Natale Ortodosso, cos’è e quando si festeggia
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Natale Ortodosso, cos’è e quando si festeggia

Non il 25 dicembre, ma ben 13 giorni dopo. Perché il Natale Cattolico e quello Ortodosso non coincidono. E in cosa differiscono le tradizioni, tra riti e festeggiamenti

Valeria Biotti

Valeria Biotti

SCRITTRICE, GIORNALISTA, SOCIOLOGA

Sono scrittrice, giornalista, sociologa, autrice teatrale, speaker radiofonica, vignettista, mi occupo di Pedagogia Familiare. Di me è stato detto:“È una delle promesse della satira italiana” (Stefano Disegni); “È una scrittrice umoristica davvero divertente” (Stefano Benni).

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Guardiamo il calendario. Sì, ma quale?

Sebbene l’evento che che dà origine alla festa sia il medesimo, la nascita di Cristo nella Chiesa Ortodossa si ricorda il 7 gennaio.
Il motivo, però, non è strettamente teologico – come si sarebbe d’istinto portati a pensare – bensì legato alla differenza di calendario in uso.

La stessa "differita", dunque, si ha anche con il Natale Evangelico, quello Protestante, ma si registra anche nei confronti di gran parte delle Chiese Orientali.

Gli Ortodossi, infatti, continuano a usare il Calendario Giuliano, non quello Gregoriano; ovvero il Calendario utilizzato fino al 1582, momento in cui Papa Gregorio XIII introdusse un calendario che si avvicinasse in maniera più fedele alla realtà astronomica di cui deve essere espressione.

Per riuscirvi, quell’anno si compì un salto, "eliminando" i giorni compresi tra il 5 e il 14 ottobre.
Operazione che non fu condivisa dagli ortodossi, rimasti fedeli al vecchio calendario introdotto da Giulio Cesare nel 45 a.C. (detto, appunto, Giuliano).

Dove si festeggia? E quando?

Si registrano tali 13 giorni di "ritardo" nei Paesi in cui la Chiesa di riferimento è quella ortodossa.
Quindi in Russia, Serbia, Macedonia del Nord e Georgia; ma alla stessa tradizione si rifanno anche la Chiesa ortodossa di Gerusalemme e quella etiope.

C’è poi chi festeggia il 6 gennaio, invece. Come gli armeni, che seguono l’antica consuetudine orientale e celebrano la nascita di Gesù il giorno dell’Epifania secondo il calendario gregoriano.

Ma non finisce qui: di contro, infatti, gli armeni ortodossi di Gerusalemme restano fedeli alla tradizione orientale, pur utilizzando il calendario giuliano.
Il risultato finale, pertanto è… 19 gennaio.

Ancor più articolata la situazione in Egitto, dove i cattolici del Cairo e di Alessandria, con le rispettive provincie, celebrano la nascita di Gesù il 25 dicembre, mentre quelli che vivono nellAlto Egitto festeggiano il 7 gennaio, insieme agli ortodossi.

Cosa prevede la tradizione

Secondo la tradizione, il Natale ortodosso viene preceduto da un periodo di digiuno e preghiera della durata simbolica – per quanto reale e realistica – di quaranta giorni.
Durante la fase di digiuno, si evitano del tutto carne, latticini e si predilige un’alimentazione leggera; magari concedendosi del pesce il mercoledì e il venerdì.

Nel giorno di vigilia, però, il digiuno diventa rigidissimo e prevede il consumo esclusivo di cibo "Sočivo", ovvero grano lesso e frutta.
Da tale pratica sono esentati, ovviamente, i bambini.

Il digiuno degli adulti si conclude col sorgere della prima stella. E l’attesa culmina nella solenne Messa di Mezzanotte.

I fedeli intonano inni di gioia e gloria, mentre al centro dell’altare viene condotta licona che più di tutte rappresenta la festività: una candela accesa, a simboleggiare il cammino della Stella Cometa.
Solo allora, con l’atto del consumare il Pane, il digiuno si ritiene ufficialmente concluso.

A differenza dei quanto siamo abituati ad osservare nei Paesi a tradizione Cattolica, nei Paesi ortodossi non si concepisce il presepe come rappresentazione plastica della nascita di Cristo.

L’albero di Natale – invece – mutuato da tradizioni di ben altre latitudini, è diventato ormai consuetudine comune.

Le tradizioni variano, da Paese a Paese

In Grecia, ad esempio, i bambini non aspettano Babbo Natale la notte del 24, ma ricevono i regali da San Basilio il 1° di gennaio.

In Bulgaria i fedeli bruciano un tronco di legno per tutta la notte della vigilia, osservando le scintille che rappresentano metaforicamente la prosperità dellanno nuovo.
Al termine del pranzo, la tavola non viene sparecchiata. Gli avanzi sono destinati ai cari defunti.

Durante la cena della vigilia, in Russia si consumano il miele e laglio, invece. A simboleggiare la dolcezza e lamarezza della vita.