Certo non è bella da vedere, ma la grafia corretta è l’altr’anno, con doppio apostrofo. La versione con un solo segno grafico, l’altranno, è sempre da considerarsi errore. Ci troviamo infatti di fronte a uno dei rari casi di doppia elisione.
Questo fenomeno linguistico prevede la caduta dell’ultima vocale di una parola posta davanti a un termine con inizio vocalico, apocope sempre segnata dalla presenza di un apostrofo. Nel nostro caso si verifica ben due volte, l’una di seguito all’altra: si elimina la o dell’articolo determinativo lo davanti alla a dell’aggettivo altro e poi scompare la o di altro davanti alla a di anno.
Se prendiamo invece la forma errata, l’altranno, vediamo che il termine altranno non ha alcun significato, motivo per cui non compare in nessun dizionario della lingua italiana: l’univerbazione non si verifica perché si produce soltanto quando si forma un terzo lemma – in questo caso sarebbe altranno – con valore proprio a partire da altre due parole che in origine presentano accezioni diverse – altro e anno.
Dopo aver spiegato perché il giusto modo di scrivere è l’altr’anno facciamo una serie di esempi utili a fissare il concetto.
Esempio 1. L’altr’anno sono andata in vacanza in Sicilia
Esempio 2: L’altr’anno come oggi ero in giro per il mondo
Esempio 3: Ti ricordi cosa è successo l’altr’anno? L’alluvione ci ha distrutto la cantina
Esempio 4: Vorrei evitare si verifichi ciò che è accaduto l’altr’anno a casa di tuo padre