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Formazione dei continenti e tettonica a placche

Terry Costanzo

Terry Costanzo

DOCENTE DI SCIENZE

Nata a Prato nel 1975, ha frequentato il liceo linguistico Carlo Livi di Prato perché grande amante delle lingue, passione che le è rimasta anche se in quinta liceo è stata folgorata dalla chimica. È quindi approdata all'Università di Farmacia a Firenze Rifredi, corso di laurea Chimica e Tecnologia Farmaceutica(CTF). Dopo anni di grande sacrificio ed impegno, terminati gli stud, è arrivata a Milano ed ha lavorato presso un’ azienda chimica occupandosi di ricerca clinica con il ruolo di CRA. Si è occupata di sperimentazioni cliniche e ha imparato tantissime cose sulla ricerca e sul mondo farmaceutico in genere. Collabora da ormai 9 anni con l'Istituto Montini, che le dà la possibilità di entrare in contatto con i giovani e di tenersi sempre aggiornata.

La Terra è caratterizzata da processi geologici continui e complessi, che influenzano la formazione e la disposizione dei continenti.

Questi processi hanno infatti modellato la superficie terrestre nel corso di miliardi di anni, determinando la struttura e la posizione delle masse continentali come le conosciamo oggi.

Le catene montuose della Groenlandia corrispondono a quelle della Norvegia, lo stesso accade in Nord America e Nord Africa. Le linee di costa dei Continenti fanno pensare che una volta questi fossero uniti. Resti fossili di Mesosaurus sono stati trovati in Africa e sud America; il Lystrosaurus è stato ritrovato in Africa, in Antartide e in India; la felce Glossopteris è stata ritrovata in tutti i continenti australi.

Tutte queste osservazioni insieme a molti altri studi hanno reso necessario l’approfondimento delle ricerche riguardanti le dinamiche della Terra.

I movimenti dei continenti

Per definizione, un continente è la più vasta delle ripartizioni con le quali si suddividono le terre emerse della crosta terrestre. I continenti sono Africa, Asia, Europa, Sud America, Nord America, Oceania, Antartide.

Fino alla prima metà dell’Ottocento i geologi furono convinti dell’immobilità delle strutture geologiche. Ci fu però chi cominciò ad avere dei dubbi a riguardo, ed ecco allora svilupparsi le prime teorie relative al movimento dei continenti:

  • La DERIVA DEI CONTINENTI;
  • L’ESPANSIONE DEI FONDALI OCEANICI;
  • La TETTONICA DELLE PLACCHE.

Analizziamo queste teorie nello specifico.

La deriva dei continenti di Alfred Wegener

Nel 1912, al congresso della Società Geologica di Francoforte, Alfred Wegener (1880-1930), meteorologo berlinese, propose la sua teoria della deriva dei continenti.

Secondo Wegener, i continenti formati da crosta si sarebbero mossi galleggiando sul mantello fluido a causa della rotazione della terra. Questa teoria parte dal fatto che tutti i continenti erano uniti in un’unica massa continentale (Pangea) circondata da un unico grande oceano (Panthalassa).

Nel tempo poi, la Pangea si sarebbe fratturata portando alla formazione dei continenti che, andando alla deriva, avrebbero raggiunto le posizioni attuali.

Tutto questo, secondo Wegener, fu causato dall’attrito e dalla compressione della crosta sul sial (la crosta) che, incurvando i bordi continentali, avrebbe originato le catene montuose: lo spostamento delle Americhe verso ovest avrebbe così formato le Ande e le Montagne Rocciose, mentre l’Himalaya si sarebbe sollevato durante il movimento del blocco indo-asiatico verso nord.

Numerose prove furono portare a sostenere la sua teoria:

  • Prove GEODETICHE che osservò durante missioni in Groenlandia;
  • Prove GEOFISICHE come lo spostamento degli strati terrestri;
  • Prove TOPOGRAFICHE dello studio dei livelli predominanti;
  • Prove GEOGRAFICHE come la corrispondenza della forma dei continenti;
  • Prove GEOLOGICHE come la continuità delle catene montuose tra diversi continenti;
  • Prove FOSSILI come la presenza degli stessi animali e specie vegetali in diversi continenti ora distanti.

Il movimento dei continenti spiegato dai moti convettivi

Lo studioso inglese Arthur Holmes (1890-1965) fu un grande sostenitore delle teorie di Wegener. Nel 1930 ipotizzò un meccanismo per spiegare il movimento dei continenti.

Secondo Holmes, le alte temperature e pressioni presenti nell’astenosfera portano alla risalita del materiale fluido fino alla litosfera. Una volta giunto qui, questo materiale, raffreddato e indurito, ridiscende e si riscalda nuovamente facendo ricominciare il ciclo.

Questi movimenti circolari sono detti moti convettivi e originano le celle convettive che sono disposte a coppie in cui una ruota in senso orario, mentre l’altra ruota in senso antiorario.

I moti convettivi del mantello funzionerebbero da nastro trasportatore per i continenti.

I continenti sott’acqua: i fondali oceanici

Nel 1960, il geologo statunitense H. Hesse (1906-1969) ipotizzò la teoria di espansione degli oceani.

Studiando la Rift Valley della dorsale oceanica si rese conto che il materiale fuso che fuoriesce dall’astenosfera si solidifica e forma un nuovo pavimento oceanico.

Il magma fuoriesce in continuazione dalla dorsale oceanica, giunge ai margini continentali in prossimità degli arcipelaghi disposti ad arco (archi insulari) dove sprofonda nelle fosse oceaniche e torna allo stato liquido.

L’energia dei continenti: la tettonica delle placche

Nel 1967 un gruppo di geologi statunitensi elaborò la teoria della tettonica delle placche: la litosfera sarebbe suddivisa in tante zolle dette placche in continuo movimento reciproco.

Questi movimenti spiegherebbero numerosi fenomeni come i terremoti, i vulcani, l’orogenesi e l’espansione dei fondali oceanici.

Esistono tre tipi principali di placche:

  • OCEANICHE, con prevalenza di fondali (del Pacifico);
  • CONTINENTALI, con prevalenza di terraferma (eurasiatica);
  • MISTE, come quella africana che comprende sia fondali che terraferma.

Le placche si muovono in orizzontale lungo i margini che sono:

  • DIVERGENTI se si allontanano uno dall’altro. Sono detti anche costruttivi perché le dorsali producono nuova crosta;
  • CONVERGENTI se si avvicinano uno all’altro. Sono detti anche distruttivi perché in corrispondenza di essi la crosta oceanica si consuma;
  • TRASCORRENTI se avvengono solo scorrimenti orizzontali. Sono conservativi in quanto non producono nuova litosfera.