Simone Weil, nome completo Simone Adolphine Weil, è una filosofa, mistica e scrittrice francese nota sia per la sua vasta produzione saggistico-letteraria, sia per le drammatiche vicende esistenziali che attraversa durante la sua vita.
Nasce a Parigi il 3 febbraio del 1909 e già all’età di quattordici anni vive un momento di sconforto che la porta vicina al suicidio. A ventuno anni, invece, cominciano a comparire delle terribili cefalee che la accompagneranno fino alla fine dei suoi giorni.
Nel 1931 si laurea in filosofia e inizia a insegnare in vari licei di provincia, militando nei movimenti dell’estrema sinistra rivoluzionaria. Simone Weil è, infatti, anche tra i primi a denunciare le deviazioni della rivoluzione sovietica.
Ed è proprio negli anni ’30 che Simon Weil elabora il nucleo essenziale della sua filosofia che ne farà il simbolo dell’antimilitarismo radicale. Professoressa al liceo di Auxerre e sempre più spinta dalle sue idee di voler sperimentare se stessa, nel dicembre del 1934 abbandona la vita di soli studi per dedicarsi al lavoro manuale, diventando manovale presso Alsthom (società di costruzioni meccaniche) a Parigi. Un lavoro estremamente duro e frustrante, come testimoniano i suoi stessi diari.
Nel 1937 vive un’esperienza mistica di “incontro col Cristo” che indirizza il suo pensiero verso la spiritualità: preferisce alla cultura platonico-ellenica, cui aveva dedicato varie speculazioni, lo studio dei principali testi sacri esistenti, dal Libro dei Morti Egiziano al Corano, dalla Bibbia alla Bhagavad-Gita.
Tornata a Marsiglia riprende i contatti con gli ambienti della Resistenza, ma la rete alla quale appartiene viene scoperta. Per questo motivo, nella primavera del 1941, è interrogata più volte dalla polizia, senza fortunatamente venire arrestata.
Nel 1942 prende una delle decisioni più difficili della sua vita: raccoglie i suoi vestiti, le poche cose che le appartengono ed emigra negli Stati Uniti con i genitori, con l’obiettivo di realizzare il progetto di raggiungere il Comitato nazionale di “France libre” e con la speranza di rientrare clandestinamente in patria per partecipare attivamente alla Resistenza.
Tuttavia, la su condizione fisica si indebolisce soprattutto perché, per solidarietà con i suoi concittadini in tempo di guerra, riduce l’alimentazione ai limiti consentiti dalla tessera di razionamento. Si ammala di tubercolosi e muore nel sanatorio di Ashford il 24 agosto del 1943. Solo dopo la sua dipartita verranno alla luce l’alta ricerca intellettuale e l’intensa vita spirituale di Simon, attraverso la pubblicazione principalmente postuma della sua opera.