citati.
Alcune massime di Epicuro sono citate anche da altri filosofi e scrittori. Vale la pena ricordare il contributo dell’imperatore Marco Aurelio nella sua opera Colloqui con sé stesso. Nonostante sia uno stoico, e quindi in contrasto con il pensiero epicureo, parla con molto rispetto e attenzione del filosofo in questione.