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Pericle, storia e biografia del politico greco

Politico, oratore e militare nel cosiddetto 'periodo d'oro di Atene', favorì lo sviluppo delle arti e della letteratura, contribuendo a rendere la città-Stato uno dei centri culturali più importanti del mondo antico

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Pericle, nome composto dalle parole greche περι (peri, “intorno”) e κλεος (kleos, “gloria”) e che significa pertanto “circondato dalla gloria“, fu un grande sostenitore della democrazia (nell’accezione aristotelica del termine) ed ebbe il merito di porre Atene a capo delle città-Stato presenti nella Lega delio-attica. Inoltre, al fine di dare un impiego a migliaia di operai ed artigiani, promosse un importante progetto edilizio che portò alla costruzione di numerose meraviglie nell’Acropoli, compreso il Partenone.

Chi era Pericle

Pericle nacque nel demo di Colargo convenzionalmente nel 495 a.C. dal politico e militare Santippo e da Agariste, discendente della potente famiglia degli Alcmeonidi. Particolarmente introverso ed estremamente a disagio per la bizzarra forma del proprio cranio, trascorse un’infanzia ed un’adolescenza tranquille, dedicandosi agli studi ed apparendo di rado in pubblico. Intrapresa ben presto la carriera negli affari pubblici, soprattutto grazie alle influenti conoscenze della madre, divenne il primo politico a dare grande importanza alla filosofia: la sua proverbiale calma, ad esempio, si ritiene fosse un ‘insegnamento di vita’ appreso da Anassagora, divenuto negli anni suo grande amico. Secondo Plutarco restò alla guida di Atene per 40 anni, a partire quindi dal 460 a.C., impegnandosi tanto a proteggere la propria vita privata, quanto a porsi come modello per i cittadini, evitando banchetti ed ogni contesto mondano.

Pericle, l’ascesa al potere

Nel 461 a.C., nella polis greca, iniziò la cosiddetta ‘era della democrazia radicale’: ciò fu dovuto al fatto che Efialte, leader del partito e maestro di Pericle, propose una netta riduzione dei poteri dell’Areopago, concilio cittadino controllato dall’aristocrazia, che venne approvato dall’Ecclesia, la principale assemblea. In sostanza, il partito democratico divenne via via sempre più dominante nella cosa pubblica ateniese e ciò permise a Pericle di eliminare dalla scena il principale rivale: Cimone, capo della fazione conservatrice, di lì in avanti vittima di ostracismo. Pericle, salito al potere dopo l’uccisione di Efialte e ‘leader supremo’ fino alla morte, perseguì una politica populista e demagogica, permise ai poveri di assistere agli spettacoli teatrali senza pagare l’ingresso, oltre che ad entrare nel sistema politico e negli uffici pubblici, abbassò il requisito di proprietà per i magistrati e aumentò gli stipendi a tutti coloro che avevano prestato servizio come giurati nel tribunale supremo di Atene, l’Heliaia. Il suo provvedimento più controverso, tuttavia, fu emanato nel 451 a.C., quando riconobbe la cittadinanza ateniese solo a chi aveva entrambi i genitori originari della polis stessa. Quest’insieme di leggi, tuttavia, spinse i suoi detrattori ad accusarlo di essere il responsabile della degenerazione progressiva della democrazia.

Le spedizioni militari di Pericle

Pericle guidò le sue prime spedizioni militari nella prima guerra del Peloponneso: in particolare, nel 454 a.C. attaccò Sicione e Acarnania, quindi – senza successo – fu il turno Oeniadea. Rientrato ad Atene, negoziò una tregua di cinque anni con Sparta. Disastroso fu invece l’assedio alla fortezza persiana sul Delta del Nilo. Contro la Persia ci fu anche la battaglia nella città cipriota di Salamina e, secondo gli storici, questa duplice azione violò la Pace di Callia, probabilmente stipulata nel 463 a.C. ed applicata nuovamente nel 449 a.C. Nello stesso anno, invece, naufragò – a causa dell’opposizione di Sparta – l’alleanza fra tutte le polis greche. Tra il 448 e il 446 a.C., poi, Pericle guidò l’esercito ateniese contro Delfi nella seconda guerra sacra, mentre nel 447 a.C. dapprima espulse i barbari dalla città tracia di Gallipoli, una mossa finalizzata alla colonizzazione della regione, quindi – dopo la battaglia di Coronea – fu costretto a cedere a Tebe la Beozia. Dovette quindi affrontare le rivolte di Focide, Locride, Eubea e Megara e ricorrere a diplomazia – e corruzione – per respingere Sparta, che aveva approfittato della situazione complicata per invadere l’Attica. Eliminata la minaccia, Pericle marciò sull’Eubea ed inflisse severissime punizioni ai ricchi proprietari terrieri di Calcide, deportò i cittadini di Istiaia – sostituendoli con 2mila coloni ateniesi – e stipulò la Pace dei trent’anni nel 446 a.C. Due anni più tardi, in patria, respinse le accuse dei conservatori, che lo tacciarono di licenziosità, rinsaldando tanto la propria leadership al governo, quanto quella di Atene sulle altre polis, rendendola di fatto un vero e proprio impero: ciò fu possibile anche grazie al trasferimento in città del tesoro dell’alleanza, prima custodito a Delo. Fu con questo denaro che finanziò le grandi opere di ristrutturazione dell’Acropoli. Rieletto stratego – l’unica vera carica ufficialmente ricoperta – nel 440 a.C. appoggiò Mileto, in guerra contro Samo per il controllo di Priene. Secondo Plutarco tale decisione fu presa per accontentare l’amante Aspasia, milese di nascita. Sconfitta Samo in una battaglia navale, Pericle impose sull’isola un’amministrazione democratica. Sedò quindi una ribellione in loco con un assedio lungo otto mesi e poi un’altra a Bisanzio, rendendo onore – al proprio ritorno ad Atene – ai caduti con un emozionante discorso. Tra il 438 e il 436 a.C., infine, guidò la flotta ateniese nel Ponto, dove instaurò relazioni amichevoli con le città greche della regione, concentrandosi poi nella fortificazione della ‘capitale’ e nella creazione di nuove cleruchie (cioè, le colonie greche), come Andro, Nasso e Anfipoli.

Gli ultimi anni di Pericle

Nonostante i quasi quattro decenni da leader, il suo potere non fu mai assoluto: lo dimostrano i tanti attacchi ricevuti sia da un punto di vista personale, che da uno giudiziario. Una delle calunnie più difficile da gestire fu quella rivolta ad Aspasia, accusata da Ermippo di corrompere le donne ateniesi allo scopo di soddisfare le perversioni di Pericle. Egli riuscì a stento ad ottenere l’assoluzione della propria amante. Gli ultimi anni di Pericle, ad ogni modo, sono caratterizzati dalla seconda guerra del Peloponneso, le cui cause sono tuttora oggetto di dibattito, anche se in molti le riconducono alle mire imperialistiche dello stratega ateniese, che inviò navi e soldati a Corfù, colonia di Corinto, a sua volta alleata di Sparta. La situazione divenne ancor più tesa dopo la battaglia di Sibota (433 a.C.) e l’esclusione dei commercianti di Megara dal mercato ateniese e degli alleati, devastando l’economia locale. Sparta reagì inviando un ultimatum ad Atene con cui richiedeva l’espulsione della famiglia degli Alcmeonidi, Pericle compreso, oltre all’abrogazione del Decreto Megarese: in caso di diniego, la guerra sarebbe stata inevitabile. Il re spartano Archidamo II invase quindi l’Attica, ma non trovò nessuno, in quanto Pericle aveva prontamente convinto la popolazione a rifugiarsi all’interno delle mura ateniesi. Nella seconda parte dell’anno, quindi, inviò una flotta di 100 triremi per devastare il Peloponneso, poi guidò l’attacco su Megara. Nel 430 a.C. ci fu un secondo saccheggio di Sparta nell’Attica e una nuova risposta ateniese nelle coste del Peloponneso, ma durante l’estate un’epidemia devastò la potente polis. L’episodio suscitò grandi preoccupazione e clamore e Pericle fu costretto a difendersi con un discorso pubblico passato alla storia. Per alcuni mesi riuscì ad avere la meglio dei propri oppositori, che reagirono privandolo della carica di stratego e mettendolo sotto accusa. Morì nel 429 a.C., poco dopo aver pianto la sorella e i due figli legittimi Paralo e Santippo, e ‘fresco’ di un ultimo successo: quello di essere reintegrato al comando delle forze armate. Con la sua dipartita, Pericle portò via con sé la gloria e il prestigio di Atene.