Le citazioni di: Giambattista Vico

Giambattista Vico, l’importante filosofo italiano

Giambattista Vico è un filosofo, storico e giurista italiano dell’età dei lumi. È il primo espositore dei fondamenti delle scienze sociali e della semiotica. Giambattista Vico nasce a Napoli il 23 giugno del 1668. Una frattura al cranio che si procura alla testa, a sette anni, gli impedisce di frequentare la scuola per tre anni.

Ammesso agli studi di grammatica nel Collegio Massimo dei Gesuiti di Napoli, li abbandona intorno al 1680 per dedicarsi al privato approfondimento dei testi di Pietro Ispano e Paolo Veneto. Segue un allontanamento dallo studio di un anno e mezzo che poi riprendono con particolare dedizione riguardo alla grammatica, alla logica e alla giurisprudenza.

Dal 1689 al 1695 vive a Vatolla, nel Cilento, e lavora come precettore nella casa del marchese Rocca di Vatolla. Usufruisce della vasta biblioteca dell’uomo per approfondire le sue conoscenze e legge i testi di Agostino, Ficino, Pico della Mirandola e molti altri autori. Nel 1693 pubblica la canzone Affetti di un disperato, di ispirazione lucreziana. Nel 1699 Vico vince la cattedra di eloquenza all’Università di Napoli, apre uno studio di retorica privato e si sposa con Teresa Caterina Destito dalla quale ha otto figli.

A questo periodo risale la conoscenza col filosofo Paolo Mattia Doria e l’incontro con il pensiero del Bacone. Nel 1793 il governo partenopeo commissiona a Vico la scrittura del Principum neapolitanorum coniuratio e, nel 1709, in una cena a casa di Doria, espone le sue idee sulla filosofia della natura che lo condurranno, fra il novembre e il dicembre del medesimo anno, alla composizione del perduto Liber physicus. Tra il 1708 e il 1709 raccoglie in un unico volume le sue lezioni universitarie dal titolo De studiorum finibus naturae humanae convenientibus.

Nel 1710 è aggregato all’Accademia dell’Arcadia e pubblica il primo libro dell’opera dedicata a Doria, De antiquissima italorum sapientia ex linguae latinae originibus eruenda, recante il sottotitolo Liber primus sive metaphysicus. Importanza decisiva nello sviluppo intellettuale di Vico ha la filosofia di “Ugon capo”.

Da questo momento il suo interesse è completamente assorbito dai problemi giuridici e storici. Nel 1720 scrive un’opera di filosofia del diritto, De uno universi iuris principio et fine uno, seguita un anno dopo dallo scritto De constantia iurisprudentis. Entrambe le opere, insieme alle Notae e alle Sinopsi, verranno poi riconsiderate dal Vico stesso sotto l’unico titolo di Diritto universale.

Dopo la fama ottenuta dalla pubblicazione della Scienza Nuova, tra il 1728 e il 1729 viene pubblicata a Venezia la sua Autobiografia. Nel 1735 ottiene dal re Carlo III di Borbone, la carica di storiografo regio. Alla Scienza Nuova, in realtà, Vico lavora per tutto il corso della sua vita, con un’edizione integralmente riscritta nel 1730, anche a seguito di alcune critiche ricevute, e infine rivista completamente, senza grandi modifiche, per la terza edizione del 1744, che sarà pubblicata pochi mesi dopo la sua morte dal figlio Gennaro. Malato probabilmente di Alzheimer, muore il 23 gennaio 1744 a Napoli.